Nella regione della Renania-Westfalia,
nel cuore della Germania sassone, partendo dalla cittadina di Detmold ci
si può addentrare nella Selva di Teutoburgo, una sconfinata distesa
boschiva di abeti e faggi. È in quel fitto tenebrore di alberi secolari
che, in una giornata dell'estate del 9 d.C., le tribú germaniche
capeggiate da Arminio (Hermann) tesero un'imboscata alle legioni del Reno
comandate da Publio Quintilio Varo, annientandone tre. Varo, ferito, si
uccise, ma il suo sacrificio d'onore non bastò ad acquietare la
frustrazione di Augusto che, dicono gli storici, andava di notte vagando
per il palazzo imperiale invocando: "Varo, Varo, rendimi le mie legioni!"
Chissà se i Romani, transitando per la Selva, prima e dopo la débacle
di Varo, fino alla risolutiva rivincita di Germanico nel 16 d.C., si rendevano
conto di calpestare il suolo di uno dei santuari piú insigni e onorati
della tradizione celtico-germanica: il Tempio del Sole nella zona detta
"Externsteine". La traduzione del termine è, secondo alcuni
esperti "pietre esterne, o aliene" oppure, e questa sembra la
tesi piú accreditata, "pietre che vengono dalle stelle",
ex sterne, appunto.
Si tratterebbe quindi di meteoriti del tipo delle Meteore greche, precipitate
in quel luogo in epoca lontanissima e finite col fondersi con il paesaggio,
ma non cosí completamente perché le popolazioni locali non
si rendessero conto della loro estraneità alla configurazione morfologica
del territorio, e le considerassero quindi sacre e dotate di poteri sovrannaturali.
Le rocce basaltiche vennero pertanto scolpite con figure rappresentanti
le divinità del pantheon germanico. Queste rimasero intatte fino
al passaggio di Carlo Magno, il quale, in un rigurgito di ortodossia pseudo-cristiana,
le fece cancellare, operando cosí una damnatio memoriae nella
migliore tradizione fondamentalistica osservata da condottieri e demiurghi
di varie fedi e appartenenza etnica in tutta la storia dell'umanità.
Carlo
Magno non riuscí però a svellere la grande Roccia dell'Aquila
dalla quale i sacerdoti druidi parlavano al popolo, né ad estirpare
la stele di pietra che, al centro di una grande nicchia, quando il sole
la colpiva attraverso un foro circolare orientato a Nord-Est, serviva a
segnare il solstizio d'estate e, nel corso dell'anno, le varie scansioni
temporali utili a stabilire le cadenze rituali e agricole.
Anche qui come altrove, ovunque gli uomini vogliano, immergendosi nella
pace metafisica dell'isolamento e dell'armonia naturale, propiziare l'incontro
con la divinità, si rinvengono le caratteristiche ricorrenti che
provano la qualità esoterica di un luogo: grotte di transito per
la dimensione "oltre", sorgenti di purificazione, rocce emananti
magnetismo, di cui anticamente, per osmosi, si caricavano le sacerdotesse
addette alla divinazione. E tutto ciò avveniva spesso nonostante
gli oltraggi portati nelle varie epoche dagli uomini votati alla materialità
e alla contesa per il possesso dell'effimero transeunte.
Poco distante sorge il monumento eretto ai primi dell'Ottocento per commemorare
Arminio.
L'eroe germanico vi è raffigurato nell'atto di sguainare un'enorme
spada, in cima a un articolato torrione. I visitatori, come per la Statua
della Libertà, possono accedere all'interno e salire fin entro la
statua del condottiero. Apologia del dominio e della potenza, per controbilanciare
quella che i Romani sfoggiavano durante i loro trionfi.
La contrapposizione tra la spada e il caduceo, la guerra e la pace, è
un male antico che divide gli uomini, li guida per una via opposta a quella
che conduce alle stelle. Il Tempio del Sole, ricavato nelle rocce piovute
sulla terra come dono cosmico, resta a monito e memoria del solo cammino
che l'uomo dovrà percorrere per realizzare il Regno. Traguardo che
egli dovrà raggiungere insieme a tutti gli altri uomini che si eleveranno
al di sopra delle distinzioni etniche, politiche e ideologiche: impugnando
la sola spada delle proprie virtú morali.
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