Ad un ipotetico osservatore della civiltà
occidentale, seriamente intenzionato a individuarne le motivazioni piú
profonde, certamente non sfuggirebbe la crescente, diffusa aspirazione
a disvelare l’essenza dei valori costitutivi della nostra esistenza, sempre
meno legittimati da origini tradizionali o dogmatiche, soprattutto a partire
dal XVI secolo. La Musica non si sottrae a questa indagine di vitale importanza
per conservare la centralità dell’iniziativa umana in presenza di
una vistosa proliferazione di sempre piú sofisticati apparati meccanici
di riproduzione del suono e di ricerca computerizzata. In questa direzione
lo studio delle principali strutture del discorso musicale si rivela preziosissimo.
È il caso dell’“Allegro in tempo di sonata”, che costituisce lo
schema formale «non solo delle sonate ma di tutte le forme strumentali
dell’epoca preclassica e classica»(1).
Predomina infatti in tutta la sterminata produzione di Haydn, Mozart, Beethoven,
Mendelssohn, Schubert, limitandoci ai nomi piú conosciuti. Ricordiamo
sinteticamente che detta struttura compositiva consiste in uno schema articolato
su tre sezioni: Esposizione, Sviluppo, Ripresa. Nella prima vengono esposti
i due temi (melodie) fondamentali polarmente contrastanti (“maschile”
e “femminile”), collegati da un apposito ulteriore inciso tematico (“Ponte”),
gerarchicamente subordinato agli altri due; nella successiva il materiale
musicale già ascoltato viene liberamente sviluppato ed elaborato,
scandagliandone le recondite potenzialità; l’ultima ripropone il
contenuto dell’Esposizione, opportunamente sintetizzato ed arricchito dei
nuovi elementi scaturiti dallo Sviluppo.
Un
trasparente esempio di “Allegro in forma di sonata” si trova nel 1°
movimento della Sinfonia n° l di Ludwig van Beethoven, maestro assoluto
nel forgiare meravigliosamente l’elemento formale al servizio dell’Idea
musicale. Ascoltiamone dunque il disco, nella consapevolezza che, pur riconoscendo
l’evidente insuperabilità dell’esecuzione dal vivo, la riproduzione
meccanica è parzialmente giustificata dalla finalità di studio.
Per inciso rileviamo che l’“Allegro” in questione è preceduto da
una introduzione in tempo “Adagio” (durata: circa 80”), che apre
la sinfonia e al termine della quale l’“Allegro con brio” (in forma
di sonata) inizia esponendo subito a mezza voce il primo tema
fondamentale (“maschile”), incisivo e determinato (durata: ca 20”);
segue il già menzionato “Ponte”, sonoro e di natura prevalentemente
ritmica (durata: ca 20”); quindi il secondo tema principale (“femminile”),
piú cantabile e delicato (durata: ca 20”); una breve elaborazione
degli elementi salienti già ascoltati conclude la prima sezione,
l’Esposizione (che a giudizio del direttore dell’esecuzione può
essere interamente ripetuta oppure no, secondo una prassi consolidata).
Procedendo alla fase successiva, lo Sviluppo,
sforziamoci di identificare nella complessa articolazione del discorso
gli elementi cellulari provenienti dal materiale tematico precedentemente
ascoltato; al termine di questa sezione (durata: ca 80”) dovremmo
essere in grado di riconoscere il ritorno in forma integrale del tema maschile,
stavolta però eseguito da tutta l’orchestra a pieno volume: è
l’inizio dell’ultima parte, la Ripresa (durata complessiva: ca 90”),
che, pur riproponendo, con limitate varianti, la trama già ascoltata
nell’Esposizione, incorpora i nuovi elementi scaturiti dalla complessa
elaborazione della sezione centrale (Sviluppo). Un breve episodio ricorrente,
che riprende le prime note del tema maschile (durata: ca 20”), denominato
“Coda”, collega la Ripresa alle battute finali, che con impeto veramente
beethoveniano concludono il brano.
Se
a questo punto anche l’ascoltatore privo di formazione specifica sarà
riuscito a percepire – magari insistendo piú volte nell’ascolto
– quanto si è tentato di comunicare semplificando la terminologia
e con l’ausilio del minutaggio, il pensiero dovrebbe ad un certo punto
riconoscere – naturalmente evitando ogni rigida analogia – che la
struttura formale esaminata sostanzialmente esprime il corso naturale dell’esistenza
umana. Infatti troviamo nell’Esposizione l’enunciazione dei motivi, degli
elementi principali: è evidente sinora la risonanza con la prima
parte della vita. La successiva sezione coincide anche terminologicamente
(Sviluppo), e con la sua complessa elaborazione richiama quel lungo processo
di maturazione spirituale, psicologica e fisica cui è destinata
la parte centrale dell’esistenza; infine l’ultima, la Ripresa, con la riproposizione
degli elementi originari ormai “adulti”, evoca la terza fase dell’esperienza
terrena, quella in cui si manifestano le modificazioni della personalità
conseguenti alle esperienze vissute. Inoltre, se l’“Allegro” delinea il
profilo della vita, l’“Adagio” introduttivo che apre la Sinfonia può
legittimamente suggerire un richiamo al periodo dal concepimento alla nascita.
È stato acutamente osservato(2)
che quanto qui descritto «si può anche chiamare la “storia”
di un’idea musicale che si plasma sul modello del decorso della vita umana»,
ed è in questa profonda verità che va ricercata la ragione
principale dell’universale adozione della “Forma sonata”. Il passo citato
luminosamente conclude: «La Musica si presenta ancora una volta come
immagine dell’uomo integrale» (3).
(1)
R. Allorto, Storia della Musica, Ed. Ricordi, Milano 1966, pag.
154
(2) C.Gregorat, L’esperienza
spirituale della musica, Terra Biodinamica Editrice, Milano 1990
(3) C.Gregorat, op.
cit.
Illustrazioni:
- Frontespizio della I Grande
Sinfonia in do maggiore op. 21 di L. van Beethoven
- J.K. Stieler, Ritratto di L. van Beethoven
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