Ascesi

Presupposto dell’Illuminazione è il realizzare, mediante ascesi, l’accordo della natura animico-fisica con l’essere animico-spirituale. Normalmente l’uomo ha nel pensiero il veicolo di tale accordo. In quanto il pensiero giunga a pensare secondo il proprio puro movimento, implica la cooperazione eterica dei due sistemi di forze, animico-fisico e animico-spirituale: perciò reca potenzialmente la connessione dell’Io con il cuore, ossia con il centro delle correnti eteriche: nel quale Divino e umano s’incontrano. La forza magica che in tal modo si sviluppa, si può ravvisare come un potere di donazione assoluta dell’Io, tanto piú essenziale quanto piú centrifugo. Essa nasce dall’“etere del calore” del cuore, allorché l’accordo tra l’uomo inferiore e l’uomo superiore viene realizzato dall’Io.
In realtà viene restaurata, sia pure temporaneamente, una gerarchia continuamente violata, sino a inversione di essa, dalla esperienza quotidiana, inevitabilmente influenzata da accesso di sensazioni, prive di elaborazione interiore. Tale elaborazione è possibile all’asceta anche a posteriori, nel momento del raccoglimento: avviene allora una purificazione del sangue mediante il pensiero, analoga a quella che si compie nei polmoni mediante l’ossigeno. Nel cuore il sangue dell’uomo inferiore e il sangue dell’uomo superiore si incontrano, determinando un equilibrio, per virtú del quale il sangue occultamente comincia a realizzare l’Archetipo dell’uomo integrale. Nel cuore, in realtà, il sangue, parzialmente si smaterializza o si eterizza, trapassa in flusso eterico, resurrettore di vita, secondo un processo inverso a quello per cui, da una condensazione dell’ètere cosmico e dalla conseguente differenziazione di esso in quattro èteri, nacque la forma fisica. L’uomo può accendere la forza del Sole nel cuore: mediante il centro eterico del cuore, egli può produrre volitivamente l’ètere del calore. Ciò equivale a dire che egli può immettere forze rinnovatrici nel mondo.
Una simile possibilità, nell’uomo moderno, è quotidianamente contrastata dal pensiero dialettico, che per la sua struttura riflessa, esprimendo la direzione opposta allo Spirituale, di continuo sbarra il passo alla luce eterica ascendente dal cuore. Si può dire che la sintesi dei quattro èteri nell’uomo corrisponde a quella che lo Yoga tantrico chiama corrente di Kundalini.
Tale sintesi può essere realizzata dal pensiero che non soltanto liberi se stesso mediante l’ekâgrata assoluto, ma giunga ad attingere alla propria Luce di Vita, scaturente dal cuore. Movendo dall’ètere del pensiero, l’uomo può accendere nel cuore le forze creatrici del Sole: può ripercorrere a ritroso, mediante illuminazioni via via piú intense, il processo cosmico grazie al quale egli da una natura sidereo-divina si è degradato a una natura terrestre-animale.
L’uomo non discende dall’animale. La concezione dell’origine animale dell’uomo, è invero un pensiero patologico, germe di malattia e di impulsi intellettuali distruttivi. Gli animali sono le forme vitali-fisiche, che l’uomo espulse da sé per incarnare la propria forma. È decisivo per il destarsi dell’elemento solare del cuore, l’atto della conoscenza, grazie al quale nell’uomo non si vede un essere animale asceso alla forma umana, bensí il contrario: l’azione di un principio trascendente che ha potuto assumere la forma vitale-fisica, in quanto ha escluso da sé la natura animale. Ove tale principio conquisti coscienza di sé, continua la sua opera di superamento dell’animalità vitale-fisica. Riconoscere questo principio è già metterlo in movimento: il suo moto si attua nell’ètere del cuore.
