Capacità cognitive umane nel mondo eterico

Biologia

Capacità cognitive umane nel mondo eterico

In questi ultimi giorni ho cercato di collocare l’uomo nell’universo intero in modo che da un lato si possa riconoscere la struttura dell’uomo secondo il corpo fisico, il corpo eterico o formativo, il corpo astrale e il vero e proprio Io, che va di vita terrena in vita terrena. Allo stesso tempo, però, ho cercato di evidenziare come gli arti dell’essere umano, ciascuno in modo diverso, siano collegati con l’universo. Quindi si può dire che il corpo fisico umano è collegato a tutto ciò che è il mondo fisico e sensibile terreno. Questo corpo fisico umano appartiene quindi al mondo fisico-sensibile.

 

Corpo eterico

 

Ma avviciniamoci al corpo eterico o formativo. Allora dobbiamo essere consapevoli che questa persona in realtà appartiene a un mondo completamente diverso, che appar­tiene al mondo, che è esso stesso eterico, e di cui vi ho detto che gli esseri umani in realtà devono percepire come proveniente dalla vastità del cosmo stesso. Se si immagina, ad esempio, che le forze della Terra si diffondono dalla Terra in tutte le direzioni, e l’essere umano vive in queste forze, che sono le forze del mondo fisico, allora dobbiamo immaginare che il mondo eterico si diffonda da tutti i lati, che emanano dall’intero guscio sferico dell’universo, del cosmo, e si avvicinano all’essere umano verso le forze fisiche. Di conseguenza, il corpo eterico umano è soggetto a leggi completamente diverse rispetto al corpo fisico. E ancora, quando ci avviciniamo al corpo astrale dell’uomo, lo troviamo connesso a mondi che non incontriamo in quel cosmo, che è contenuto nel fisico, nel­l’eterico, in cui viviamo tra nascita e morte, ma troviamo che con il nostro corpo astrale apparteniamo ad un mondo in cui entriamo tra la morte e una nuova nascita.

 

E infine, con l’Io, si appartiene a un mondo che scorre come una corrente attraverso mondi che, come ad esempio il nostro mondo, sono a loro volta tripartiti. Il nostro mondo è triplice: fisico, eterico, astrale. Il mondo dell’Io passa attraverso questo mondo e attraverso altri mondi tripartiti simili. Quindi è un mondo molto piú ampio. È un mondo che dobbiamo descrivere come il mondo dell’eterno in contrapposizione a quello del temporale.

 

Ma è anche vero che quando ci avviciniamo a quelle facoltà percettive e cognitive dell’essere umano che ci fanno conoscere il corpo eterico o formativo, il corpo astrale e l’Io, in realtà entriamo sempre in mondi completamente diversi. Dobbiamo entrare nella sfera del pensiero attivo, del pensiero sperimentato, se vogliamo raggiungere il nostro corpo eterico. Dobbiamo solo immaginare come tutto ciò che ci circonda come mondo sia diverso rispetto a quando siamo nel mondo fisico-sensibile. Soprattutto le cose e i processi che ci sono familiari dal mondo fisico appaiono molto diversi in questi mondi superiori. Abbiamo solo gli effetti finali sulle cose e sui processi fisici nel mondo fisico che ci circonda. Ma queste cose e questi effetti sono fondati nei mondi superiori. Allora vediamo, per cosí dire, ciò che di queste cose è piú originario rispetto a ciò che nel mondo fisico sta davanti a noi. Ma a parte questo: quando siamo nel mondo fisico, abbiamo innanzitutto quel mondo ben noto alla coscienza ordinaria, il mondo in cui l’uomo è circondato dai tre regni della natura e dal proprio regno; ma quando ascendiamo a quei poteri di conoscenza – nei miei libri li ho chiamati conoscenza immaginativa – attraverso i quali diventiamo consapevoli del nostro corpo eterico o for­mativo, allora entriamo nel mondo eterico. E quando ci siamo rafforzati a tal punto, quando ci siamo illuminati interiormente e ci sperimentiamo, per cosí dire, nel secondo essere umano, nel corpo delle forze formative, allora entriamo anche nel mondo, che almeno inizialmente ci si rivela nelle sue immagini il mondo degli Angeli, Arcangeli, Arcai.

