- La
sintesi di tutto il meditare è come un tocco divino
trasmutatorio, di cui necèssita l’opera quando è al
vertice dell’ardimento e del superamento. Questo
superamento è l’atto richiesto dal Christo per poter
essere Vita dell’anima. Con questa presenza, è attuata la
presenza dell’Io. È lungo il cammino, ma è l’itinerario
del sublime, della sofferenza e del superamento degli
opposti. Tollerare, perdonare, comprendere, amare, liberare
dalla soggezione gli esseri, che ancora camminano senza
saperlo.
- Si
ricompone la sede templare dell’anima: la custodia diviene
una corazza adamantina, sfolgorante di donazione d’Amore e
potenza di difesa dell’essenza pura. Tra molti ostacoli,
insidie, contrattempi ecc., occorre avanzare con
indipendenza assoluta, con il lampo mentale che di continuo
libera da ogni vincolo e porta a una riconciliazione
continua con tutto, sollevando al grado angelico le facoltà
dell’anima. Andare oltre ogni ostacolo, fino a dove l’umano
si ricongiunge con il Divino.
- Qualcosa
si va svolgendo rapidamente attraverso una sorta di epilogo:
che non è se non la fine di una introduzione. Poi tutto
riprenderà ancora piú rapidamente verso i nuovi tempi. Se
il pensiero ritrova se stesso, se il sentire si scioglie
dalla natura inferiore, è ritrovata la Luce del Logos, il
Logos della Luce, la musica che ricrea il mondo, oltre l’oscurità
e il dolore, oltre ogni limite contingente, oltre ogni
parvenza, verso la pura gioia del Logos che ha vinto la
Terra!
- È la
ripresa dell’opera che conta, l’insistenza, il coraggio:
soprattutto il non subire il limite del male e della natura.
Non sentire barriere, non sentire pesi insostenibili, non
sentire male
sopraffacente e operare come se fosse via libera allo
Spirito, come all’Assoluto.
- Questa
è la decisione: non perdere un minuto di tempo, non
concedersi distrazioni, non cadere in soste, o in soluzioni
di ritmo. Avere di continuo la prontezza dell’elemento
spirituale dell’anima, che va incontro a ogni percezione,
cosí che non invada l’anima con un contenuto irreale e
perché solo lo spirituale può integrarlo e renderlo vero
per l’anima. Questa decisione è sempre la stessa, ma va
rinnovata ogni giorno, come fosse la prima volta. Fuoco ogni
volta sul punto di estinguersi.
- L’èmpito
verso il lavoro spirituale è come una fiamma pura,
luminosa, che accende tutta la vita e travolge gli ostacoli,
perché nasce dall’idea invitta, dalla fedeltà assoluta
che si è posta oltre ogni limite: attinge a questa
incondizionatezza pura, perciò le è propria la
possibilità di vincere ogni ostacolo. L’Essere
essenziale, visto come Colui che viene da lungo cammino,
umanamente sconosciuto, è il Christo: che dà il vero senso
all’umano.