L'Archetipo Anno III n. 6, Aprile 1998

LA LEGGENDA DEL TEMPIO

Un tempo uno degli Elohim si uní con Eva e ne nacque Caino. In seguito un altro Elohim, Adonai o Jehova-Jahve, creò Adamo. Quest'ultimo si uní con Eva e da quell'unione nacque Abele. Adonai provocò discordia fra gli appartenenti alla famiglia di Caino e gli appartenenti alla famiglia di Abele, con la conseguenza che Caino uccise Abele. Dalla nuova unione di Adamo con Eva derivò la stirpe di Set.
Abbiamo cosí due stirpi umane: una dei discendenti originari dell'Elohim, i figli di Caino, chiamati anche figli del fuoco. Sono quelli che coltivarono la terra, che lavorarono la terra senza vita e la trasformarono con l'arte degli uomini. Enoch, uno dei discendenti di Caino, insegnò agli uomini l'arte di lavorare le pietre, di costruire le case, di organizzare la società, di fondare organizzazioni sociali. Un altro dei discendenti di Caino è Tubal-Caino, che lavorò i metalli. Da questa stirpe discende anche l'architetto Hiram-Abiff.
Abele era pastore e si attenne a quel che aveva trovato e prese il mondo come era. È questo il contrasto che sempre esiste fra gli uomini: gli uni si attengono al mondo come è, gli altri vogliono formare con l'arte qualcosa di nuovo e vitale dalla materia senza vita.
Il re Salomone era un discendente della stirpe di Abele e non poteva da solo costruire il tempio; gli mancava l'arte.
Chiamò quindi l'architetto Hiram-Abiff, un discendente della stirpe di Caino.
I figli di Caino contribuiscono alla costruzione del mondo. Sono loro che portano dal mondo esterno le pietre per la costruzione del tempio, che viene eretto grazie alla loro arte.
I discendenti della stirpe di Abele-Set sono i cosiddetti figli di Dio, che curano l'aspetto spirituale della natura umana. Le due correnti furono sempre in certo qual modo contrapposte.
Da un lato abbiamo l'azione mondana degli uomini, l'elaborazione delle scienze che servono al loro benessere e in genere alla vita quotidiana; dall'altro vi sono i figli di Dio che si occupano di elaborare le superiori qualità umane.
Doveva essere preparata una dimora per l'apparizione della parola di Dio sulla terra. Accanto a questa doveva svilupparsi nel corso del tempo la sfera divina stessa come una specie di corrente parallela. Per questo si distinguono i figli degli uomini, la stirpe di Caino, che dovevano preparare la sfera mondana, dai figli di Dio, i figli di Abele-Set, che curavano la sfera divina, fino a quando le due correnti si sarebbero unite. Il Cristo Gesú riuní le due correnti.
Il tempio doveva essere costruito fisicamente, fino a quando apparisse nel Cristo Gesú chi lo potesse ricostruire in tre giorni.

Tratto da: R. Steiner, La leggenda del tempio e la leggenda aurea,
Ed. Antroposofica, Milano 1994


Gesú ha detto: «Distruggete questo tempio e Io lo ricostruirò in tre giorni». Parlava di se stesso. Se lo avessero bruciato, o gettato in fondo al mare, Egli sarebbe resuscitato in capo a tre giorni.
Ciò che è scritto della resurrezione di Gesú è vero. Vi ho detto spesso che la terra non prende che ciò che ha donato. Gesù non è nato dalla carne, quindi non poteva restare a lungo nella terra, alla quale non apparteneva. L'hanno messo nella terra, ma Egli è resuscitato, come ci è stato annunciato nelle Scritture. Il Suo corpo, i Suoi vestiti, la croce sulla quale è stato crocifisso, nulla resta di tutto ciò.
La Terra non può distruggere nulla di ciò che le appartiene, né trattenere ciò che non le appartiene.
Il Cristo si è mostrato molto poco ai Suoi apostoli, dopo la Sua resurrezione; l'incontro piú lungo non ha superato l'ora e mezza. Si è anche fatto vedere a della povera gente, che non L'ha riconosciuto.

Maître Philippe
A. Hael, Vita e parole di Maître Philippe, Edel, Roma 1988

Allorché il cielo cominciò a schiarirsi in oriente, vidi Maddalena con tre pie Donne uscir dal Cenacolo. Esse portavano aromi e andavano verso la porticina di Giuseppe d'Arimatea.
Contemplai poi un glorioso splendore tra uno stuolo di Angeli vestiti da guerrieri. L'anima del Redentore, penetrata dentro la grotta, era andata a riunirsi al suo corpo glorioso. Allora vidi muoversi le membra del Redentore e poi il corpo di Lui, unito con la propria anima e divinità, uscir dal sepolcro, raggiante di luce. Contemporaneamente mi parve che una mostruosa figura sbucasse dalla terra. Quel mostro, che usciva di sotto alla roccia, aveva coda di serpente e testa di dragone, che alzava contro il divin Risorto. Mi sembrò poi che quel figuro avesse testa umana. Notai inoltre che il Redentore risorto stringeva nella mano un vessillo garrente all'aria. Egli calpestò la testa del drago, di cui percosse la coda; allora il mostro scomparve. Tutto ciò mi parve simbolo della vittoria sulla morte, poiché quando vidi il Redentore schiacciar la testa al dragone, non scorsi piú il sepolcro.
Poi Gesú s'innalzò radioso dal mezzo della rupe e allora la terra tremò. Un Angelo, simile a un guerriero, discese dal Cielo verso il sepolcro come un raggio. Collocò la pietra tombale a destra e poi vi si assise sopra. Intanto le guardie cadevano come tramortite, poiché giacevano al suolo senza dar piú segni di vita.

Caterina Emmerick
E. Pilla, Le rivelazioni di Caterina Emmerick,
Ed. Cantagalli, Siena 1968


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