È importante comprendere una distinzione radicale di metodo. Mentre l’asceta antico muoveva dal sistema sanguigno per agire sul sistema nervoso, mediante il respiro, l’asceta di questo tempo muove necessariamente dal sistema nervoso, ma non può operare sul sangue mediante il respiro, bensí mediante il pensiero svincolato dal sistema nervoso, cioè affrancato dalla natura animale. Normalmente ogni attitudine psichica o psicologica, o pseudoyoghica, oggi tende a revivificare il dominio antico del sangue sul sistema nervoso, cioè ad alimentare il mondo delle brame e degli istinti contro l’Io. È importante per l’asceta di questo tempo riconoscere la via eterica verso il sangue come la Via del Pensiero liberato, che restituisce l’unità degli èteri disintegrati. Solo possedendo la Via del Pensiero, egli può ritrovare la via metafisica del respiro.
L’autonomia che consente al principio interiore di operare etericamente sul sangue – cioè sugli istinti e sulle passioni – è l’autonomia che il pensiero può conseguire rispetto all’organo cerebrale e perciò al sistema nervoso.
Come insegna la reale Scienza Iniziatica, la vera sede del pensiero è il corpo eterico (linga sharira): qui esso è una corrente di Vita sovrasensibile. Nel processo dialettico il pensiero si deteriora sino all’annientamento dell’elemento di Vita. Normalmente la dialettica nasce da tale annientamento. Non v’è individuo, oggi, che in tal senso non sia giocato dalla propria dialettica, cioè dal pensiero cerebrale, in cui risuona la sua natura inferiore, onde gli è inevitabile asservire il pensiero all’errore. L’errore è la dialettica, non il pensiero. Il vero pensiero non può errare. Un errore è sempre parvenza di pensiero. Un errore veramente pensato cessa di essere errore: ma ritorna errore, se il pensiero non è capace di ricreare ogni volta di nuovo il proprio momento di verità, o momento eterico, indipendente dal corpo eterico-fisico. In realtà nel corpo fisico, gli èteri sono mossi, anche se non penetrati, dagli Ostacolatori dell’uomo.
Il corpo minerale dell’uomo appartiene alla Terra, il corpo eterico appartiene all’elemento solare che domina la terrestrità. Giova non dimenticare che il mondo eterico è “fuori” dello spazio fisico, in quanto è lo spazio interiore degli
enti e dei mondi, il vero spazio. Nella dialettica, l’elemento terrestre viene portato a prevalere sull’elemento solare: questo prevalere, esprimendo la degradazione degli èteri, è la causa del male umano. Colui che sa estinguere la dialettica e riesce tuttavia a continuare a pensare con deliberata determinatezza, in sostanza comincia a muovere nel corpo eterico superiore, là ove l’Io può operare sugli istinti e le passioni, in senso inverso a quello mediante il quale gli istinti e le passioni normalmente si trasformano in dialettica, asservendo il pensiero.
Per naturale costituzione, l’Io è fondato sulla corporeità, illegittimamente mosso dagli istinti e dalle passioni, ossia da ciò che genera il male umano e la necessità della distruzione corporea. Il fondamento è l’Io, non il corpo. L’esercizio della soppressione della dialettica, mediante la concentrazione pura del pensiero, realizza l’indipendenza del principio interiore dalla psiche e dal corpo: porta la corporeità a fondarsi sull’Io, restituendo ai quattro èteri la funzione creatrice originaria. Viene realizzata, per tale via, la sintesi degli èteri scissi nella sfera della manifestazione sensibile.
L’Io, in quanto metta in moto il potere del proprio Archetipo cosmico, suscita la sintesi degli èteri, impronta della propria virtú il corpo eterico, rendendolo indipendente dalla specifica correlazione che necessariamente sul piano fisico lo oppone alla forma degli enti. Mediante tale animazione del corpo eterico, l’asceta riproduce volitivamente l’ètere del calore, trasformandolo in forza d’amore, in quanto è capace di superare il limite soggettivo e di trapassare nell’altro: l’amore diviene il potere magico dell’Io, rispondendo alla sua originaria funzione redentrice rispetto agli èteri degli elementi impegnati nella struttura corporea. Il corpo viene permeato dalla propria originaria potenza dal Fuoco mediante il quale la coscienza ridesta in sé, come vivente pensiero, la virtú saturnia: virtú del primordiale elemento della creazione.

Massimo Scaligero

 Da «Vie della Tradizione», Vol. V, N. 18, 1975 

Immagine: Edmund H. Garrett «Tre Angeli recano il Graal», 1901