AcCORdo

Il procedere dallo stato di “privazione” a quello di integrazione, è, a un determinato momento, la via della calma assoluta: separandosi dalle insorgenze senzienti e razionali dell’anima, l’Io ha fatto assurgere a libertà il principio della coscienza che prima chiedeva al supporto il proprio essere: ora è senza supporto, può volgere all’essere come alla radianza del proprio intimo volere. Questo volere elimina ogni dualità: di qui la calma assoluta.
Quando parlo di calma assoluta, parlo di quella condizione oltre tutte le possibilità umane, che si realizza nell’essere pronti alla prova decisiva del Sacro Amore: parlo di un’attesa senza tensione e di una immobilità in cui è raccolta tutta la potenza del movimento, un essere allo stato puro, secondo una visione che è propria a un altro indicibile modo di esistere.
Questo moto è simboleggiato dal punto in cui l’essere è esaurito o consumato dall’essenza che, in quanto creatrice, annienta la materia creata, annienta ciò che già è, per farlo essere dal nulla originario, o dal non-essere originario che confina con l’astrale determinante, con l’eterico inserito nel processo formale con tutto ciò che appare come divenire, o come trama dell’essere. Occorre, invero, operare nel senso dell’essenza, per riconoscere il sentiero della purità assoluta.
Realtà pura senza origine che non sia l’Io, onde l’Io sorge recando in sé tutti i mondi: tutto l’essere che è, che non sarebbe senza il suo essere.
Quindi un puro volere, avendo spento tutto ciò che non sia questo puro volere. Che tutto sia estinto, immobile, scomparso, e viva solo questo puro volere, come essere che ha da sé incorporeamente vita. È la stessa operazione anagogica, ma voluta: sempre nuova, sempre inventante se stessa.
Quella via dell’“atarassia cristica” viene percorsa dalla corrente piú pura della Creazione, dalla piú originaria: l’Amore Divino diviene Sacro Amore. Questa trasformazione è il segreto di tutta l’Opera: il far scendere ciò che non è umano nell’umano, perché l’umano operi come divino.
In verità, il Cielo non esiste per chi non solleva lo sguardo dalla terra: cosí non può conoscere l’Amore chi sia fisso alle forme dell’amore terrestre. Non è un sentire, ma un volere, un operare dal cuore dell’essere amato, l’autosuperamento della volontà che disorienta la necessità della natura.
Si rivela allora tutto il segreto della reintegrazione. Non v’è da combattere contro nulla, non v’è da contrastare nulla: solo essere secondo il Principio adamantino: l’adamantino ritrovato opera come potere folgorante di tutto ciò che è impuro e traumatico.
È il “segreto dei segreti”, quello in verità incomunicabile: anche se fosse comunicato, non potrebbe essere capito, e tuttavia potrebbe dar luogo a un’azione magica irregolare che provocherebbe gravi guasti. Non può essere capito da chi non è pronto.
Il segreto dei segreti non è ricordabile. Ricordarlo è la prima impresa: ebbene, posso dire che è l’essere in correlazione assoluta con tutto, ma senza correlazione, senza condizionamento: la libertà radicale là dove muove solo la brama di vita, o l’istinto di conservazione: dove è il calore divorante degli istinti, essere in stato di identità con sé inafferrabile. Questa libertà è vista dagli Dei come una realtà, non è escogitazione mentale umana, ma un evento di “diamante-folgore”.

Massimo Scaligero

da una lettera del maggio 1971 a un discepolo