Fino
ai trent'anni preparò il Suo corpo, la Sua anima e la Sua mente:
li temprò perché potessero accogliere e contenere l'essenza
cristica. E quando ne fu permeato, la portò con modestia e coerenza.
Non scrisse
libri, non costruí templi, non ebbe di Suo che la tunica inconsutile
e i calzari.
A coloro
che si perdevano dietro a complicate speculazioni filosofiche e sillogistiche
mostrò l'efficacia di un linguaggio chiaro e diretto che, pur esprimendosi
con semplicità in parabole, aveva l'assoluta potestà della
sintesi e della logica piú raffinata, penetrando nei cuori della
gente che L'ascoltava come la pioggia nelle zolle riarse e avide.
Non maneggiò
denaro, non si occupò di politica, separò lo spirito dalla
materia e Cesare da Dio.
Chiuse i
libri della legge e aprí quello dell'Io interiore, facendo capire
agli uomini che il Regno dei Cieli era alla loro portata in quanto essi
erano figli di Dio, divina sostanza in divenire.
Perdonò,
amò, pacificò, guarí, resuscitò. Eppure, mai
personaggio della storia umana fu piú osteggiato, odiato, combattuto,
tradito e vilipeso, e con Lui anche i valori e i simboli che aveva donato
al mondo.
Nessuno
piú di Lui fu mal compreso dai nemici come da molti dei Suoi stessi
seguaci. Se la Terra ancora si dilania e soffre sotto il peso delle ingiustizie
e degli errori, è perché gli uomini non hanno ancora accolto
il Suo messaggio, il senso del Suo venire tra noi, a farsi carne e sangue,
patire dolore e morte, vincere la materia con la resurrezione.
Egli è
sempre lí nella Luce, nel punto cruciale in cui tutte le vie si
congiungono. E attende: che finalmente ci sia dato capire il male che ci
facciamo ogni giorno dimenticando chi veramente siamo e qual è il
sentiero da percorrere per giungere a Lui.
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