 

Quando si irrompe in quella sfera del mondo in cui ci diventa visibile il corpo eterico o corpo delle forze formatrici, allora, nel mondo del profluvio di immagini in cui si entra, compaiono le rivelazioni di quegli esseri che appartengono alla terza Gerarchia: Angeli, Arcangeli, Arcai. Quindi siamo circondati da esseri che non sono intorno a noi nel mondo fisico e sensibile. Il modo in cui siamo circondati da questi esseri è tale che essi ci appaiono nelle qualità, vorrei dire, che ci vengono date anche qui nel mondo sensibile attraverso i nostri sensi.

 

Arcobaleno

 

Ma qui, nel mondo dei sensi, i colori sono tali da essere diffusi sulla superficie delle cose o da apparirci in una configurazione puramente fisica, come, ad esempio, nell’ar­cobaleno. I suoni sono tali che ci appaiono collegati a questa o quella cosa del mondo fisico-sensibile. Anche il caldo e il freddo, ad esempio, sono cosí che emanano da una o dall’altra cosa del mondo fisico-sensibile. Se guardiamo questo mondo in cui ci appare la terza Gerarchia, allora non abbiamo colori che aderiscono alle cose, suoni che non risuonano dalle cose e cosí via, ma abbiamo, non si può nemmeno dire attraverso lo spazio bensí attraverso il tempo, colori fluenti, toni che scorrono, caldi e freddi che vibrano. Ciò che è colorato non si estende sulla superficie delle cose, ma fluttua, ondeggia. Ma si sa semplicemente, attraverso le forze con cui ci si è trasportati in questi mondi, che proprio come si sospetta qualcosa di materiale dietro la cosa colorata nel mondo fisico, che se si vede una qualsiasi nuvola di colore che inonda, un organismo di colore fluttuante, si potrebbe anche dire, in questo mondo vediamo un elemento animico-spirituale che appartiene alla terza Gerarchia che governa e tesse in esso. Cosí, nel momento in cui all’essere umano appare il quadro della vita di cui ho parlato, che mostra in modo vivido, come in un attimo, ciò che abbiamo vissuto fin dalla nostra nascita, in quel momento vive all’interno di questa corrente degli eventi della nostra vita ciò di cui si può dire: la terza Gerarchia vive ora nel mondo fluttuante di colori, suoni e cosí via, che è stato liberato dalla materia.

 

Se poi ci innalziamo, con la forza della nostra capacità di conoscenza, per osservare il nostro corpo astrale, cioè ciò che era presente in noi prima di scendere nell’esistenza terrena, che porteremo di nuovo con noi quando varcheremo la porta della morte, allora sappiamo: questo è un altro mondo, ma un mondo che non troviamo nell’etere del cosmo, che si trova dietro la porta della nascita e della morte. È un altro mondo quello in cui stiamo entrando. È il mondo astrale.

 

Le cose non coincidono esattamente con quanto ho descritto nella mia Teosofia; lí la questione si caratterizza da un diverso punto di vista. Ma come incontriamo la terza Gerarchia quando ci orga­nizziamo fino al nostro corpo formativo, allo stesso modo incontriamo in questo mondo la seconda Gerarchia in cui il nostro proprio corpo astrale ci diventa visibile: Potestà, Virtú, Dominazioni. E questa seconda Gerarchia ora non ci appare, per la reale visione, in colori e toni dilaganti, ma ci appare in modo tale da annunciarci e rivelarci i significati individuali all’interno del Logos che fluttua nel mondo. Ci parla.

