Un giovane indiano,
né induista né buddhista, ma appartenente alla setta dei
Sikh, incontra il Cristo. Anzi, prima si scontra con Lui perseguitandolo
e irridendolo, poi, folgorato come Paolo di Tarso sulla via di Damasco,
lo accoglie in sé facendone la sua ragione di vita. Nato ad Amritsar
nel 1889, Sundar Singh appartiene alla folta schiera di chi, prima irretito
dai dogmi e dal fanatismo di dottrine fondamentalistiche, viene chiamato
a vivere e a sublimarsi nella sfera cristica, ove l'uomo si realizza in
piena libertà spirituale, al di sopra di ogni appartenenza religiosa
e credenza filosofica.
Quella che segue
è la testimonianza da lui resa della propria conversione.
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Nulla ho trovato nella speculazione indiana, ma soltanto
in Gesú Cristo ho trovato, in Chi prima io odiavo. Mai dimenticherò
quel giorno del 16 dicembre 1904, in cui avevo bruciato la Bibbia e mio
padre mi disse: "Perché fai un atto cosí stupido?" Risposi:
"La religione dell'Occidente è falsa, noi dobbiamo distruggerla".
Cosí distruggevo la Bibbia, pensando di fare il mio dovere, e tre
giorni dopo io vidi la potenza del Cristo vivente. Pregavo come un ateo,
poiché avevo smarrito la mia fede in Dio... La stanza si riempí
d'una meravigliosa, d'una gloriosa luce, e vidi un uomo tutto risplendente
ritto davanti a me. Credetti fosse Budda, Krishna, o un altro dei santi
che adoravo, ed ero pronto a prosternarmi davanti a Lui, quando, con mia
sorpresa profonda, udii queste parole: "Quanto tempo ancora mi perseguiterai?
Io sono morto per te; per te ho dato la vita mia". Non potevo comprendere,
non potevo dir parola... Allora vidi le cicatrici del Cristo vivente, di
quel Cristo che pensavo come un grand'uomo vissuto in Palestina e morto
da gran tempo, e scopersi ch'Egli era vivente, il Cristo vivente, e non
un Cristo morto e scomparso. Non ero preparato ad adorarlo; vidi il suo
viso raggiante d'amore... Ed ecco che io sono qui, in mezzo a voi, in questo
Paese cosiddetto cristiano, ma non per predicarvi il Vangelo: può
essere utile e necessario predicare il Vangelo nei Paesi che non sanno
nulla di Gesú Cristo, ma qui voi già lo conoscete. Io sono
qui per rendere testimonianza di ciò che Gesú Cristo, il
Cristo vivente, va compiendo nei Paesi pagani, rivelandosi a quel che erano
i nemici del cristianesimo per trasformarli in servitori di Colui del quale
essi hanno veduto la potenza.
Nelle contrade cristiane, gli uomini non credono in Lui; essi lo disprezzano,
lo trascurano. Non vedono la Sua presenza, poiché non è Lui
ch'essi cercano, ma cercano se medesimi. Non è la verità
ch'essi cercano, non è Cristo ciò ch'essi cercano, è
il loro proprio benessere. E d'altronde, se non v'ha né persecuzione
né sofferenza, non possiamo provare veramente la presenza Sua. Ma
se consacrino del tempo alla preghiera, allora Dio potrà ad essi
rivelarsi, allora conosceranno che il Cristo che cominciavano a obliare,
il Cristo è vivente e loro salvatore.
Gli abitanti dei Paesi cristiani non si rendono conto che è per
il cristianesimo che hanno ricevuto tutti i beni della civilizzazione,
la libertà, l'istruzione. Andate nel Paesi dove il Cristo è
ignoto e voi constaterete che gli uomini sono appena migliori degli animali.
Si dimentica che tutti questi beni esteriori sono venuti col cristianesimo
e che prima voi eravate, voi d'Europa, quasi dei selvaggi. E poiché
i Paesi cosiddetti cristiani hanno rigettato il Cristo, Egli comincia a
rivelarsi da se stesso in quelli dei pagani dove è salutato e adorato.
È cosí che "i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno
i primi". "Io ho dato tanti beni a queste genti – dirà il Cristo
– e ora essi non mi considerano piú che come un uomo, eppure sono
Dio. Mi volgerò dunque verso i pagani". Spesso sono stato sorpreso
a constatare che le genti d'Occidente, che tante grazie hanno ricevuto
dal Cristianesimo, ora le perdono poiché s'affidano alle cose esteriori,
all'agio, al danaro, al lusso e a tutto quanto è di questo mondo;
però nel giorno del giudizio i pagani saranno puniti meno severamente,
perché non hanno sentito parlare di Cristo, ma i cristiani di razza
lo saranno piú severamente che gli altri, perché, avendolo
conosciuto, l'hanno rigettato.
Prossimo è il tempo in cui il Cristo ritornerà con i suoi
angeli e, rivolto ai cosiddetti cristiani, dirà loro "Io non vi
conosco; conobbi il vostro nome; sapevo ciò che vi concerne; e voi
pure conoscevate la mia vita e l'opera mia, ma non avete voluto conoscere
me, personalmente me: io non vi conosco". Allora, quando voi vedrete la
Sua gloria, bramerete di pentirvi di non aver creduto in Lui come in Dio
vostro, ma sarà tardi. Vi siete lasciati sviare dagl'infedeli che
vi dicevano di non credere alla Sua divinità: allora sarà
troppo tardi per pentirvi; ma ora ve n'è data l'occasione. Forse
in quel giorno sentirete dirvi: "Un uomo è venuto a voi dalle contrade
pagane; egli ha reso di me testimonianza come del Cristo vivente, perché
aveva fatto esperienza della potenza mia e della mia gloria, eppure non
avete voluto credere". Allora sarà troppo tardi. Ma oggi è
tempo ancora, ed è perciò ch'io rendo questa testimonianza
a voi, non per mia propria gloria ma per la gloria Sua. E le grandi cose
ch'Egli ha fatto per me, non sono per me solamente, ma anche per voi, pur
che vogliate donargli il cuore vostro.
Quelli che credono in Gesú Cristo e che vivono con Lui riceveranno
un nuovo corpo, un corpo glorificato, quando il Signore apparirà
nella Sua gloria, ed essi regneranno con Lui in eterno. Allora noi riconosceremo
che la Parola è stata fatta carne, che il Cristo s'è fatto
uomo per salvare gli uomini.
Augusto
Hermet, Fede cristiana in un mistico indiano, Riv. «Bilychnis»,
Roma 1924
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