L'Archetipo Anno III n. 9, Luglio 1998

Immagine della stele eretta in memoria dei 150 catari arsi nel rogo del 1210

I CATARI

I catari erano liberi da quel dogmatismo che impone alla massa una fede cieca e che è il piú grande ostacolo a una iniziazione personale, e non seguivano neppure la via sentimentale e mistica dei santi cattolici, per i quali la salvezza era nell'imitazione delle sofferenze di Gesú Cristo. L'insegnamento delle dottrine era per essi il mezzo di preparare i credenti alla pratica delle virtú morali e alla purificazione che sola permette di comprendere e di ricevere l'iniziazione spirituale.
L'uomo era essenzialmente costituito, secondo i catari, di un corpo, di un'anima e di uno spirito. Essi citavano a sostegno della loro dottrina alcuni passaggi dei Vangeli e la parola di San Paolo nella sua I^ Epistola ai Tessalonicesi «che tutto ciò che è in voi, lo spirito, l'anima e il corpo si conservino senza macchia...» Si trattava in quel caso, peraltro, della costituzione dell'uomo primordiale, che viveva nell'epoca celeste in un corpo spirituale; ma l'uomo non è rimasto nella sua unità originaria, si è frammentato in anime individuali che sono discese entro corpi terrestri, entro corpi di fango (corpora lutea). Queste anime si sono lasciate andare all'attrazione dei sensi, alla concupiscenza, ai desideri carnali, e pertanto sono cadute in un lungo sonno, hanno perduto coscienza della loro unione con lo spirito e con il corpo spirituale, hanno dimenticato la loro origine celeste. Gli uomini alle prese con la carne hanno dovuto subire le malattie, affrontare la morte e rinascere in nuovi corpi per purificarsi attraverso vite successive, per liberarsi della materia, ma le loro anime devono alla fine rinnovare la loro unione con lo spirito che le attende, come incatenato da esse in prigioni di carne.
L'azione morale che i ministri catari esercitavano aveva quindi per scopo quella purificazione che prepara il ritorno della coscienza spirituale, e possiamo leggerne la prova in queste poche righe scelte nel testo dell'esame di coscienza dei credenti: «Nonostante che... i nostri fratelli spirituali ci chiedano di rigettare ogni desiderio della carne e ogni lordura, e di fare la volontà di Dio, realizzando il bene perfetto... noi piú spesso soddisfiamo i desideri della carne e le cure del mondo, tanto da nuocere ai nostri spiriti... Oh Signore, giudica e condanna i vizi della carne, non aver pietà della carne, nata dalla corruzione, ma abbi pietà dello spirito che vi è imprigionato» (Aias merce del esperit pausat en carcer).
I credenti che volevano veramente prepararsi alla vita spirituale ricevevano in ogni caso i consigli personali dei cristiani catari; una riforma radicale dei costumi era necessaria per arrivare alla ricostituzione dell'unità umana. Occorreva purificarsi dei desideri e delle passioni, imparare a resistere alle tentazioni della carne, alle seduzioni sessuali, causa del decadimento delle anime. Il credente doveva trascorrere quindi nella meditazione un tempo di prova o di astinenza (astenencia) che durava almeno un anno e spesso piú, e per accelerare la sua purificazione apprendeva anche ad astenersi da alimenti di origine animale, che rafforzano le tendenze passionali dell'anima. Quando era preparato a sufficienza, veniva ricevuto tra i cristiani, non certo per vivere in una contemplazione passiva, ma per partecipare a una instancabile attività nei centri di istruzione e di accoglienza, nelle scuole per giovani, nella predicazione e negli aiuti sia spirituali sia caritatevoli dati ai credenti.
Se vogliamo precisare in cosa consistesse questa purificazione che portava a una nuova vita, possiamo dire che ciò che accadeva nel corso del periodo di prova non era evidentemente altro che una catharsis, o purificazione dell'anima, cosí profonda che permetteva al credente di ricevere l'iniziazione spirituale, cioè di accogliere in piena coscienza nella propria anima rigenerata lo Spirito consolatore. Il termine greco di catarsi spiega che si sia potuto dare agli iniziati il nome di "catari" o puri, ma il testo del rituale occitano non dà ai catari iniziati che il nome di "cristiani" e di "buoni uomini", e il popolo non li designava altrimenti.
Per la comprensione e l'approfondimento dello spiritualismo puro dei catari, che superava gli stessi riti che essi praticavano come simboli, abbiamo oggi l'aiuto della Scienza dello Spirito, insegnata da Rudolf Steiner, che non si ferma ai simboli e ai riti esteriori e che non li considera indispensabili ai fini di una vera iniziazione spirituale cristiana. Possiamo quindi applicare questo aforisma enunciato da R. Steiner riguardo al discepolo della Saggezza che si avvia sul sentiero della conoscenza: «Meno si riconduce un'iniziazione di questo genere a un insieme di considerazioni esteriori alle quali l'essere umano sarebbe sottomesso, piú ce ne faremo un'idea esatta». Ed ecco perché gli inquisitori non hanno potuto impedire che una simile iniziazione venga sempre data attraverso i tempi (in secula), «dalle alte potenze spirituali che guidano la specie umana», poiché il dominio dell'anima e dello spirito è al riparo dalle persecuzioni terrene.
Se cerchiamo un episodio del Vangelo di Giovanni che corrisponda a questa unione dell'anima con lo Spirito che gli antichi gnostici celebravano come nozze spirituali e che è rappresentato dal rito cataro del Consolamentum, lo scontriamo nella resurrezione o l'iniziazione di Lazzaro. Leggendo Il Mistero cristiano e gli antichi Misteri di R. Steiner possiamo vedere perché questo mistero celato nel segreto degli antichi templi è stato messo sotto gli occhi di tutti; comprenderemo anche come i catari fossero nella tradizione cristiana, poiché mostravano ai credenti il simbolo di tale mistero, offrendolo cosí a tutti i non iniziati.

Déodat Roché

Déodat Roché, Studi manichei e catari,
Ed. Quaderni degli Studi catari, Arques (Aude) 1952


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