 

Francesco Botticini «Gerarchie angeliche»

Francesco Botticini «Gerarchie angeliche»

 

Se si vuole indicare come potete rela­zionarvi con questi mondi dopo aver ac­quisito le corrispondenti forze di cono­scenza, se si vuole farlo utilizzando parole a cui si è abituati per queste allusioni, parole che ovviamente non hanno piú il loro significato originario nel mondo dei sensi, ma da cui si può dedurre qualcosa su questo rapporto con i mondi superiori, bisogna dire: per il mondo eterico il pen­siero vivente interiore diventa una sorta di organo tattile. Con il pensiero vivente interiore tocchiamo questo mondo fluente di colori e cosí via. Non dobbiamo immaginare che sia cosí, che vediamo il rosso allo stesso modo in cui vediamo il rosso dei sensi, che si estende sulle cose, in un certo senso non vediamo con un occhio, ma piuttosto sentiamo, tocchiamo il rosso, il giallo e cosí via. Tocchiamo i suoni. In modo che possiamo dire: nel mondo eterico il pensiero vivente è toccare ciò che vive nel mondo della terza Gerarchia.

 

Se poi entriamo nel mondo al quale appartiene, per cosí dire, il nostro corpo astrale, non possiamo piú dire di questo mondo astrale che lo tocchiamo soltanto, ma dobbiamo dire: comprendiamo questo mondo come una rivelazione degli esseri della seconda Gerarchia. Comprendiamo ogni singola affermazione come membro, come una parte del Logos del mondo. Il linguaggio degli esseri spirituali arriva attraverso il silenzio profondo. Quindi dopo il tatto viene il linguaggio, il messaggio.

 

E se, nel modo che ho indicato ieri, lottiamo per sperimentare l’Io, che va da vita sulla Terra a vita sulla Terra, e attraversa le altre vite intermedie, tra la morte e una nuova nascita, allora entriamo in un mondo che è il vero mondo spirituale, il mondo spirituale superiore. In questo mondo inizialmente entriamo in un rapporto molto speciale con il nostro vero Io. L’Io che sperimentiamo qui interiormente nella nostra esistenza terrena tra nascita e morte è legato al corpo fisico. Questo ci è percepibile fintantoché ci sperimentiamo nel corpo fisico, e siamo in un certo modo costretti ad essere altruisti quando ascendiamo nel mondo eterico, nel mondo astrale. Qui tutt’al piú abbiamo qualcosa come un ricordo di questo Io terreno.

 

Ma poi troviamo il vero Io nel modo indicato, mentre passa da vita terrena a vita terrena. Troviamo questo vero Io in modo tale che inizialmente ci sembra un essere completamente diverso. Diciamo a noi stessi: «Eccomi qui in questa vita tra nascita e morte nell’esistenza terrena. Guardo indietro attra­verso il pezzo di mondo eterico che mi appare, fino alla mia nascita sulla Terra. Poi guardo piú in là nei mondi, in vasti regni che in realtà hanno solo un’esistenza temporale, dove parlare di spazio è in fondo un’assurdità; ma mi sembra un’ampia prospettiva vedere il mondo con tutto il suo contenuto mentre vive intorno a noi tra la morte e una nuova nascita. Guardando attraverso l’etere, attraverso il mondo della terza Gerarchia, guardando attraverso l’astrale, in cui mi trovavo tra la morte e una nuova nascita come in un mondo sovrasensibile che vive nella rivelazione del Logos e si rivela attraverso un linguag­gio cosmico, guardando attraverso tutto questo, guardo finalmente verso un essere che inizialmente era lontano da me, verso quello che era lo scopo della mia vita nella mia precedente vita terrena». Dapprima la cosa mi appare in modo tale che dico a me stesso: «Sono qui nella vita terrena con il mio attuale Io spettrale, e poi guardo indietro, attraverso tutto ciò che ho appena descritto, fino al contenuto della mia precedente vita terrena. Ma allo stesso tempo vedo come lui, come un Io che si liberava, ha attraversato i mondi attraverso i quali guardavo come in prospettiva, fino alla mia attuale vita terrena.

 

All’inizio, vedo davvero il mio vero Io vivente come un essere strano e distante. E mi riconosco ancora in questo essere che inizialmente mi appare strano».

 

In questa frase, ogni parola dovrebbe essere presa molto sul serio, perché ogni singola parola in questa frase ha un’importanza molto speciale. Fa parte dell’intera esperienza il fatto che passi dal percepire il tuo proprio Io come qualcosa di inizialmente estraneo al dire a te stesso: «Ciò che inizialmente ti appariva come estraneo in realtà ti è apparso cosí, come se un altro essere fosse vissuto in un lontano passato, ma eri tu».

