Buia
completamente era la pagina
della Terra creata,
nascondeva
tutta la nostra
essenza mescolata
al caos di suoni
informi, la rendeva
linguaggio incomprensibile,
fraintesa
voce nel magma,
segno vilipeso
dalla promiscuità
fatta anarchia.
Poi la gran luce
bianca si protese
viva dall'alto,
neve e sole insieme,
latte stellare,
palpitante nembo;
colpí l'oscura
superficie, sorsero,
dopo l'assalto
luminoso, icastici
caratteri cui
l'anima affidava
l'espressione
di sé, nero dal bianco,
parole rilevate
dal coacervo
materico in subbuglio,
e organizzate
quale nuova struttura
intelligibile.
E sempre quella
grazia scende e copre
il foglio oscuro,
ne rivela e segna
per ogni cuore
e mente la segreta
mèsse,
piegata all'intimo tumulto,
di aneliti e pensieri,
definendoli
allo sguardo del
mondo. Tesse trame
di perfetta misura
dal groviglio
nebuloso che nutre
i sentimenti,
dolore e gioia
sublimando in estasi,
canti distesi
sull'ordito a svolgere
il filo d'oro
della poesia.
Cosí trionfa,
sottraendo al nulla
la nostra identità,
l'ispirazione
che separa la
gemma dalla drusa,
l'animica virtú
salvando e il Verbo.
Finché
saremo parte dell'immensa
onda celeste cui
si trasfigurano,
assumendo perenne
dinamismo,
e sorgiva assonanza
inestinguibile,
le cose inerti
e la sostanza muta.
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