L’Archetipo Anno IV n. 7, Maggio 1999
I Quaderni

RICOSTITUZIONE DELLA COPPIA SUPERUMANA  

Oltre, ogni dubbio umano, oltre ogni vincolo inferiore, oltre ogni forma di egoismo, il Sacro amore è fedeltà adamantina, accordo sicuro e possente di interna armonia. Il cammino si fa sempre piú intimo allo spazio celeste: si può udire il ritmo delle stelle, ascoltare il coro delle Gerarchie che risuona possente nel cosmo.
Un tale amore cammina nell’infinito, conduce lontano ma anche nel cuore della vita, nel segreto degli esseri umani, nel segreto della fraternità umana. Esso deve attuarsi per fluire nel mondo: fluendo nel mondo, si realizza, secondo il ritrovato impulso dell’Eden, onde ritorni nel mondo la gioia della coppia super-umana benedicente.
È una Forza che libera in profondità, discioglie e risolleva nella luce, nel segreto moto dell’oro trascendente: l’anima diviene invitta per amore e si riempie di ciò che è piú che essa stessa: l’amore infinito del Logos, l’aureo alimento, il segreto sostentamento di luce.
Il contenuto di dedizione, ove sia compiuto in sé, si presuppone alla sua stessa manifestazione esistenziale: d’onde la possibilità della comunione d’amore che si sperimenta nei momenti piú vivi e poetici.
Ma il suo divenire necessita di uno sviluppo indeterminato e continuo del rito, della sacralità quotidiana. L’Io che commisura sé in tale amare, non è nulla fuori dell’assoluto suo assenso alla identificazione di sé con l’Io dell’essere amato, fuori della sfera della necessità che divora il mondo, verso l’infinita luce, là dove finisce l’oscurità, l’angoscia, il dolore, dove è risolta la morte: Amore = a-mors = senza morte. Amore che vince la tenebra, dà luce e vita alla storia ritmica e armonica della terra, è in ogni corolla che si dischiude e vive, nell’immacolato azzurro, nel raggio di sole che guizza di nube in nube, nello scintillio dei cristalli, nei riflessi delle navate di filari di alberi di contro al sole, nell’altezza stellare e nel filo d’erba che spunta anelando al suo originario mondo sidereo.

Massimo Scaligero

M. Scaligero, Manoscritti inediti, Quaderno XI, Giugno 1969
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