 

E allora ci si rende conto di come questo Sé sia appena fluito in questa vita terrena dalla precedente esistenza terrena, ma di come ora sia, per cosí dire, nascosto in questa vita terrena e apparirebbe solo se tutti gli eventi che si verificano tra l’addormentarsi e il risveglio si presentassero davanti all’anima umana. Ciò che continua a tessere e a vivere lí dentro è ciò che ci è arrivato dalla precedente vita terrena, scorrendo attraverso il mondo astrale ed eterico.

 

Vedete, in questa penetrazione c’è un mondo di contraddizioni terrene e di impressioni celesti: contraddizioni terrene in modo tale che, attraverso tutto ciò che si ha inizialmente per la vita quoti­diana qui sulla Terra, fondamentalmente non si riesce a raggiungere il proprio vero Io. Solo il primo rudimento dell’amore vive effettivamente in questo Io terreno. E solo questo dà splendore alla vita sulla Terra, il fatto che la forza dell’amore si irradi in questa vita terrena. Ma questo amore deve essere accresciuto. Questo amore deve aumentare in modo tale che l’uomo diventi capace, attraverso l’incre­mento dell’amore, di percepire il mondo eterico e il mondo astrale, e quindi di superare effettivamente ciò che vive in lui come il suo Io, come egoismo, come l’opposto dell’amore, ciò che vive in lui nella vita come opposto dell’amore e gli dà l’opportunità di sentirsi se stesso nella vita terrena.

 

Due innamorati

 

L’amore deve diventare cosí forte che si im­pari a trascurare questo Io della Terra, a dimen­ticarlo, a non prestargli piú attenzione. L’amore è l’assorbimento del proprio essere nell’altro. Questo deve essere cosí forte che non si presti piú attenzione al proprio Io che vive nel corpo terreno. Allora sorge la contraddizione che è proprio attraverso l’al­truismo, attraverso la piú alta capacità di amare, che ci si avvicina al proprio vero Io, che poi risplende verso di noi nella distanza del tempo.

 

Bisogna perdere il proprio Io terreno per poter intravedere il proprio vero Io. E chi non sviluppa questa devozione non può avvicinarsi a questo vero Io. Si potrebbe dire: il vero Io non vuole essere cercato per apparire, per rivelarsi; e si nasconde quando viene cercato. Perché si trova solo nell’amore. E l’amore è la consegna del proprio essere all’altro essere. Pertanto il vero Io deve essere trovato come un essere estraneo.

 

E nello stesso momento in cui si comincia a vedere il proprio vero Io, allo stesso tempo si diventa consapevoli di ciò che ora vive in un altro mondo, nel vero mondo spirituale. Si incontrano gli esseri della prima Gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni.

 

E come si ritrova se stessi, di cui qui nella vita terrena si ha in realtà solo un riflesso, si ritrova la vera forma spirituale dell’intero mondo dell’ambiente terreno. Bisogna perdere anche questo mondo terreno per questa conoscenza, per ritrovare il suo vero mondo originario insieme al nostro vero Io.

 

Cosí si può dire: ciò che si rivela nel mondo spirituale è il riconoscimento, il tatto, il linguaggio, il riconoscimento, ma il riconoscimento di qualcosa che in realtà prima si è conosciuto solo in un riflesso, in un’immagine.

 

In questo modo, sperimentando il proprio essere umano, si vive nella totalità dell’universo con la conoscenza del proprio essere umano. E questa divisione dell’essere umano in corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io può essere rappresentata pienamente solo se si descrive contemporanea­mente come questi singoli membri della natura umana sono collegati ai corrispondenti mondi del­l’universo.

 

Ciò che ho appena presentato deve essere ben compreso e penetrato se si vuole arrivare a ciò che sta al cuore dell’enumerazione di queste quattro componenti della natura umana. Questo è sicuramente uno dei punti in cui diventa del tutto chiaro che l’uomo non solo deve pensare diversamente se vuole elevarsi alla “verità del mondo spirituale”, ma che deve pensare in modo diverso. Deve trasformare tutto il pensiero – che in realtà è solo una cosa pittoricamente morta nella visione puramente fisico-sensibile – in un pensiero vivente.

