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luglio 1979 «.....Per la vita militare è importante
conseguire la concentrazione rigorosa (1° esercizio) per almeno 3 minuti,
da ripetere durante il giorno anche 2 minuti a ogni occasione possibile
(anche 1 minuto). Spersonalizzarsi, essere disciplinatissimi, pazienti,
e assistere alla propria vicenda corporea, come se si trattasse di un altro:
riposando animicamente nell’imaginazione di Michele, che vive in ciò
che in noi si libera dalla corporeità: nella quale Esso può
cosí discendere. Puoi fare dell’esperienza militare un mezzo di
sviluppo interiore».
25 agosto 1979
«.....Fare del servizio militare un veicolo di formazione interiore:
esercizi, meditazioni, letture negli “intervalli” possibili ecc., va bene:
ma soprattutto è importante l’attitudine interiore. Dovresti dare
una certa “autonomia” al midollo spinale, cioè affidarti alla spontaneità
vitale che perciò è minimamente controllata in modo da adattarti
a tutto senza risentire urto o dolore o delusione ecc., ma accettando tutto
con la potenza dell’adesione preventiva: come se il corpo non ti appartenesse
e tu assistessi al suo cavarsela attingendo alla propria inesauribile saggezza.
Tutto può diventare cosí un’esperienza fortificante, niente
preoccuparti: riceverne un arricchimento interiore straordinario. Si può
arrivare a uno stato di allegrezza in mezzo al caos, perché si è
preventivamente accordata tutta la spontaneità alla necessità
esteriore.
Su questa autonomia da accordare alla spina dorsale, ho scritto in piú
di un libro (vedi ad esempio Magia sacra ecc.): è un grande
segreto e credo che un’esperienza come la vita militare può aiutarti
a conquistarlo. Fraternità, simpatia con tutti, specie con i tipi
piú difficili, o scontrosi o timidi, che occultamente chiedono il
tuo aiuto: comprensione e compassione. Mai adirarti anche per scherzi pesanti.
Ma vedrai che sarai trattato bene. …La via dell’autonomia del midollo spinale
fu insegnata oralmente da LEO a Julius, ma questi ne fece un uso un po’
sbarazzino: si tratta di capirla, altrimenti non va. Collega con il Logos,
perché realizza l’impersonalità della Rosacroce (vedi l’esercizio)».
28 ottobre 1979
«....anche dalla tua seconda lettera risulta che hai “ingranato”
bene, anzi il meglio possibile. Le forze della meditazione sono trasferite
al ruolo della prontezza di spirito con cui sei chiamato a reagire all’ambiente
quotidiano. È importante che, nel ritmo, ti sia possibile in qualche
modo seguire il lavoro degli amici... Il resto, tutte le difficoltà,
imperio dei superiori, gerarchia appena formale, richiede la risposta del
tuo Io indipendente: questa risposta come vedi ritorno alla prontezza di
spirito è importante come sentiero del futuro, perché crea
qualcosa di nuovo.
2 dicembre 1979
«.....ti ringrazio delle tue due lettere: in ambedue trovo il respiro
dell’anima secondo lo spirito, attraverso le difficoltà della vita
militare, anzi, direi, grazie a queste: perché qualcosa di nuovo
sta avvenendo in te nel senso voluto. Quando la volontà è
desta, tutto diventa un aiuto. Dalle tue lettere scritte rincorrendo
il tempo, sotto l’incalzare dei doveri maggiori e minuti, traspare una
direzione precisa, che è una forza sollevante al di sopra di tutto.
Capisco molto bene il tuo sentimento verso l’ordine e il senso-simbolo
della vita militare e lo considero un ulteriore ottimo segno, perché
quell’ordine è una traccia o un segno residuo dell’ordine interiore,
che noi presumiamo restituire alla vita, per superarne la snaturazione,
l’attuale caos. Lo vedi (riconosci) fuori, nella vita militare, perché
lo rechi dentro di te come un’esigenza essenziale: appunto come una forza.
Questa avrà la sua espressione, funzionerà, perché
tu capirai di quali forme necèssita di là dall’ambito della
vita militare, nella vita-caos quotidiana: che però in sé
è dominata dal Logos. E questo è il segreto, ma il segreto
che come intuizione ispira la retta autocoscienza».
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