- Il procedere
dallo stato di “privazione” a quello di integrazione,
è, a un determinato momento, la via della calma assoluta:
separandosi dalle insorgenze senzienti e razionali dell’anima,
l’Io ha fatto assurgere a libertà il principio della
coscienza che prima chiedeva al supporto il proprio essere:
ora è senza supporto, può volgere all’essere come alla
radianza del proprio intimo volere. Questo volere elimina
ogni dualità: di qui la calma assoluta.
- Quando parlo
di calma assoluta, parlo di quella condizione oltre tutte le
possibilità umane, che si realizza nell’essere pronti
alla prova decisiva del Sacro Amore: parlo di un’attesa
senza tensione e di una immobilità in cui è raccolta tutta
la potenza del movimento, un essere allo stato puro, secondo
una visione che è propria a un altro indicibile modo di
esistere.
- Questo moto è
simboleggiato dal punto in cui l’essere è esaurito o
consumato dall’essenza che, in quanto creatrice, annienta
la materia creata, annienta ciò che già è, per farlo
essere dal nulla originario, o dal non-essere originario che
confina con l’astrale determinante, con l’eterico
inserito nel processo formale con tutto ciò che appare come
divenire, o come trama dell’essere. Occorre, invero,
operare nel senso dell’essenza, per riconoscere il
sentiero della purità assoluta.
- Realtà pura
senza origine che non sia l’Io, onde l’Io sorge recando
in sé tutti i mondi: tutto l’essere che è, che non
sarebbe senza il suo essere.
- Quindi un puro
volere, avendo spento tutto ciò che non sia questo puro
volere. Che tutto sia estinto, immobile, scomparso, e viva
solo questo puro volere, come essere che ha da sé
incorporeamente vita. È la stessa operazione anagogica, ma
voluta: sempre nuova, sempre inventante se stessa.
- Quella via
dell’“atarassia cristica” viene percorsa dalla
corrente piú pura della Creazione, dalla piú originaria: l’Amore
Divino diviene Sacro Amore. Questa trasformazione è il
segreto di tutta l’Opera: il far scendere ciò che non è
umano nell’umano, perché l’umano operi come divino.
- In verità, il
Cielo non esiste per chi non solleva lo sguardo dalla terra:
cosí non può conoscere l’Amore chi sia fisso alle forme
dell’amore terrestre. Non è un sentire, ma un volere, un
operare dal cuore dell’essere amato, l’autosuperamento
della volontà che disorienta la necessità della natura.
- Si rivela
allora tutto il segreto della reintegrazione. Non v’è da
combattere contro nulla, non v’è da contrastare nulla:
solo essere secondo il Principio adamantino: l’adamantino
ritrovato opera come potere folgorante di tutto ciò che è
impuro e traumatico.
- È il “segreto
dei segreti”, quello in verità incomunicabile: anche se
fosse comunicato, non potrebbe essere capito, e tuttavia
potrebbe dar luogo a un’azione magica irregolare che
provocherebbe gravi guasti. Non può essere capito da chi
non è pronto.
- Il segreto dei
segreti non è ricordabile. Ricordarlo è la prima impresa:
ebbene, posso dire che è l’essere in correlazione
assoluta con tutto, ma senza correlazione, senza
condizionamento: la libertà radicale là dove muove solo la
brama di vita, o l’istinto di conservazione: dove è il
calore divorante degli istinti, essere in stato di identità
con sé inafferrabile. Questa libertà è vista dagli Dei
come una realtà, non è escogitazione mentale umana, ma un
evento di “diamante-folgore”.