 

E lí si può sperimentare qualcosa di molto speciale della cultura del presente, della vita intellettuale del presente, che mostra quali ostacoli devono essere superati affinché l’antroposofia possa penetrare nelle anime delle persone.

 

La Scienza Occulta

 

Quando la mia Scienza occulta fu pubblicata, un noto filosofo contemporaneo attaccò questa scienza occulta. Eb­bene, questo filosofo contemporaneo ha letto per primo il capitolo che parla della divisione della natura umana in corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale, Io e cosí via. An­che molte persone ingenue e dotate di buon senso hanno letto questa Scienza occulta. Hanno saputo immaginare qualcosa, perché le cose si possono sempre seguire con il buon senso, cosí come si può capire un quadro anche se non si è pittori. Ma alcune persone, che al giorno d’oggi ven­gono spesso chiamate filosofi, hanno molti piú problemi di comprensione rispetto all’ingenuo bambino umano. Perché questo filosofo tanto citato ora legge: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale, Io – sí, strano, cosa dovrei farne? Cos’è tutto questo? Corpo fisico, ovviamente; corpo eterico, beh, può essere vero; ciò che è materia densa nel corpo fisico può essere materia piú fine, ma è pur sempre materia. Quindi questa è una linea di demarcazione arbitraria tra il corpo fisico e il corpo eterico. Corpo astrale, sappiamo qualcosa dell’anima, diceva questo noto filosofo, ma del corpo astrale? Nell’anima c’è il pensare, il sentire e il volere. Queste sono le funzioni del corpo fisico. Se hai compreso il corpo fisico, hai compreso anche il pensiero, il sentimento e la volontà. E Io… questo è solo il riassunto di tutto questo.

 

E ora, vedete, come si è formato il pensiero critico di questo noto filosofo? Ecco come si è forma­to: ha guardato ciò che aveva davanti nella Scienza occulta, come si guarda una poltrona, e ha detto a se stesso: puoi anche dividere la poltrona nelle gambe, nel sedile e nello schienale, prima, seconda, terza parte. Allo stesso modo, ha pensato, ora posso dividere le persone come si dividerebbe una poltrona. Ebbene, ha scoperto: “Questa è una bella panoramica dell’essere umano, ma non dice nulla di particolarmente nuovo”, perché pensava che se si divide l’essere umano in queste quattro parti, allora sarebbe come dividere una poltrona.

 

Vedete, le cose andrebbero meglio nella scienza naturale. Non si potrebbe piú parlare di semplici categorizzazioni. Perché quando c’è l’acqua, il chimico scompone quest’acqua in idrogeno e ossigeno, H2O; lo scienziato naturalista non accetterà che l’acqua sia semplicemente divisa astrattamente in due parti, idrogeno e ossigeno. Lui non può accettarlo, perché sa che l’idrogeno non deve solo essere legato all’ossigeno, come nell’acqua, ma può essere legato a qualcosa di completamente diverso, per esempio al cloro, come nell’acido cloridrico. Quindi l’idrogeno che si trova nell’acqua non è solo un elemento, una parte dell’acqua, ma, quando è fuori dall’acqua, può formare composti completamente diversi. E ancora, l’ossigeno, quando è fuori dall’acqua, può formare composti completamente diversi, può legarsi a sostanze completamente diverse, per esempio al calcio della calce. Quindi l’idrogeno può andare via e diventare acido cloridrico insieme al cloro, l’ossigeno può andare via e diventare calce insieme al calcio. Non è accettabile dire che bisogna dividere l’acqua in modo astratto come una poltrona.

 

fisico-eterico-astrale-Io

 

Con l’essere umano siamo a un livello ancora piú alto. Qui non si tratta di una semplice divisione, in corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io, ma dobbiamo dire: ciò che è il corpo fisico dell’uomo appartiene alla Terra. E quando l’uomo oltrepassa la porta della morte e lascia dietro di sé il suo cadavere fisico, allora il corpo fisico va alla Terra, e il corpo eterico sale nell’etere. Ma il corpo astrale si allontana da entrambi per entrare in quei mondi in cui è presente la seconda Gerarchia. E l’Io appartiene a un altro mondo, il mondo in cui si trova la prima Gerarchia. Questi quattro membri non sono elementi di classificazione, questi quattro membri appartengono a sfere completamente diverse dell’universo. La classificazione sottolinea anche la natura degli esseri umani. Questo è presente ad un livello molto piú alto di ciò che bisogna cercare nella via dalla poltrona all’acqua.

