UOMO NATURA DIVINA
L'uomo terrestre odierno non sa ricordare ancora di aver collaborato
alla struttura fisica della terra stessa, e all'organismo animato del suo
proprio corpo, ma, come in un sogno inviato dagli dèi, egli ne ha
ricevuto quelle immagini-rimembranze, ispirate in lui dall'alto, che sono
le costruzioni architettoniche e generalmente le creazioni plastiche delle
arti figurative.
Con immenso lavorío di innumerevoli esistenze l'uomo prepara
inconsciamente (guidato da ispirazioni celesti) la sua stessa coscienza
universale, cosí della terra e del cielo cosmico, come del proprio
corpo terreno. In quanto egli giunge, a mano a mano, a riconoscere la sua
realtà divina coscientemente, quella realtà diventa
realtà umana, e non è ora inaccettabile asserire che
il contraccolpo di questo auto-riconoscimento e di questa auto-trasformazione
opera su tutto l'universo fisico e spirituale, su tutti i rapporti della
vita sociale, non solo di quella fra i suoi simili, ma fra lui e gli esseri
della natura, fra lui e gli esseri celesti, fino a che egli raggiunga il
potere di creare coscientemente la sua propria vita secondo la stessa volontà
del Padre divenuta volontà d'uomo. Ed è l'apertissimo arcano
della vera potenza riservata all'uomo.
Cosí l'uomo terrestre, dapprima opera d'arte (creatura) degli
spiriti divini, diventa, via via, creatura sua propria, opera di se stesso:
opera d'arte auto-cosciente e interamente umana: come uno scultore che
avesse dapprima creato la statua, ma solo per infondervi la sua stessa
essenza scultoria creatrice, affidando con ciò alla statua medesima
il compito di rimodellarsi da sé, rimodellando, insieme, anche il
mondo da cui fu attinta la sua materia: la sostanza terrestre della sua
primitiva figura. L'archètipo della sua forma è d'origine
extraterrestre, divina; ma ormai quell'archètipo, quella forma vive
e opera dentro una propria terrestrità, è contenuta in
essa. Essa deve prendere coscienza della sua forma divina originaria, e
riesprimerla, restituirla, risollevarla per forza di coscienza propria
al mondo divino da cui proviene.
Gli uomini singoli dunque sono, sulla terra, immaginazioni e figure
divine; ma figure di un Io creatore, che si è sacrificato dentro
le sue stesse umane figure per poterle far diventare indipendenti da lui,
libere e consce della propria divinità, trasformando cosí
la figura originariamente divina in una figura del tutto umana, intera
in se stessa, e padrona di quel suo interiore dinamismo celeste che si
chiama Vita.
A. Onofri, Nuovo Rinascimento,
Ed. Laterza, Bari 1925
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