Tutto ciò che è bello e duraturo, e rispondente all'ideale
dell'uomo interiore, viene restaurato o reintegrato, dopo la pausa che
scandisce l'essere dal non-essere, attraverso l'oscurità, il pralaya,
o il trapasso da una fase a un'altra.
Tutto verrà restituito. Ma occorre cooperare alla nuova nascita:
l'essere-in-sé dell'amore deve divenire organo di conoscenza. La
tenerezza deve essere il filo conduttore, o il veicolo, verso la zona archetipica
dell'essere-in-sé di questa unità operante nel mondo.
Concentrare tutto il pensiero, sino a un possesso puro del movimento, che
è tutto in una sola trasparenza obiettiva, sino ad arrestare il
pensiero, sino alla immobilità luminosa e forte della sua raccolta
e aerea forma.
L'afferenza della fantasia riempie di imagini tutto quello che l'essere
interiore pone, senza un modello prestabilito: si è al limite dell'assoluta
libertà se si è capaci di superare lo spavento del vuoto.
Questo vuoto è indispensabile, perché tutto ciò che
lo invade o riempie di contenuto l'anima è inutile, caduco, prosaico,
inaccettabile, cadente in se stesso, è scoria. Il mondo delle viventi
forze creatrici, dei virgulti rampollanti per un moltiplicarsi infinito
della vita che crea secondo l'Io spirituale, è il reale mondo.
Qui comincia a essere sentito il sentire che unisce: l'amore, o la vita
possente dell'anima. In questa vita possente fluisce il Divino, o il Christo,
o la Divina Saggezza, o la Vergine-Sophia, o la Shakti.
Deve formarsi, sorgere, il pensiero di luce, quello che si educa nella
concentrazione, strumento di sicuro lucido risorgere nella quotidiana vita,
come essere indipendente: come essere centralmente cosciente. La forza
dell'amore è la dynamis di tale coscienza: perciò
la sostanza prima è già in ogni essere. Il principio, o la
scaturigine, è il Christo.
La forza che unisce è il Christo, ma è mossa dall'essere
libero, o dalla coscienza capace di indipendenza dalle illusorie attrazioni
umane. Il Christo è la vera forza, la vera vita, la vera luce: essa
è interna all'Io libero, all'Io che sappia essere l'Io indipendente
dall'astrale, ossia dal pensare-sentire-volere, e che perciò nel
pensare-sentire-volere porti la virtú del Christo.
Solo una forza trascendente, o fuori dell'individuale, in quanto cosmica,
può superare i limiti dell'ego.
Questi limiti possono essere superati anche da un amore continuo, abnegante,
fervido, fedele e puro: ma a un simile amore, per il suo essere e il suo
esistere, è inscindibile la saggezza, la luce della meditazione.
(Manoscritti inediti, Quaderno VIII, Marzo 1969)
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