Possente nella sua stabilità,
è l’essere minerale: è questo che deve imporre il metro della
sua immobilità: ché, una volta posta, lascia al proprio sussistere
il còmpito della basale autonomia. L’essere è: questo è
il reale a cui si dà luogo, piú che al pensiero. Questo essere
è la spontaneità voluta, la vera libertà. È
l’inizio del muovere con l’essere che si è: partire cosí
dalla realtà piú profonda, per giungere all’essenza del mondo.
C’è un lungo cammino che
deve essere percorso perché si colleghi la realtà esteriore
alla interiore: intanto, attraverso tutti i disinganni, le sconfitte umane
(apparenti), cammina invincibile l’essere interiore, quello che ha già
vinto, ma esige la volontà profonda, l’empito ricreatore dell’eternità.
Ciò che può valere
ora la vita è nulla in confronto a ciò che si svolge come
suo interno processo preparatorio per l’avvenire. Ciò che sembra
valere oggi, persino come un alto ideale di vita, è nulla, non è
che proiezione dell’egoismo umano: ancora l’Io deve nascere e non può
nascere se non come una facoltà, o un principio d’assoluta indipendenza
dalle categorie umane. È raro e difficile comprendere questa assolutezza,
e tuttavia è urgente che pochi uomini la comprendano.
Questo “assoluto” conduce in zone
della conoscenza, dalle quali soltanto è dato contemplare il senso
dell’avvenire: l’inaspettato è il reale, il disincantamento dell’umano
il segreto per conseguirlo.
Non v’è rimedio umano all’umano:
non c’è nulla dell’umano che sia vero. Occorre una verità
superiore, un principio che non appartiene alla Terra: questo è
il segreto, non venire a compromessi con il terrestre, ma tendere all’unica
forza che lo può reintegrare. Deve essere una scelta precisa e assoluta.
Non si possono servire due padroni. Una volta scelta la via del Logos,
da lí verrà tutta la forza. È importante comprendere
che cosa veramente deve valere oltre l’inganno terrestre.
V’è come l’attesa di un
nuovo modo di essere, la ricerca, l’ansia di un cambiamento: si deve essere
pronti ad andare incontro a una simile ricerca. Non è sufficiente
la cultura, o la dynamis intellettuale: è necessario un contenuto
di vita della luce, una virtú aurea, che compia il collegamento.
Altrimenti l’umano è tagliato comunque fuori del superumano, mentre
lo anela e soffre per questo anelare. Ma ove si sia all’altezza dell’impegno,
nelle culminazioni interiori, dopo lo strenuo operare, si giunge dove è
l’armonia rigeneratrice dell’umano.
da una lettera del
luglio 1970 a un discepolo
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