- Mai come in questo momento si è
visto coincidere il tema sociale con il tema morale, ed
ambedue, per la ragione ultima del loro essere, giungere ad
evocare il principio metafisico-mistico. I diaframmi
scolastici scompaiono e forze spirituali sembrano urgere
nell’umano con violenza restauratrice: viene in
particolare compresa la necessità di riconquistare quella
saggezza interiore che in antico veniva chiamata “conoscenza
di sé”, e viene riconosciuto che soltanto tale conoscenza
può offrire la soluzione dei piú gravi problemi dell’umanità
attuale e dare a questa infine la possibilità di aprire gli
occhi, di conoscere chi è veramente il suo avversario,
quali sono i suoi pericoli, quale la via della sua salvezza.
Un avversario veramente esiste, ed è forse da moltissimi il
meno sospettato: è un avversario che ha agito sempre sotto
maschere diverse, attraverso un’azione che si potrebbe
anche chiamare “sub-liminale”. E possiamo subito dire
che esso ha agito principalmente attraverso la diffusione di
un errore che purtroppo è divenuto la base della conoscenza
moderna della vita, della cultura, della morale. Ben sapendo
che l’autentica perfezione della vita umana consiste in
una comunione armonica tra spirito e vita, tra pensiero e
azione (comunione che, come si è spesso rilevato, si
esprime in forma felice nella Tradizione di Roma) da secoli
“qualcuno” ha operato in seno ai popoli a separare la
spiritualità dalla vita materiale, specialmente attraverso
la confusione recata nel campo della cultura, attraverso una
falsa rappresentazione di ciò che veramente è spirito e di
ciò che veramente è aspetto materiale della vita,
attraverso un’azione metodica di travisazione degli
elementi propri alle tradizioni metafisiche dei popoli.
- Ora, si ha un bel predicare contro
il materialismo moderno: questo non potrà mai essere
sradicato dall’anima dei popoli, se non si potrà
contrapporgli null’altro che una cultura conforme alla
vita moderna, al modo di pensare moderno, già depotenziato
proprio a causa dell’accennata separazione tra spirito e
vita. Né dobbiamo credere che tale separazione possa essere
superata grazie a un semplice atteggiamento mentale: una
sola via si offre a chi oggi veramente voglia cessare di
essere strumento di forze e di miti di oscura origine:
riprendere contatto con quella Tradizione spirituale
occidentale, nella quale, mentre è presente la concezione
ternaria per cui il pensiero e l’azione possono fondersi
grazie all’azione di un principio ad essi superiore, che
è lo spirito, al tempo stesso è contenuta l’esatta
descrizione degli aspetti sotto cui si può presentare la
prevaricazione dualistica, sia nel senso del pensare
astratto sia nel senso dell’agire materialistico. Soltanto
chi è capace di riacquistare quella che dagli antichi saggi
veniva chiamata “conoscenza di sé”, può oggi veramente
riconquistare la propria personalità e lottare
efficacemente contro le deviazioni dovute alla
prevaricazione materialistica, non soltanto nella forma
esteriore ma soprattutto in senso interiore. Se noi
consideriamo che l’errore dualistico ha agito nella
cultura moderna in modo da poter essere accettato persino
sul piano piú altamente intellettuale sotto specie di
opposizione tra il Bene e il Male, tra la verità e l’errore,
mentre si tratta parimenti di due errori, possiamo renderci
conto delle difficoltà di risolvere positivamente tale
problema. Infatti, dalla cultura e dall’intellettualismo
inconsapevolmente inspirati al materialismo moderno, questo
dualismo è stato presentato in una forma che può veramente
sembrare legittima: in alto, le attività dello spirito, in
basso quelle della materia, come due forze opposte, Dio e il
Diavolo, il Bene e il Male, l’ordine e il disordine;
mentre, se noi esaminiamo questi due aspetti soprattutto
nelle ultime formazioni della filosofia e della cultura,
ossia sotto forma di idealismo e materialismo, ci accorgiamo
che si tratta di due forze in apparenza contrarie, ma che in
sostanza sono ambedue al servizio di un unico errore
veramente diabolico, trattandosi di un pensiero incapace di
possedere in profondità l’esperienza fisica e di un piano
fisico che ignora ogni vera esperienza dello spirito.