 

Ma ovviamente nel nostro attuale sviluppo intellettuale si è creato un ostacolo significativo, perché il tanto citato filosofo ha potuto imparare, già nella chimica, che non sempre si deve parlare solo di divisioni astratte, come si può fare con una poltrona, ma non con l’acqua. Ma la filosofia del cosiddetto filosofo non si estendeva dalla poltrona all’acqua. Non si estendeva dalla concezione delle banalità della vita, che si esprimono solo in concetti astratti, alle scienze naturali. E le scienze naturali, d’altra parte, non arrivano alla filosofia. Tanto che il chimico oggi non pensa affatto a queste cose.

 

Quindi nella filosofia, che da questo punto di vista potrebbe anche essere definita una dottrina da poltrona, in questa filosofia non prevale ancora il pensiero scientifico. Nella chimica, nelle scienze naturali, non esiste filosofia. Quindi non esistono affatto le condizioni, soprattutto nel mondo accademico, per arrivare alla verità interiore piú profonda dell’universo nella sua connessione con l’uomo.

 

La persona che ha affrontato la questione in modo critico mi ha anche inviato il manoscritto del saggio. Ma cosa si dovrebbe fare con una cosa del genere? Non si può discutere con una persona del genere; gli mancano i primissimi prerequisiti. L’ho lasciato lí, il saggio. Poi l’ho ritrovato, semplicemente stampato, con tutti gli errori, con tutte le assurdità effettivamente contenute in questa filosofia da poltrona. Sono proprio queste le fatidiche insidie che l’antroposofia si trova ad affrontare nel suo cammino. E dobbiamo vedere qual è la situazione tra l’antroposofia e ciò che spesso la critica. È da questa parte in particolare che all’inizio non c’è la minima possibilità di comprensione.

 

E questo filosofo, molto noto tra i filosofi di oggi, ammette persino certe cose che ricordano piú le idee abituali della civiltà odierna. Ad esempio, ammette che una volta esisteva un’Atlantide, un conti­nente tra l’Europa e l’America, e che lí vivevano gli antichi atlantidei, una pre-umanità. Ora in quel saggio si trova la sua ipotesi – non espressa esattamente nelle stesse parole – come si arriva a clas­sificare l’uomo in questo modo oggi, quando ormai esiste una vera e propria fisiologia e una vera e propria psicologia? Naturalmente, in antroposofia non la si classifica come una poltrona, ma lui ci crede. Per questo filosofo molto coscienzioso questa era una domanda sconcertante: come si arriva a fare una tale classificazione? È qualcosa di cosí primitivo rispetto a ciò che ha il filosofo di oggi! Ebbene, il filosofo di oggi non ha molto dal punto di vista della verità, ma crede di avere molto. Due giorni fa, ho mostrato agli stimati visitatori del corso per insegnanti come si debba realmente intendere quella che oggi viene chiamata la cosiddetta psicoanalisi.

 

Questa psicanalisi, vorrei ripeterlo qui, ha la particolarità di emergere, da un lato, da una fisiologia dilettantistica, che non raggiunge lo spirito nell’anima, che si ferma in basso al corpo, e dall’altro lato si basa su una psicologia dilettantesca. Le due cose non si incontrano. E cosí si cercano relazioni grottesche tra il dilettantismo che si tenta in psicologia e il dilettantismo che si tenta in fisiologia. E il dilettantismo è enorme e ugualmente grande in entrambi i casi. Il dilettantismo psicologico degli stessi psichiatri è altrettanto grande quanto il dilettantismo fisiologico; ma quando i due dilettantismi sono uguali e lavorano insieme, si moltiplicano a vicenda. Questo è il dilettantismo al quadrato, se­condo un calcolo molto semplice. Sicché la psicanalisi, per una visione reale, è in realtà dilettantismo al quadrato, perché nasce dalla moltiplicazione di dilettantismo per dilettantismo.

