Perché tutto proceda secondo la potenza trionfante dell’amore,
occorre la piena donazione al Graal e alle forze cosmiche operanti per
il grande mutamento: offrire se stessi per una radicale azione trasformatrice.
L’azione è per la trama di luce aurea con cui il Cristo – che
ci solleva dall’oscurità alla vita – penetra la Terra. È
la massima elevazione dell’individuale umano al superindividuale cosmico,
perché il gioiello graalico irraggi il suo potere d’amore.
Soltanto elevandosi alla conoscenza piú sacra, si attinge il
sacro amore: la possibilità di comprenderlo. Il sacro amore va amato,
perché è il vero amore, ma occorre meritarlo, perché
è la Forza stessa del Christo: a tale opera occorre votarsi come
ad un’azione della coscienza oltre la coscienza stessa, per essere nel
mondo dell’essenza, o della trascendenza. Non è sufficiente pensare
soggettivo il mondo, occorre sentire l’incompiutezza del mondo come insufficienza
dell’Io rispetto ad esso: allora si scopre che cosa veramente manca all’amore
per essere l’amore assoluto.
Un tale amore deve essere creato ogni giorno, non perché esso
abbia un termine, ma perché si esprime creando se stesso. Si deve
vivere in esso come in una misura assoluta, che non può non essere
il continuo riferimento: è la purificazione dell’amore terrestre
e perciò può divenire amore umano. Perché non avvenga
alcun guasto, bisogna essere gelosi custodi dell’essenza piú preziosa
della Terra. Soprattutto occorre guardarsi dagli attacchi degli Ostacolatori,
che continuamente preparano il guasto di ogni impresa dello Spirito.
Nella negazione di sé l’uno vive nell’altro per un’azione rivolta
alla missione del Christo sulla Terra. L’indice di un tale amore uno e
universo è la possibilità di ripercorrere l’umano sino al
trascendente, sino alla maestà di quell’iniziativa pura che viene
dalla propria storia cosmica, ossia dalla zona in cui tutto è stato
deciso secondo il Divino.
L’importanza della “conoscenza di sé”, che deve essere coltivata
per mezzo della Scienza dello Spirito, è comprensibile come presa
di coscienza di una direzione superiore karmica che può spiegare
il senso della vita, dare l’orientamento, la chiave delle difficoltà,
cosí che non si scambi per libertà il porsi inconsapevolmente
contro il proprio karma.
L’imperfezione, l’errore, la finitezza, l’insufficienza che possono
caratterizzare l’esistere quotidiano sono il peso che non si deve ignorare,
la responsabilità che presuppone l’entrata in azione di un volere
possente. Questo volere possente può entrare in azione solo per
amore. Tutto ciò che è imperfetto e impuro non va dedotto
da una causa identificata mentalmente, non cerca una ragione precedente
o un antecedente discorsivo, ma esige un atto di redenzione: l’affermazione
di colui che sa vedere l’imperfezione e l’impurità. Tale affermazione
è l’atto d’amore che redime. Se si ammette l’idea di un divenire
fatale e progressivo, di un passare ad atto di qualcosa che prima è
potenza, allora la deduzione di un reale necessitante o di una necessità
realistica dal carattere di imperfezione, perde significato. L’errore umano
nasconderebbe dunque il giuoco di potenze che comunque poi estinguerebbero
l’errore, non venendo questo assunto da responsabilità umana. La
responsabilità invece è l’assunto della forza e della liberazione:
la responsabilità congiunge con le forze originarie, e l’azione
che ne scaturisce è appunto l’amore.
Allora il volere magico dell’uomo che risorge iniziaticamente suscita
l’amore dell’essere che fu il suo originario complemento, e dal principio
femminile procede un’azione soprannaturale che si inserisce nel giuoco
delle forze semplicemente naturali dell’uomo. L’amore celeste ricostituisce
l’antica natura edenica, sotto il segno della volontà.
(M. Scaligero, Manoscritti inediti, Quaderno
X, maggio1969)
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