Redazione

Mi è stata inviata da un’amica la pagina www.archetipo.co.uk/2001/nov01/redazione.htm in cui si risponde al signor Sergio Tiraino in merito alla distinzione concettuale fra tripartizione e triarticolazione, riportando uno stralcio tratto da una lettera sull’argomento inviata da Massimo Scaligero a un discepolo nell’ottobre del 1976.Credo che tale Vs. risposta sia inadeguata e fuorviante, anche se data con parole di Scaligero, di cui sono estimatore. Ho letto in gioventú tutte le sue opere, ed ho notato anch’io che parla solo di tripartizione. Mi meraviglia comunque la sua risposta, e soprattutto la Vostra. Probabilmente Scaligero non conosceva il vero motivo dell’uso del termine triarticolazione o almeno non aveva letto l’ultima parte dell’ultima conferenza del ciclo “Polarità fra Oriente e Occidente”, tenuta da Steiner a Vienna l’11/6/1922, in cui ciò è spiegato, nonostante il termine triarticolazione appaia a Scaligero di “sapore ortopedico”. Qui Scaligero dimostra, a mio parere di non avere bene afferrato la questione. Pertanto Vi invio il pezzo su cui riflettere: «Nell’umanità si è pensato nei modi piú diversi sulla tripartizione dell’organismo sociale. Quando apparvero I punti essenziali della questione sociale fu rilevato che alcune cose erano già state dette in precedenza. Non voglio ora sollevare alcun problema di priorità. Non ha importanza chi abbia trovato una cosa o l’altra, ma come tali cose si inseriscano nella vita. Ci sarebbe soltanto da rallegrarsi che molte persone ci arrivassero. Occorre però ancora osservare che quando in Francia venne definita da Montesquieu una specie di divisione in tre dell’organismo sociale, questa era semplicemente una divisione in tre. Veniva cioè indicato che quei tre settori avevano appunto condizioni del tutto diverse e che di conseguenza bisognava separarli fra di loro. Non è questa la tendenza del mio libro. In esso non si suggerisce di distinguere la vita spirituale quella giuridica e quella economica, come nell’uomo si potrebbe distinguere il sistema neuro-sensoriale, il sistema del cuore e dei polmoni e il sistema del ricambio, dicendo di essi che sono appunto tre sistemi separati l’uno dall’altro. Con una simile partizione non si è fatto nulla, ma si raggiunge qualcosa soltanto quando si veda come collaborino quei diversi settori, come essi divengano meglio un’unità per il fatto che ognuno lavora sulla base delle sue condizioni. Cosí è pure nell’organismo sociale. Se sappiamo come porre la vita spirituale, la vita giuridica-statale e la vita economica, ognuna sulla base delle sue condizioni originarie, se le lasciamo lavorare in base alle loro forze originarie, allora ne risulterà pure l’unità dell’organismo sociale. Allora si vedrà che da ognuno di questi settori scaturiranno determinate forze di decadenza che però, grazie alla collaborazione con gli altri settori, potranno di nuovo venir risanate. In questo modo non si suggerisce, come in Montesquieu, una divisione in tre dell’organismo sociale, ma una tripartizione, una triplice articolazione del medesimo; essa si ritrova poi nell’unità dell’intero organismo sociale per il fatto che ogni singolo uomo è parte di tutti e tre i settori. L’individualità umana, dalla quale alla fine tutto dipende, è inserita nell’organismo sociale tripartito in modo da riunire le tre parti. Possiamo cosí dire che, appunto se ci si lascia guidare da quanto qui è stato detto, si tende non ad una suddivisione dell’organismo sociale, ma ad una articolazione dello stesso, proprio al fine di arrivare nel giusto modo alla sua unità. Accostandosi maggiormente al problema, si può anche vedere come da piú di un secolo l’umanità europea tenda a cercare una tale articolazione. Essa si realizzerà, anche se gli uomini non la vorranno coscientemente; infatti essi si muoveranno inconsciamente nel campo economico, nel campo spirituale, nel campo giuridico-statale in modo che si realizzi questa tripartizione. Essa è richiesta dalla stessa evoluzione dell’umanità. Cosí si può anche dire che i tre impulsi, che vanno considerati in relazione a quei tre diversi campi di vita, sono entrati nella civiltà europea come tre importanti ideali, come tre divise per la vita sociale» (R. Steiner, Polarità fra Oriente e Occidente, X conferenza, Ed. Antroposofica, Milano 1990).

