- Sogno
che svanisce, sogno che si coagula e diviene realtà
vivente, attesa, fiducia, speranza: al centro la volontà di
un’azione per il Mondo Spirituale cui occorre una
consacrazione assoluta, la fedeltà inalterabile. E tuttavia
uno si chiede perché il Dottore non poté realizzare, con i
suoi dodici, i còmpiti magici iniziali, che avrebbero
orientato diversamente il karma della Terra: perché la
sostanza umana non fu all’altezza dell’impresa: che è
veramente l’impresa cui è chiamata la libertà
individuale. I singoli, i pochi, i migliori, non furono all’altezza.
Questo è il senso di tutto: ancora oggi. La debolezza
senziente-umana, l’ego, ancora una volta prevale in coloro
che pure hanno afferrato il senso reale della fedeltà: l’espressione
vera, magica, della libertà! Quando potrà fiorire, almeno
in pochissimi, la decisione irreversibile? Occorre essere
immersi nella negazione di sé sino all’azione pura che
muove dal nulla e perciò può tutto. Questo “potere tutto”
io lo ricordo, io lo conosco: occorre essere sicuri di come
usare questo potere, per avere il coraggio di farlo
discendere, permanendo puri. Occorre non rinunciare a questo
potere: non temere di accoglierlo, avere il coraggio di
contenerlo senza esserne alterati, senza pericolo di ritorni
della brama terrestre del potere. Occorre essere liberi del
timore di usare male il potere: aprirsi coraggiosamente ad
esso.
- Essere
luminosi nell’anima per poter recare il dono della bontà
e della pazienza al mondo. Essere forti per poter insegnare
l’infinita capacità di donare senza chiedere, di
sopportare senza accusare, di comprendere e amare di là
dalle apparenze, trasmettere ciò che si raggiunge. Quella
forza che può tutto deve essere scorta e voluta, sí che
essa voglia, si identifichi come il processo della
restaurazione, il fiore di luce. Il suo essere assolutamente
insostanziale deve essere lasciato campeggiare per sua
virtú, secondo una centralità illimitata, secondo una
incorporeità integrale.
- Questo
Principio da cui sgorga immediato l’ “immortale” o il
“primordiale”, è interiormente riconoscibile in una
unità di categorie su cui gravita l’essere come sua
produzione, fornendo il
del suo operare al mondo della speculazione. Ma del mondo
delle parole occorre sbarazzare il cammino, ormai: perciò
il Principio va voluto in sé: ciò che è voluto in sé
diviene reale. Ciò che è voluto in sé si libera di ogni
impurità: l’impuro diviene reversibile. La piú potente
purità nasce come rovesciamento dell’impuro che è nella
profondità. La profondità radicale va conosciuta mediante
la sofferenza dell’impuro, dell’impuro di cui ci si
libera, perché lo si sente e non lo si può sentire uno con
la propria unità.
Massimo Scaligero
Da una lettera del giugno
1971 a un discepolo. |
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