Trascendere l’umano è dunque il còmpito. I due s’incontrano
perché un principio che non ha a che vedere con il corpo li sospinge,
ma la scienza rivela che i due s’incontrano perché il genio della
specie li sospinge. La realtà è il contrario. L’errore consiste
nel fatto che si identifica un impulso corporeo con il corpo, per cui l’amore
scade nel desiderio della figura fisica dell’altro. Si crede di volere
l’altro in quanto apparente in quella figura corporea. Il resto è
presto detto: l’impulso spirituale viene ignorato e la vicenda animica-corporea
è destinata presto a mostrare la sua precarietà: la routine,
il deterioramento e il tramonto fisico completeranno il processo.
L’uomo è caduto in un equivoco immane: ha perduto il nucleo
di vita che nell’esistere terrestre lo fa partecipe della sua reale natura
immortale: ha perduto l’amore celeleste come impulso di restaurazione.
Oggi sono maturi i tempi perché l’esperienza reale sia fondata nel
mondo: l’esperienza dell’amore eterno ha bisogno di essere iniziata sulla
terra. Gli Dei hanno bisogno di questa opera per agire sulla terra: perché
in essa scorre quella trascendenza che è il senso finale dell’amore,
la possibilità della ripresa della vicenda superiore dell’uomo.
Il tempo stringe, l’opera incalza, ma quello che scaturisce dallo Spirito
per l’azione che urge è per una vasta redenzione, sotto la guida-possanza
del Christo, sotto la forza della Grazia di Lui, nella mediazione della
Croce. Qualcosa si sta preparando nell’invisibile: il momento è
quello di una azione vasta e impegnativa, che richiede l’immissione di
tutte le forze, onde quasi nulla rimanga per se stessi, tranne la calma
profonda che tutto accetta.
(M. Scaligero, Manoscritti inediti,
Quaderno XIII, Agosto 1969)
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dell’Associazione Culturale Fondazione Massimo Scaligero
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