L’Archetipo Anno III n. 13, Novembre 1998
Redazione
In una recente discussione ho sentito alcune persone accostare con molta facilità la psicanalisi alla psicosofia steineriana. Come è possibile fare una simile confusione?

Arnaldo Capitani, Brescia

Se è stato possibile, è una confusione piuttosto grave: si tratta forse del desiderio di trovare il mondo migliore di quello che è. Persone simili difettano della coscienza del vero retroscena della situazione mentale che c’è dietro determinate discipline di questo tempo. Per poter un giorno fare il ponte tra questo retroscena e la scienza, bisogna arrivare prima di tutto a capire l’abisso profondo che c’è tra la concezione di Rudolf Steiner e la consequenzialità della scienza in questo senso. Perché una volta sul cammino del razionalismo che manca di coscienza e di esperienza della sorgente della razionalità, la scienza non può che comportarsi in quel modo. La scienza non è incolpabile, mentre da incolpare sono quelli che conoscono un’altra dimensione e non vogliono fare lo sforzo di capire che cosa è mancato alla scienza e che cosa potrebbe essere fatto per dare impulso nuovo all’indagine scientifica.
Non è possibile trovare nuove relazioni tra la psicanalisi e la psicosofia di Steiner. La psicosofia è una scienza dell’anima che ancora deve essere elaborata. L’anima è sconosciuta all’uomo: se c’è qualcosa che l’uomo ancora non può conoscere, è proprio il corpo astrale. Da quando è sulla Terra, l’uomo ha conosciuto l’astrale solo quando ne era fuori; una volta che ha iniziato ad avere coscienza del proprio ego, l’anima gli si è celata nella sua vera essenza. E questo mistero dell’anima è il senso di tutta la storia dell’uomo, del dolore, della morte, della inspiegabilità della materia. Quando l’Io fu inserito nel corpo dell’uomo, già nel suo astrale era attiva la forza di Lucifero e di Ahrimane: l’anima è diventata quindi un mistero per tutti. Solo agli Iniziati è dato comprenderla, ed essi hanno dovuto cercare forme adatte per accennarne qualcosa agli uomini.
La psicosofia riguarda un periodo che deve ancora venire. L’Io ha la possibilità di una sua storia già da ora, dall’epoca cioè dell’anima cosciente: l’anima cosciente è la prima esperienza che l’Io può avere di sé in rapporto al corpo astrale. Perché questa conoscenza, come tutte le altre, subisse una deviazione, sono venute le false scienze dell’anima. Perché non fosse guardato il problema sociale nella sua realtà è venuto un falso indirizzo sociale, una falsa interpretazione, molto persuasiva, buona per il mentale che non sa pensare, valida per tutti coloro che vogliono rimanere nello stato di ignoranza. E proprio perché l’uomo non potesse conoscere il vero senso del problema sociale si è giunti alla deificazione del lavoro, si è arrivati a parlare della “civiltà del lavoro” come se il lavoro fosse un fine per l’uomo. Tutto fu messo sul piano fisico, come indica il motto della Rivoluzione Francese: “Liberté, Égalité, Fraternité”. Questo è avvenuto su tutti i piani e in tutti i campi, anche per la psicanalisi, la quale non ha quindi alcuna possibile analogia con la psicosofia di Rudolf Steiner.
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Il principe dai fiori di giglio, Affresco dal Palazzo di Cnosso,
ora al Museo di Heraklion, Creta, Grecia


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