- Moderne
teorie sulla volontà e sulla forza plastica della
concentrazione del pensiero, conclusioni della
psicanalisi, e talune concezioni positive dell’animismo
e dello spiritualismo moderno, sono concordi nel
riconoscere alla psiche una virtú interna formatrice
della individualità umana, epperò della stessa sua
configurazione fisica.
- Rendersi
conto di tale rapporto tra mondo psichico e mondo corporeo
significa concepire la possibilità di un’azione
modellatrice dello spirito sulla stirpe. Si tratta di
saper riconoscere come talune energie primordiali dell’uomo
possano venire immesse nel mondo dell’abitudine e della
sostanzialità fisica, prima che si inaridiscano
attraverso i modi di vita statico-borghesi: è dunque una
educazione psichica di carattere superiore, quella che
può condurre a risultati positivi in tal senso.
- La
fucina centrale del processo contenente queste
possibilità è il cervello. Noi sappiamo come esso
presieda alla vita corporea: mentre gli impulsi della
volontà che vi trovano origine vengono trasmessi al
sistema muscolare con il quale è riunito, esso governa
altresí le funzioni degli organi della nutrizione, della
circolazione e della secrezione. Questo rapporto dinamico
ha luogo a mezzo delle fibre nervose, organi conduttori
che mettono le cellule ganglionari in relazione con gli
organi periferici: gli organi del senso, le glandole e i
muscoli. Interessante a questo proposito è notare la
relazione tra le fibre e le cellule: una fibra nervosa
collega una cellula a una terminazione sensibile, e un’altra
a una cellula muscolare, cosí che due cellule ganglionari
sono in relazione, l’una con la terminazione sensibile e
l’altra con quella muscolare, per mezzo di una propria
fibra nervosa, essendo poi probabilmente in relazione tra
loro le due cellule.
- Ora,
se si tien conto che il sistema nervoso periferico
comprende tutti i nervi che provengono dal cervello e dal
midollo spinale, e che gli effetti dell’attività del
sistema nervoso centrale sui tessuti muscolari, generano
mutamenti chimici, elettrici, tecnici e modificazioni
anatomiche, si può capire quale funzione modellatrice,
esaltatrice o deprimente possa esercitare su tutto l’organismo
quell’organo che è sede delle attività psichiche e
centro del sistema nervoso: il cervello.
- È
chiara dunque l’importanza dello “stato d’animo”
nell’armonica combinazione di tutte le funzioni
fisio-psichiche. L’educazione del pensiero e un
indirizzo preciso dell’attenzione possono conferire una
euforica funzionalità al complesso delle energie nervose
epperò alla rete sanguigna e al sistema muscolare.
Infatti, un pensiero dominante, o idea-forza, nell’individuo
costituisce un concerto di pensieri richiedenti la
sinergia di molti punti attivi riflessivamente eccitati da
un centro; onde, riconosciuto che la cellula nervosa è
sempre pronta a rispondere ad una eccitazione stimolatrice
che venga sia dall’esterno che dall’interno,
promovendo un’attività chimico-fisiologica dei
materiali nervosi contenuti, si prospetta la possibilità
di controllare e indirizzare gli stimoli, facendo sí che
predominino quelli capaci di suscitare un’adeguata
azione nervosa e cellulare benefica per l’organismo.
- È
fondamentale, per intendere la possibilità di un
intervento cosciente in tale processo, tener conto dell’azione
inibitoria e dinamogenica dei centri e dei segmenti
nervosi tra di loro, quale quello dell’arresto del
battito del cuore per impulsi efferenti lungo il nervo
vago, e quella della accelerazione del battito stesso,
anche quando vengano recisi i due vaghi, per la
stimolazione diretta del midollo spinale cervicale. Cosí,
nell’associazione delle idee, nel corso dei pensieri,
nel lavoro mentale di qualunque specie, si riscontrano l’azione
riflessa, nonché la sinergia e la forza, sia inibitoria
che dinamogenica, degli elementi nervosi che vi
concorrono.
- È
notevole inoltre che nell’ambito di questi centri
cerebrali risulta necessario ammettere non solo una
coordinazione, quale si manifesta nel fenomeno delle
associazioni delle idee e delle sinergie psichiche, ma
anche una “gerarchia”, ossia non soltanto quella per
cui un’idea dominante indirizza in un dato senso il
lavoro mentale spontaneo, ma anche quella per cui l’attività
stessa e quella fisiologica di tutto l’organismo sono
comandate inibitoriamente o in modo dinamogenico dall’azione
volontaria.
