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Gustav
Meyrink |
Nato a Vienna nel 1868, formatosi tra Monaco,
Amburgo e Praga, studioso di Kabbala e alchimia, occultista, cultore di
yoga, orientalista, veggente, perseguitato antimilitarista, contestato
scrittore, i suoi lavori spaziano dai racconti alle pièce teatrali,
dalle novelle grottesche ai grandi romanzi come Il Golem, Il
domenicano bianco, La faccia verde, L'angelo della finestra
d'Occidente, La notte di Valpurga, La casa dell'alchimista.
Scrive Massimo Scaligero* che egli è «molto
piú di quello che non sembri, aderente a ciò che il senso
dei nuovi tempi contiene di sano e di costruttivo. Il tipo di "svegliato",
di "liberato" ch'egli presenta nei suoi due maggiori lavori, Der Golem
e Das grüne Gesicht, è un tipo nobilmente antico, consacrato
da una tradizione spirituale che stette al centro delle maggiori civiltà
e fu alimentata anche da quella nostra, romana, attraverso i misteri, i
riti sacrificali e il culto dei morti, sempre tenuta celata al volgo e
permanendo viva anche nel tempi piú oscuri, lungo una trasmissione
segreta di cui pochi eletti sono stati i depositari. Niente invenzione
dunque: l'invenzione è soltanto nella trama che fa vivere talune
figure e rappresenta certi stati d'animo tecnicamente riconoscibili da
chi sa, mentre dallo stupore drammatico emerge, come da una frattura luminosa,
la figura dello "svegliato", ossia di un "tipo" che oggi può apparire
campato nell'irrealtà, in quanto non ha nulla di comune con l'uomo
moderno, ma che può peraltro rappresentare un tipo nuovo, di natura
superiore, nel quale l'umanità – o una razza privilegiata – potrebbe
culminare, in seguito a una reale riaffermazione dei valori spirituali».
* in AA. VV., Meyrink scrittore
e iniziato, Ed. Basaia, Roma 1983
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