Piero Scanziani, nato
nel 1908 nella Svizzera italiana, ha dedicato la sua vita alla ricerca
di un armonico sviluppo della propria spiritualità attraverso
tecniche interiori che l’hanno portato al fondamentale incontro con
Sri Aurobindo. Ecco alcuni brani che Massimo Scaligero ha scritto
presentando l’opera del fecondo scrittore, che spazia da I
cinque continenti del 1942 agli Entronauti del 1970, da Avventura
dell’uomo del 1973 all’Arte della longevità del 1982. |
- «Ben presto Scanziani scopre che non v’è
realtà veramente posseduta che non sia conquista interiore, intima
creazione. Di vicenda in vicenda, seguendo questo veridico sentiero,
giunge all’esperienza di quel potere di cui parla Novalis (e cioè l’amor
Dei, l’amore che può mantenere intatta la sua natura divina e
tuttavia scendere a fare veicolo di sé l’umano), grazie all’incontro
con un eccezionale suscitatore di forze, maestro moderno di ascesi, Sri
Aurobindo. Grazie all’incontro con Sri Aurobindo, gli sarà infine
chiara una verità capace di dare impulso novello alla vita: non esiste
una natura fuori dallo Spirito. Forse l’operazione piú importante che
un poeta o un pensatore possa compiere a beneficio dell’umanità: far
risorgere la natura dallo Spirito. In Avventura dell’uomo,
Scanziani compie in tal senso un’operazione decisiva. Egli dipinge, di
quadro in quadro fisiologico, l’azione metafisiologica dell’Io. Il
pensiero diviene movimento puro dell’Io, ove attui il proprio essere
indipendentemente dai mezzi fisici mediante cui si manifesta.
- Gli entronauti (e i protagonisti nell’opera
di Scanziani sono tutti entronauti) sono i superatori dell’errore
dialettico. Risanatore del male del mondo è colui che lo riferisce a
sé, alla propria responsabilità, in quanto il suo pensiero è libero
dalla inferiore natura: nelle situazioni del mondo riconosce una
volontà deviata, che a lui è dato ricominciare a volere dall’origine
Ma ciò che è veramente decisivo a intendere il contenuto metafisico
dell’opera di Piero Scanziani è la possibilità di comunicare e
trasmettere al suo lettore quel quid cui allude continuamente
Aurobindo in tutte le sue opere e nelle Lettere: quel moto
interiore che è l’apertura alla Madre Divina, la recezione e la
trasformazione. Quel quid è il segreto che spiega la vita di
Aurobindo, la mirabile cooperazione di Mère presso e dopo di lui, ma è
allo stesso tempo il segreto del destino dell’uomo sulla Terra: del
suo futuro, della sua liberazione dalle forme inferiori della natura,
della sua riconquista della Sopranatura».
Massimo Scaligero
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