La vita internazionale dell'umanità
tende a rendere reciprocamente indipendenti i rapporti culturali dei popoli
e quelli economici dei singoli territori. Di questa necessità dell'evoluzione
umana tiene conto la tripartizione degli organismi sociali. In essi la
vita giuridica su base democratica è l'anello di congiunzione tra
la vita economica, che allaccia rapporti internazionali secondo le proprie
esigenze, e la vita culturale-spirituale che li allaccia partendo dalle
forze sue proprie.
Per quanto fortemente le abitudini
di pensiero create in noi dalle condizioni statali invalse fin qui possano
mantenerci ligi alla credenza che la trasformazione di tali condizioni
sia "praticamente inattuabile", lo sviluppo dei fatti storici
passerà via distruggendo qualsiasi provvedimento che, partendo da
quelle abitudini di pensiero, vorrà conservarsi oppure risorgere.
Perché l'ulteriore fusione della vita spirituale, giuridica ed
economica è addirittura un'impossibilità per le esigenze
della vita dell'umanità moderna. La catastrofe della guerra
mondiale ha manifestato questa impossibilità, la quale è
derivata dal sorgere di antagonismi fra gli Stati, che esplosero in conflitti
economici e culturali con un esito che non sarebbe pensabile là
dove la vita spirituale si trovasse di fronte alla sola vita spirituale,
e gli interessi economici di fronte ai soli interessi economici.
…Nella tripartizione non viene
data un'utopia aliena dalla realtà, ma una somma di impulsi pratici
a realizzare i quali si può cominciare in qualsiasi punto della
vita. Ciò distingue questa "idea" dalle astratte "esigenze"
dei diversi partiti socialisti. Queste esigenze cercano capri espiatori
per tutto quello che nella vita sociale è divenuto insopportabile,
e quando li hanno trovati proclamano che devono essere eliminati. L'idea
della tripartizione, invece, parla di ciò che da quanto esiste deve
generarsi affinché quel ch'è malsano scompaia. Al contrario
di altre idee che criticano, che possono anche distruggere, ma che non
danno alcuna indicazione per ricostruire, l'idea della tripartizione vuole
appunto costruire. Ciò appare particolarmente chiaro a chi, spassionatamente,
pensi dove verrebbe condotto, riguardo alle relazioni economiche con l'estero,
uno Stato che volesse erigersi in modo conforme a quei princípi
puramente distruttivi. Alle tendenze demolitrici interne si aggiungerebbero
le rovinose incongruenze nei rapporti con l'estero.
Non c'è dubbio che
le condizioni economiche di un singolo organismo sociale tripartito servirebbero
di efficace esempio agli altri Paesi. Gli ambienti dove regna l'interesse
per un'equa distribuzione dei beni cercherebbero di applicarla anche nel
proprio Paese quando ne constatassero la praticità negli altri,
e l'estendersi dell'idea della tripartizione farebbe sí che sempre
piú si raggiungessero quelle mète a cui la vita economica
moderna tende secondo le forze insite in essa. Il fatto che in molte parti
della Terra regnino ancora possenti interessi statali sfavorevoli a queste
tendenze non dovrebbe trattenere dall'introdurre la tripartizione gli uomini
di un territorio economico che la ravvisino nella sua importanza.
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R. Steiner, I
punti essenziali della questione sociale,
F.lli Bocca Editori,
Milano 1950, pagg.120, 123-24
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