Nereo Villa

Dato che la risposta fornita a suo tempo dalla redazione è risultata per il lettore “inadeguata e fuorviante”, ci siamo rivolti a un serio studioso e profondo conoscitore della Tripartizione dell’organismo sociale, Romolo Benvenuti, il quale ci ha inviato un suo commento sull’argomento, che volentieri riportiamo: «La polemica che inevitabilmente sorge allorquando prevale, inavvertito, lo stato d’animo movente il nostro pensare nella vita dell’anima, difficilmente ci consente di discernere il vero dal non vero, il pertinente dal non pertinente, il giusto dal non giusto. È proprio questo stato d’animo che, da noi non percepito, giuoca un ruolo determinante nelle questioni, trasformandole in polemiche che ci fanno scadere di livello interiore fino ad irrigidirci in errati convincimenti. Nel caso del citato brano del Dottor Steiner, questo, se attentamente letto in modo meditativo – nel quale stato si è veramente nel pensiero che pensa e quindi al riparo dal sentire soggettivo – saremmo in grado di scoprire l’identità dei due contenuti di pensiero: il brano tratto dal ciclo Polarità fra Oriente ed Occidente e il brano tratto dalla lettera inviata da Scaligero in risposta all’iniziativa di sostituire il termine tripartizione con il termine triarticolazione. Tale termine si riferisce al tema della questione sociale, là dove si evidenziano le tre parti attive nella vita dell’organismo sociale: l’attività spirituale, l’attività giuridica e l’attività economica. Ora la questione è di afferrare in quale modo il termine tripartizione sia giusto e adeguato, e ciò può avvenire solo se pensando il termine lo si concepisce in movimento. Il moto del pensiero conoscitivo volto all’attività della vita sociale, coglie in questa tre parti distinte, il cui insieme è la vita stessa della società umana. Tale attività, nel caso di interferenza esasperata di una delle tre parti sulle altre, dà luogo a tensioni e lotte, fino al caos (come è sotto gli occhi di tutti nel presente momento storico), oppure, nel caso si sappia dare a queste tre sfere l’autonomia della propria attività secondo la loro natura, si esprime generando una collaborazione fattiva e armonica. Per le tre attività, evidenziate e riconosciute nella loro espressione dinamica, il termine piú adeguato è quello di tripartizione, intendendo con esso la collaborazione delle tre parti in attività. L’essere umano, il soggetto attivo operante che costituisce l’organismo sociale, è anch’esso costituito in modo triplice – sistema neurosensoriale, sistema ritmocircolatorio e sistema ricambio-riproduzione – con il sangue, arto fisico dell’Io appartenente al sistema ritmico circolatorio, che li irrora tutti e tre, dando vita ad essi. Analogamente avviene nelle tre attività in cui “si articola” l’organismo sociale: il termine triarticolazione può dunque servire a spiegare come l’agire autonomo delle tre sfere dia il summenzionato risultato, ma dobbiamo considerarlo posto come termine esplicativo, chiarificatore e non sostitutivo. Da qui diviene pertinente l’espressione di Scaligero: “non si sa dare al termine ‘parte’ il senso dinamico di essere solo in relazione al tutto”. Quindi, non Triarticolazione, ma Tripartizione».
 
…Attendo un bimbo non desiderato, che non avrebbe un padre ufficiale, perché non sono sposata. Inoltre, da qualche tempo mi è stato assegnato un posto di responsabilità, e sono sicura che ne sarei allontanata. Oggi la società civile, supportata dalla scienza medica, mi dà la facoltà di intervenire, ma la religione che seguo con convinzione, la cristiana, mi condannerebbe. Cosa dice in proposito la Scienza dello Spirito?

A.M.R

Qualunque sia la condizione in cui ci troviamo quando il nuovo essere bussa alla nostra porta, niente, né il timore del giudizio degli altri, né un calcolo economico, né la sfiducia nelle nostre forze, niente deve trattenerci dall’aprire il varco nell’esistenza a quell’innocente che vi si affaccia: egli potrebbe un giorno rappresentare un passo avanti nel gradino d’evoluzione di tutta l’umanità. Ogni anima che si affaccia sul mondo può essere stata chiamata a un destino di “guida”, e negarle la possibilità d’esistenza significa rallentare il cammino degli uomini. E significa anche distruggere il lavoro delle potenze formatrici che operano a condurre l’anima, attraverso la necessaria preparazione, alle condizioni favorevoli alla nascita. Prima che per quell’essere si ripresentino tali indispensabili condizioni, molto altro lavoro dovrà esser fatto, la cui responsabilità ricadrà su chi ha respinto il nascituro. Ci auguriamo, e pregheremo per questo, che la lettrice abbia la forza di prendere la decisione piú giusta e disinteressata.
…A nome di tanti altri bambini come me, vorrei confessare il disagio che provo nel vedermi sottratto dagli adulti il giuoco della mia infanzia, nel quale alla leggiadria della danza si accompagna una meravigliosa sensazione di aerea leggerezza. Parlo del “girotondo” che alcuni adulti, poco leggeri e per nulla soavi, hanno strappato alla mia innocenza, che nulla vuole contestare, perché la contestazione non appartiene alla serena levità dell’Angelo che vive ancora in tutti noi. Prego quindi i “grandi” di non voler contaminare le nostre aree privilegiate, nell’àmbito delle quali non vogliamo minimamente esorcizzare, con lirici saltelli, l’operato dei “nemici”. Per fortuna siamo ancora nell’età in cui non esistono “nemici”, e speriamo di portarci a lungo, dentro, questa propensione alla fraternità. (P.S.: se trovate nella lettera qualche parola “difficile”, vi confesso subito di aver chiesto l’aiuto di papà, vietandogli però qualsiasi accenno polemico).

Lamberto Rispoli

Benché dietro le parole “difficili” piú che un bambino che chiede l’aiuto di papà sembra di scorgere un papà che ha conservato un cuore di bambino, non possiamo non concordare sul contenuto del messaggio, che volgiamo ai diretti interessati “girotondisti”, certi che saranno pronti a recepirne le istanze, cosí come essi chiedono alla società che vengano recepite le loro. Conforta comunque notare che le forme di protesta, da qualunque parte vengano, tendano ad abbandonare l’improduttiva violenza per connotarsi di pseudo-innocenza.

 

«Non sapete che voi siete il tempio del Dio vivente
e che lo Spirito di Dio abita in voi?»

San Paolo

 

I Corinzi, 3, 16.

Capolettera miniato tratto da Biblia sacra, manoscritto del XIII secolo
Biblioteca Reale di Copenhagen, Danimarca.