Castel del Monte dista 19 chilometri
da Andria, in provincia di Bari. Posto in vetta a una breve collina delle
Murge, l'edificio ottagonale è legato alla memoria di Federico II
di Svevia. Questi, definito dai suoi contemporanei Stupor mundi,
annunciato come redentore da Virgilio nella IV egloga e celebrato da Dante
quale «l'ultima possanza», fece erigere il castello nel 1240,
all'apice delle fortune ghibelline in Italia. A dirigere i lavori l'imperatore
chiamò da Cipro l'architetto Philippe Chinard, esperto tanto negli
stili occidentali dell'epoca, il romanico e il gotico, quanto in quelli
dell'area mediterranea orientale influenzati dalla presenza islamica. La
scelta di un architetto "cosmopolita" obbediva alla politica dell'imperatore
ispirata a una versatilità culturale, alla concezione universalistica
dell'impero, alla tolleranza religiosa e alla convivenza etnica delle popolazioni
a lui soggette.
Il castello sembra voler racchiudere, nelle sue linee di sobria ma possente
armonia, tutte queste implicazioni, oltre a rendere testimonianza degli
interessi di Federico per le concezioni cabalistico-esoteriche che liberamente
circolavano all'interno della Magna Curia alla sua corte di Palermo.
La costruzione infatti non riveste un ruolo strategico, data l'area di
edificazione e il periodo in cui fu eretta, e la struttura manca anche
di quei locali destinati a usi militari quali scuderie e arsenali. Pertanto
si potrebbe attribuire all'edificio una destinazione accademico-scientifica,
una sorta di buen retiro per letterati, filosofi e scienziati di
cui Federico amava circondarsi, ma l'assenza di cucine e di aree di intrattenimento
fa dubitare anche di questa ipotesi.
Di certo si rileva che la costruzione è orientata, sull'esempio
degli antichi templi, sugli equinozi e sui solstizi, in quanto la luce
solare vi penetra secondo particolari angolazioni e tangenze, tanto da
far supporre che si tratti di una struttura eretta in sintonia e sincronia
con i tempi e i ritmi della natura e con le occulte cadenze di eventi cosmici
e astrali. Inoltre, va osservata la forma peculiare della pianta, che ripete
l'ottagono sia nello sviluppo perimetrale sia in ciascuna delle torri esterne.
Una configurazione che rimanda al concetto di una corona. Dunque simbolo
esoterico, astronomico, o pura affermazione di supremazia politica? O forse
il castello doveva rappresentare il punto di incontro con quel Regno dove
ha sede il maniero di Re Artú che secondo la leggenda "ruota su
se stesso". Una configurazione spirituale i cui sviluppi architettonici
dovevano ribadire l'aspirazione metapolitica di Federico che, sotto le
sue insegne imperiali, voleva armonizzare teutoni, latini, arabi ed ebrei,
conciliando tutte le filosofie e le religioni in una visione umanistico-sacrale
del mondo e della storia. |