 

Per questo noto filosofo la questione era questa: non riusciva a spiegarsi come qualcuno oggi arrivi a dividere una persona in quattro arti in un modo cosí primitivo, come dividere una poltrona in tre parti. Non riusciva a spiegarlo. Cosí ha ipotizzato che io fossi un atlantideo risorto. Si tratta di una ipotesi piuttosto ingegnosa dal punto di vista della filosofia della poltrona.

 

Ma tutte queste cose indicano che se si vuole arrivare alla vera antroposofia, bisogna decidersi a superare alcune cose. E ciò che deve essere superato è per esempio quanto segue: si impara a ricono­scere direttamente l’anima e lo spirituale e poi si può parlare dell’anima e dello spirituale al di fuori del fisico. Non si parla di anima e Spirito con delle conclusioni qualsiasi, ma si parla di anima e Spirito per­ché li si vede nella loro realtà. Oggi arrivano persone che non possono piú fare a meno di accogliere in qualche modo l’anima come un bisogno interiore. Ma poi dico­no che bisogna desumere lo spirituale dagli effetti del fisico.

 

Venere acchiappamosche

 

Ho detto che per alcuni “illuminati” antroposofi questa sarà una ripetizione. Quindi ripeto molte cose che già sapete. Ad esempio, che oggi ci siano filosofi naturalisti o filosofi di storia naturale che dicono: esiste una pianta, la Venere acchiappamosche. Ha foglie e fiori dalla forma particolare. Quando un insetto si avvicina, si chiude. La Venere acchiappamosche cattura questo insetto e lo consuma. Sí, se volete dedurre l’anima da tale comportamento esteriore e dire che anche la pianta ha un’anima, allora posso dirvi qualcosa d’altro che deve avere anche un’anima. Questo è un certo strumento, anche messo assieme da esseri umani. Ci mettete dentro un po’ di speck, e c’è uno sportello che si chiude quando arriva un topo che, attratto dallo speck, entra in questo strumento. Quando lo sportello si chiude, è esattamente lo stesso che con la Venere ac­chiappamosche, con la pianta. Si può dedurre l’anima della trappola per topi esattamente nello stesso modo in cui lo scrittore di filosofia naturale deduce l’anima delle piante. Le cose non possono essere dedotte da tali apparenze esterne.

 

Impronta nella ceralacca

 

Ma ora bisogna avere chiaro che qui c’è qualcosa che va al di là delle idee sulle solite prove o confutazioni che le persone hanno abitualmente. Perché, vedete, se imparate a conoscere l’essere umano da questo vero punto di vista, sperimenterete ciò che si esprime come natura fisica nelle persone; ciò diventa nella vita terrena un’impronta completa di ciò che l’uomo è come essere spirituale. E proprio come si imprime il sigillo nella ceralacca, cosí potete trovare ovunque nel corpo fisico umano l’impronta di ciò che l’essere uma­no è spiritualmente e animicamente. Ciò che l’uomo è spiritualmente e animicamente può es­sere dimostrato ovunque nelle circonvoluzioni del cervello. E se volete rendervi insensibili al mondo spirituale, potete dire: tutto è contenuto nel mondo fisico. Potete essere un materialista se volete. Non manca nulla alla natura negli es­seri umani. Non dovete solo insistere su prove o confutazioni del solito tipo che altrimenti si cer­cano nel mondo, ma dovete avere ben chiaro che dovete avere un’aspirazione verso lo Spirito, che dovete riconoscere lo spirituale come qualcosa di indipendente. Allora non si negherà che esiste un sigillo, perché c’è l’impronta nella ceralacca. Il materialista dice: «Non esiste un sigillo, è tutto fatto di ceralacca». Cosí può dimostrare che nel sigillo non c’è nient’altro: c’è Josef Müller, che è nella ceralacca; tutto l’uomo è contenuto nella ceralacca.

