È sicuramente innegabile che l’attuarsi
della concezione copernicana ha determinato la rapida decadenza della preesistente
visione antropocentrica, con vaste e riconosciute modificazioni nella coscienza
collettiva ed individuale. La sperimentata constatazione che non di rado
occorre perdere un valore onde riconquistarlo ad un livello superiore,
sembra ricevere un’ulteriore convincente conferma da un inesplorato ed
originale approccio agli elementi costitutivi dell’arte musicale, propiziato
dalle emergenti facoltà faticosamente acquisite dal pensiero contemporaneo.
Condizione ineludibile è il ricorso all’unica metodica d’indagine
oggi legittima, quella perfezionata dalle Scienze naturali nel corso degli
ultimi quattro secoli, la cui essenza è identificabile nella collaborazione
vivente tra osservazione e pensiero(1).
Procediamo dunque risolutamente all’ascolto
della 3a Sinfonia di Ludwig van Beethoven,
l’Eroica, sia pure con i limiti connaturati alla riproduzione fonografica
e con l’auspicio di poterla riascoltare dal vivo in tempi brevi. Concentrando
preliminarmente la nostra attenzione sull’elemento fondamentale, la
struttura formale, osserviamo che l’opera è suddivisa in
quattro movimenti: Allegro con brio, Adagio assai, Scherzo, Allegro molto.
Per inciso rileviamo che l’esame della schiacciante maggioranza delle grandi
sinfonie conferma la costante presenza della struttura quadripartita (talvolta
preceduta da una limitata introduzione), sia pure con variazioni della
denominazione dei singoli movimenti. È interessantissimo rilevare
come praticamente tutti i piú grandi sinfonisti, personalità
prepotentemente originali e in alcuni casi decisamente rivoluzionarie,
abbiano costantemente adottato questa costruzione formale, con rarissime
eccezioni.
Insistendo nell’ascolto si arriverà
a constatare, almeno approssimativamente, l’identità inconfondibile
di ognuno dei movimenti, la loro natura reciprocamente contrastante, il
naturale confluire dei quattro in una magistrale sintesi superiore.
Abbandoniamo ora momentaneamente l’Eroica
e soffermiamoci a considerare la serie dei quattro temperamenti umani fondamentali
individuati dalla Psicologia tradizionale: Collerico, Melanconico, Flemmatico,
Sanguinico(2). Ai fini che qui ci interessano,
ci limitiamo a caratterizzarli approssimativamente, sottolineando che nel
primo si evidenzia una estrema e positiva determinazione nel perseguire
poche ma convinte intenzioni; nel secondo emerge un approccio alla vita
dubbioso, sofferente, incline al pessimismo; il terzo si contraddistingue
per un comportamento abitudinario, accompagnato da una sincera giovialità,
non di rado venata di raffinato umorismo; l’ultimo manifesta un incontenibile
dinamismo vitale, alquanto alieno da elucubrazioni speculative.
Si provi ora a riascoltare la sinfonia,
immaginativamente abbinando nell’ordine i quattro movimenti con la sommaria
descrizione abbozzata per ogni temperamento. Occorre naturalmente sorvegliare
che nessun atteggiamento precostituito oscuri la coscienza. Contemplando
con un pensiero vivo e rigoroso, onestamente critico, quanto si
manifesterà dalla combinazione tra l’ascolto e le brevi considerazioni
svolte, gradualmente maturerà l’intima constatazione della fisiologica
correlazione esistente tra l’elemento musicale e quello psicologico, vera
motivazione della persistenza nel tempo della struttura sinfonica quadripartita,
nonché della sua generale adozione. La presenza dei quattro movimenti
descritti consente evidentemente alla creazione musicale di rivolgersi
a tutti i temperamenti umani fondamentali, sempre conviventi nell’uomo
sano (anche se normalmente con prevalenza di uno o due di essi),
la eventuale mancanza totale di uno solo già comportando indiscutibili
limitazioni del comportamento. Come controprova si ascolti infine uno dei
rari casi di sinfonia in tre movimenti, la Nr. 31 (Paris) di Wolfgang Amadeus
Mozart, utilizzando la medesima procedura.
L’esperienza diretta rivela dunque come
la struttura stessa della Sinfonia nasca dalla profonda verità che
misura della creazione artistica in tutte le sue componenti è l’uomo
nella sua integralità.
Rudolf Steiner cosí esplicitamente
si esprime: «…un’opera d’arte musicale, almeno per l’epoca in cui
viene prodotta, è sempre l’espressione dell’intero uomo»(3).
(1)
R. Steiner La Filosofia della libertà, Editrice Antroposofica,
Milano 1966, pag. 32
(2) C. Gregorat L’esperienza
spirituale della musica, Terra biodinamica editrice,
Milano 1990, cap. 4
(3) R. Steiner L’essenza
della musica, Editrice Antroposofica, Milano 1980, pag. 62
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