Abbiamo detto che la risoluzione di questo dualismo è
possibile soltanto se si può ridestare l’idea secondo la
quale il vero bene non è nello spirito che esclude il basso
o viceversa, ma in una sintesi dei due temi, in ordine a un
terzo principio ad essi superiore, capace di dare a ciascuno
di essi la sua autentica funzione creativa e di agire come
potenza di sintesi.
- Ma, esaminando la civiltà
moderna, dobbiamo necessariamente constatare che questa
separazione tra spirito e vita è talmente profonda, che non
esiste quasi nessuna attività di carattere spirituale che
sia veramente spirituale e nessuna attività di ordine
materiale attraverso cui l’uomo veramente domini il piano
della materia: attraverso la deleteria antitesi è stata
provocata in ogni campo una immane confusione di valori,
evidente specialmente nel campo filosofico, culturale,
scientifico, per cui l’umanità viene continuamente
allontanata dalla soluzione vera di ogni suo problema. Altra
conseguenza di tale inversione di valori è la confusione
dei linguaggi, ossia l’incapacità degli uomini a
intendersi in sede dialettica: il che naturalmente rende gli
individui piú agevoli strumenti di forze prevaricatrici, di
errori sotto forma di verità. Il nemico dunque è
dappertutto, sempre pronto a far ricadere nella falsa
esperienza anche chi sinceramente combatta per ritrovare la
verità.
- Occorre che l’uomo non cerchi
appoggi e rimedi in ciò che gli è abitudinario, in ciò
che gli è stato reso familiare sotto diverse forme di
cultura e di consuetudine sociale, ma che sappia infine
ritrovare se stesso, contemplare se stesso, riconoscersi in
quel piano della pura coscienza in cui da tempo era
disabituato a sentirsi, e da questo prenda le mosse per
riordinare se stesso. Perché riordinare se stesso è il
principio per riordinare ciò che è fuori di sé: chi
possiede la regola interiore può veramente fondare una
regola esteriore. Mai il mondo esteriore potrà essere
riordinato da chi non possiede quell’ordine interiore che
è la “conoscenza di sé”. Taluni non sospetti avversari
del costume materialista si illudono che sia sufficiente
opporre ad esso una spiritualità o una religiosità o un
idealismo di tipo moderno, per neutralizzarlo o eliminarlo,
e non si avvedono che, secondo il loro rimedio, in sostanza
si tratterebbe di passare da un errore ad un altro, da una
forma dell’anti-Tradizione ad un’altra. Ecco perché il
problema si presenta insolubile. E occorre il coraggio di
non essere in alcun senso ottimisti; occorre avere il
coraggio di riconoscere che né la cultura, né la
religione, né l’economia, né la politica, né il
pacifismo, né il militarismo, hanno saputo fino ad oggi
offrire una soluzione, perché in ciascuna di queste
attività proprie all’uomo moderno esiste un errore comune
a tutte: l’estroversione, il capovolgimento del rapporto
spirito-materia, la sottile inversione dei valori. Si può
dire che un sovversivismo occulto ha inquinato ogni aspetto
della vita dell’uomo, il quale, ove creda di salvarsi col
passare da un sistema ad un altro contrario, non fa che
passare da un settore ad un altro dominato, sotto diversa
forma, dallo stesso errore.