 

Verso lo Spirito

 

Potete essere materialisti se non avete la possibilità di trovare il punto di partenza per il cammino verso lo spirito e l’anima, l’archetipo, dalle forze dell’anima, verso l’autopercezione dello spirituale e dell’anima. Le prove approssimative non bastano, perché potete dimostrare il materialismo se si rimane nel mondo fisico con le proprie prove. È di questo che si tratta. Il passaggio dal fisico allo spirituale deve essere un atto umano interiore, non una dimostrazione astratta. Alla vera antroposofia si arriva attraverso un atto umano interiore che fa avanzare attivamente la conoscenza. E tutti i ragionamenti sulle prove sono inutili, perché quan­do vi fermate con le vostre prove nel mondo fisico-sensibile, tutte le prove crollano e non si possono confutare le prove di una persona che non trova l’inizio del percorso verso il mondo spirituale dalla forza primordiale della vita umana.

 

Questo fatto deve essere riconosciuto. Bisogna rendersi conto che è dato alla libertà dell’uomo ele­varsi dal fisico allo spirituale, che non è un atto di prova non libera, ma un atto di esperienza cosciente umana interiore, questa ascesa ai mondi spirituali. E quando si sente veramente questo interiormente, allora si ha ciò che serve per comprendere correttamente la posizione dell’antroposofia in relazione ai modi di conoscenza puramente fisici.

 

Ma ciò è cosí necessario per il nostro tempo. Non possiamo pretendere che una filosofia appli­cabile in termini di analisi solo alle poltrone, colga davvero ciò che è degno dell’uomo; essa può solo cogliere ciò che è degno delle poltrone. Ma l’umanità oggi ha bisogno di ciò che conduce l’uomo all’uomo stesso, non soltanto alla sua impronta. Nella contemplazione l’impronta offre tutto ciò che è contenuto nell’archetipo dell’essere spirituale, ma non nell’esperienza. Perché nell’esperienza l’uomo deve trovare se stesso come essere spirituale. Allora trova anche il mondo come essere animoco-spirituale. Quindi, in fondo, tutto il percorso di conoscenza è legato al riconoscere se stessi come immagine del vero essere umano.

 

Se nell’elevazione dell’amore ci si eleva a tal punto nella conoscenza che all’inizio il proprio Io appare estraneo e lo si riconosce per la prima volta, e ci si eleva in modo tale da riconoscere il mondo terreno nell’ambiente, allora non si sta solo in un processo cognitivo astratto, ma in un processo vivente di conoscenza.

 

Fede e conoscenza

 

Ed è in questo processo vivo di conoscenza che il mondo si rivela all’uomo attraverso il suo stesso essere e che l’essere stesso dell’uomo si rivela nel­l’esperienza del mondo esterno. L’uomo diventa realmente un essere che ritrova se stesso nell’intero universo, perché conoscendo se stesso impara a conoscere il mondo e conoscendo il mondo impara a conoscere se stesso. E nel rapporto reciproco tra il mondo e l’uomo, si rivela ciò che collega l’uomo con il divino-spirituale, ciò che nell’uomo risplende interiormente con lo stato d’animo religioso di ogni reale conoscenza superiore.

 

E quando la seria conoscenza si completa final­mente nell’esperienza religiosa, allora alla cono­scenza viene conferito lo splendore della religione, e allora la trasparenza della conoscenza viene ele­vata al punto in cui la fede diventa conoscenza attraverso la propria interiore forza conoscitiva. Il mondo si trova nell’uomo, l’uomo nel mondo, attraverso il cammino conoscitivo nel mondo.

 

Il mondo e l’uomo sono uniti in un unico essere cosmico divino-spirituale onnicomprensivo, nel quale l’uomo poi ritrova se stesso e il mondo e con ciò ascende alla sua reale, vera dignità umana, che può poi veramente passare nel suo ethos religioso e morale e renderlo un essere umano completo.

 

Nel mondo eterico attraverso il pensiero vivente: il tatto.

Nel mondo astrale attraverso il silenzio profondo: la parola.

Nel mondo spirituale: il riconoscimento.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta a Dornach il 22 aprile 1923.

O.O. N° 84. Traduzione di Marco Allasia.

Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.