- Ora,
in rapporto a tali determinismi fisio-psichici, una
verità essenziale per la comprensione della relazione tra
psiche ed ethnos scaturisce dal considerare la sinergia
fisio-psichica non soltanto predeterminata dall’organismo
ereditato nascendo, in quanto in esso prevalgono i centri
corrispondenti ai sensi di maggiore potenza, ma altresí e
in gran parte determinata dalla consuetudine mentale e
sopra tutto dall’influsso delle idee dominanti.
- In
questo senso, ad esempio, la virtú non è soltanto una
concezione astratta, ma un’abitudine psichica che
finisce con il divenire istinto, rispondendo all’azione
di determinati centri nervosi. È il verbo che si fa
carne, l’idea che si traduce in atto e in
corporeità:
essa in sostanza non è che l’effetto della ripetizione
di molti atti volontari che si sono compiuti relativamente
ad uno stesso intento: o, con altre parole, è la memoria
di questi atti, come l’istinto è la memoria degli
organi, rimastavi attraverso le funzioni onde si è andata
formando la specie. A questo punto, sarebbe interessante
soffermarci a esaminare il significato veramente basilare
della cosiddetta memoria atavica in rapporto all’anima
etnica. Basti per ora notare che la memoria non è un
fatto esclusivo della psiche, ma altresí una legge dell’organismo
derivante sia da ereditarietà che da costume mentale.
- È
fondamentale questo punto per gli studi bio-psicologici.
Occorre capire che nei movimenti volontari della vita
intelligente l’abitudine tende a produrre una cognizione
analoga a quella dovuta ai moti istintivi ed automatici.
Quanto piú radicata è l’abitudine, tanto piú naturale
ed organico è l’automatismo del movimento relativo, per
cui accade che nella funzione abituale viene gradualmente
meno il senso volontario, in quanto è subentrata in
quella funzione una disposizione organica che fa le veci
della volontà in quel senso e con forza di tipo
istintivo.
- In
questo senso, risultando l’anima (psyché) dell’individuo
come il risultato della paleo-psiche (parte atavica
pre-individuale) e della neo-psiche (gruppo delle
abitudini mentali divenute organiche), occorre riconoscere
la possibilità d’azione di un principio ad ambedue
superiore, ossia capace di dominare la paleo-psiche
attraverso una neo-psiche particolarmente dinamizzata.
Tale principio volitivo super-individuale, che corrisponde
in un certo senso al noûs o al mens delle tradizioni
classiche e al purusha di quella indo-aria, ed è
particella immortale dell’uomo, corrisponde, in
definitiva, a quell’Io riabbracciante sia il cosciente
che il supercosciente e il subcosciente, che da alcuni
bravi psicologi moderni piú arditi viene riconosciuto
come presiedente all’attività dei centri nervosi
superiori.
- La
identificazione e il risveglio assoluto di questo Io
spirituale costituiscono la chiave di tutte le
trasmutazioni dell’anima e del corpo. Il perfetto
dominio dell’Io nel mondo della coscienza,
trasmettendosi alle forze del sub-conscio, può realmente
tradursi in forza modellatrice del corpo e sublimatrice
del sangue. Chiarire come ciò possa effettuarsi, sarebbe
compito troppo lungo: limitiamoci per ora a rilevare che
due metodi fondamentali possono condurvi: una sistematica
e lenta affermazione della volontà sul mondo sensoriale,
attraverso la concentrazione del pensiero, la tensione
continua, il graduale affrancarsi dell’Io dalla
necessità corporea – il che può raggiungersi mediante
una educazione etico-ascetica superiore – oppure il
conseguire una eccedenza dell’energia vitale interiore
capace di capovolgere il rapporto psiche-corpo – nel
senso di dipendenza effettiva del secondo dalla prima –
il che può raggiungersi attraverso l’esaltazione
interna, l’entusiasmo eroico, l’estasi e qualsiasi
stato di dissoluzione attiva della comune individualità;
“attiva”, perché qui si presuppone uno slancio
meta-fisico che conduca l’Io di là da se stesso in uno
stato effettivamente supercosciente.
- Come
si vede, si tratta di due condizioni possibili soltanto in
un ambiente fortemente favorevole alla costruzione della
personalità: la morale superumana, la ferrea disciplina
interiore o l’ispirazione trasfigurante, l’ascesi
della coscienza o l’ebbrezza di una passione superiore.
Tali, analogicamente, le condizioni perché il genio del demos, dormente nella profonda organicità di esso (il
popolo) si risvegli e a sua volta ridesti le migliori
qualità psico-fisiche trasmesse ereditariamente.
Massimo
Scaligero
da
«Diorama quindicinale» del 21 marzo 1940
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