- L’unica salvezza è –
ripetiamo – nella “conoscenza”, nell’autentica via
metafisica, nella resurrezione dell’autentica Sapienza
tradizionale: perché essa soltanto dà il modo di
riprendere coscienza di sé e di identificare e combattere l’errore
alla sua origine. Qualcuno, in questi tempi, piú di una
volta ha avuto il coraggio di parlare di ciò, ma subito le
forze dell’anti-Tradizione in veste “tradizionalista”
si sono mosse e hanno cercato di soffocarne la voce: nuovi
scribi e nuovi farisei hanno riaffermato il loro
atteggiamento classicamente anti-metafisico, sotto l’etichetta
della religiosità, e tale atteggiamento è stato
accompagnato dal solidale controcanto dialettico del mondo
“borghese”, ormai ossificato dalla sclerosi
razionalistica. Ma se qualcuno ha osato pronunciare
nuovamente il Verbo della Tradizione, fondare la Scienza
dello Spirito, evocare il Principio, il Lògos, pur non
udito o compreso, ciò forse vuol dire che i tempi sono
maturi perché il passaggio da un ciclo all’altro si
compia sotto il segno di una schiera di nuovi eroi,
veramente capaci di conoscenza, veramente atti al
combattimento.
- Rendere viva la Tradizione,
liberarsi dalle espressioni morte, ossia da quelle che
permangono come meccanizzazioni dialettiche di originari
princípi dello spirito: è questo il compito iniziale.
Occorre chiarire peraltro che assumere i principi della
Tradizione non significa rivolgersi alle grandezze del
passato e svalutare il presente, non consiste in un rimanere
affascinati dalle forme in cui questa Tradizione si espresse
nel passato e il considerare il presente soltanto in
relazione a tali forme. È questo un altro pericolo della
deviazione verso la pseudo-Tradizione, in quanto, senza
avvertirlo, si fa soggiacere la Tradizione a una concezione
temporale e formale, mentre la Tradizione, per il suo
carattere metafisico, muove, se cosí si può dire, da un
piano supertemporale e meta-morfico. Essa non appartiene al
passato o al presente o al futuro, rimanendo nella sua
perennità inalterata dal tempo, ma appunto per questo essa
deve poter riflettersi in ogni tempo senza che ne risulti
modificata la sua originaria essenzialità, rivestendo in
ogni ciclo le forme culturali che a questo sono proprie,
attraverso un’interpretazione sempre adeguata e sempre
nuova.
- In tale senso la Scienza dello
Spirito ha il compito in ogni epoca di rendere attuale la
Tradizione, ossia di evocare le forze della perenne
conoscenza, per la risoluzione dei problemi piú urgenti del
tempo, cosí che ogni aspetto della vita umana possa essere
contemplato e rettificato alla luce di questa Conoscenza. Se
esistono dottrine che pretendono riflettere il Vero Unico ma
sono incapaci di offrire all’uomo la soluzione – non
semplicemente dialettica ma soprattutto pratica – per i
problemi dominanti della sua epoca, tali dottrine avranno
soltanto un valore particolare, non un valore universale:
esse non saranno certamente la vera Scienza dello Spirito,
epperò non saranno la veste autentica della Tradizione;
esse saranno, bensí, comprese nella vastità unitaria della
Scienza spirituale, ma non saranno questa Scienza. Il segno
che specialmente contraddistingue l’antica e
inconfondibile Scienza dello Spirito è la sua possibilità
di comprendere, spiegare e trasformare nel senso della
perfezione tutti gli aspetti dell’esistenza umana –
nessuno escluso – cosí da rendere attuale in ogni tempo
la loro virtú potenziale, normalmente mal riflessa o
deformata.
- È questa la migliore pietra di
paragone per riconoscere in quale cultura o in quale
dottrina è presente quella Sapienza “solare” che
inestinguibilmente insegna ai pochi che vogliono cercare e
capire, ai pochi che intendono essere svegli, vivere e non
essere vissuti – protagonisti ignoti della storia di ogni
tempo – la via per ricondurre l’umano al Divino e per
rendere sempre piú conforme al disegno divino l’architettura
della vita individuale e della vicenda sociale. Perciò noi
possiamo sapere, sia con certezza intellettiva che per via
di conoscenza super-razionale, dove questa Sapienza oggi è,
come sempre, viva.