LA
LEGGENDA DEL TEMPIO
Un tempo uno degli Elohim
si uní con Eva e ne nacque Caino. In seguito un altro Elohim, Adonai
o Jehova-Jahve, creò Adamo. Quest'ultimo si uní con Eva e
da quell'unione nacque Abele. Adonai provocò discordia fra gli appartenenti
alla famiglia di Caino e gli appartenenti alla famiglia di Abele, con la
conseguenza che Caino uccise Abele. Dalla nuova unione di Adamo con Eva
derivò la stirpe di Set.
Abbiamo cosí due stirpi umane: una dei discendenti originari dell'Elohim,
i figli di Caino, chiamati anche figli del fuoco. Sono quelli che coltivarono
la terra, che lavorarono la terra senza vita e la trasformarono con l'arte
degli uomini. Enoch, uno dei discendenti di Caino, insegnò agli
uomini l'arte di lavorare le pietre, di costruire le case, di organizzare
la società, di fondare organizzazioni sociali. Un altro dei discendenti
di Caino è Tubal-Caino, che lavorò i metalli. Da questa stirpe
discende anche l'architetto Hiram-Abiff.
Abele era pastore e si attenne a quel che aveva trovato e prese il mondo
come era. È questo il contrasto che sempre esiste fra gli uomini:
gli uni si attengono al mondo come è, gli altri vogliono formare
con l'arte qualcosa di nuovo e vitale dalla materia senza vita.
Il re Salomone era un discendente della stirpe di Abele e non poteva da
solo costruire il tempio; gli mancava l'arte.
Chiamò quindi l'architetto Hiram-Abiff, un discendente della stirpe
di Caino.
I figli di Caino contribuiscono alla costruzione del mondo. Sono loro che
portano dal mondo esterno le pietre per la costruzione del tempio, che
viene eretto grazie alla loro arte.
I discendenti della stirpe di Abele-Set sono i cosiddetti figli di Dio,
che curano l'aspetto spirituale della natura umana. Le due correnti furono
sempre in certo qual modo contrapposte.
Da un lato abbiamo l'azione mondana degli uomini, l'elaborazione delle
scienze che servono al loro benessere e in genere alla vita quotidiana;
dall'altro vi sono i figli di Dio che si occupano di elaborare le superiori
qualità umane.
Doveva essere preparata una dimora per l'apparizione della parola di Dio
sulla terra. Accanto a questa doveva svilupparsi nel corso del tempo la
sfera divina stessa come una specie di corrente parallela. Per questo si
distinguono i figli degli uomini, la stirpe di Caino, che dovevano preparare
la sfera mondana, dai figli di Dio, i figli di Abele-Set, che curavano
la sfera divina, fino a quando le due correnti si sarebbero unite. Il Cristo
Gesú riuní le due correnti.
Il tempio doveva essere costruito fisicamente, fino a quando apparisse
nel Cristo Gesú chi lo potesse ricostruire in tre giorni.
Tratto da: R. Steiner,
La leggenda del tempio e la leggenda aurea,
Ed. Antroposofica, Milano 1994
|
Gesú ha detto: «Distruggete questo tempio
e Io lo ricostruirò in tre giorni». Parlava di se stesso.
Se lo avessero bruciato, o gettato in fondo al mare, Egli sarebbe resuscitato
in capo a tre giorni.
Ciò che è scritto della resurrezione di Gesú è
vero. Vi ho detto spesso che la terra non prende che ciò che ha
donato. Gesù non è nato dalla carne, quindi non poteva restare
a lungo nella terra, alla quale non apparteneva. L'hanno messo nella terra,
ma Egli è resuscitato, come ci è stato annunciato nelle Scritture.
Il Suo corpo, i Suoi vestiti, la croce sulla quale è stato crocifisso,
nulla resta di tutto ciò.
La Terra non può distruggere nulla di ciò che le appartiene,
né trattenere ciò che non le appartiene.
Il Cristo si è mostrato molto poco ai Suoi apostoli, dopo la Sua
resurrezione; l'incontro piú lungo non ha superato l'ora e mezza.
Si è anche fatto vedere a della povera gente, che non L'ha riconosciuto.
Maître Philippe
A. Hael, Vita e parole di Maître Philippe,
Edel, Roma 1988
Allorché il cielo cominciò a schiarirsi in oriente, vidi
Maddalena con tre pie Donne uscir dal Cenacolo. Esse portavano aromi e
andavano verso la porticina di Giuseppe d'Arimatea.
Contemplai poi un glorioso splendore tra uno stuolo di Angeli vestiti da
guerrieri. L'anima del Redentore, penetrata dentro la grotta, era andata
a riunirsi al suo corpo glorioso. Allora vidi muoversi le membra del Redentore
e poi il corpo di Lui, unito con la propria anima e divinità, uscir
dal sepolcro, raggiante di luce. Contemporaneamente mi parve che una mostruosa
figura sbucasse dalla terra. Quel mostro, che usciva di sotto alla roccia,
aveva coda di serpente e testa di dragone, che alzava contro il divin Risorto.
Mi sembrò poi che quel figuro avesse testa umana. Notai inoltre
che il Redentore risorto stringeva nella mano un vessillo garrente all'aria.
Egli calpestò la testa del drago, di cui percosse la coda; allora
il mostro scomparve. Tutto ciò mi parve simbolo della vittoria sulla
morte, poiché quando vidi il Redentore schiacciar la testa al dragone,
non scorsi piú il sepolcro.
Poi Gesú s'innalzò radioso dal mezzo della rupe e allora
la terra tremò. Un Angelo, simile a un guerriero, discese dal Cielo
verso il sepolcro come un raggio. Collocò la pietra tombale a destra
e poi vi si assise sopra. Intanto le guardie cadevano come tramortite,
poiché giacevano al suolo senza dar piú segni di vita.
Caterina Emmerick
E. Pilla, Le rivelazioni di Caterina Emmerick,
Ed. Cantagalli, Siena 1968
|
Torna
al sommario
|