La
pittura bizantina, emanazione diretta del mondo tardo-romano con influenze
mediorientali, nacque a Bisanzio e raggiunse il suo apice nel VI secolo
sotto Giustiniano. Le espressioni eminenti che la caratterizzavano erano:
il mosaico, l'affresco, la miniatura e l'iconografia. Quest'ultima, prima
che esercizio pittorico, era arte liturgica e veniva infatti eseguita da
cenobiti. Il monaco pittore cercava Dio col digiuno, l'astinenza e la preghiera,
e attraverso l'opera del suo pennello conduceva i fedeli al contatto con
il divino attraverso le immagini. Figure ascetiche, rigida stilizzazione
e ieraticità costraddistinguevano i primi lavori eseguiti a Costantinopoli
e nelle comunità monastiche greco-ortodosse intorno al VI-VII secolo.
Con
la conversione della Russia al cristianesimo nel 988, l'arte bizantina
di ispirazione ortodossa venne introdotta a Kiev e da qui si estese in
tutto il Paese, influenzandone la produzione figurativa per diversi secoli.
Riferendoci in particolare alle icone, esse rappresentavano essenzialmente
motivi religiosi e illustravano la divinità, i santi e le sacre
scritture. L'esecuzione delle prime opere russe mantenne all'inizio una
totale fedeltà ai modelli bizantini tradizionali, improntati a una
rigida composizione e ai toni austeri delle cromíe e delle figure.
Calco originale di tale periodo iniziale fu un'icona importata direttamente
da Bisanzio intorno al 1100 raffigurante la Vergine, definita "Nostra Signora
di Vladimir" o anche, volendo indicare l'atteggiamento di Maria verso il
Bambino, "Nostra Signora della tenerezza".
Piú
tardi il polo artistico russo si spostò a Novgorod, intorno al XIII
secolo, in seguito alla conquista di Kiev da parte dei Mongoli nel 1240.
Novgorod divenne quindi un centro importante di fervore artistico, insieme
alle città di Pskov e Suzdal. Qui sorgevano importanti cenobi dove
convennero anche monaci dalla Grecia e da Costantinopoli per insegnare
l'arte della miniatura e dell'icona. Ma la forte inclinazione russa per
il misticismo prese il sopravvento sull'ormai statica figurazione pittorica
ortodossa greca, e nuove tendenze si svilupparono in antitesi con i rigidi
modelli bizantini. Una nuova luminosità e brillantezza dei toni
sostituí le tinte scure e i tratti delle figure si addolcirono,
umanizzandosi. La distaccata solennità dei personaggi si stemperò
in una fluidità di positure e di gesti condiscendenti e benevoli.
Il fervido spirito del popolo russo pervase la composizione delle opere,
arricchendole di un fulgore e di un dinamismo inediti. La tavolozza si
animò: vennero introdotti il cinabro, il bianco neve, il verde smeraldo
e il giallo limone, sconosciuti alle tecniche bizantine. Persino un celebre
artista di quel periodo, Teofane il greco, originario di Costantinopoli,
produsse opere che già risentivano di tale profonda metamorfosi
vivificante. Fu quello il periodo definito "Rinascimento di Novgorod",
che coincideva con la dinastia degli imperatori Paleologhi. Con il monaco
Andrei Rublev (1360-1430), epigono e collaboratore di Teofane, la pittura
delle icone divenne sempre piú un esercizio spirituale che aderiva
perfettamente ai dettami iconografici, realizzandoli. La disposizione dei
colori sulla tavola di legno scandiva un'interiore preghiera, come un mantra
reiterato e profondo che scaturiva dai precordi insondabili dell'artista,
divenuto autentico ierofante di un culto simbolico teso a realizzare, a
opera compiuta, l'ipòstasi della divinità nelle forme e nei
colori elaborati seguendo il filo invisibile dell'ispirazione mistica.
Si parla appunto per Rublev, e per altri monaci pittori della sua scuola,
della famosa "luce taborica", vale a dire di quella particolare qualità
luminescente con la quale sapevano far vibrare e raggiare le figure e le
tonalità delle loro icone. Luce taborica conquistata dai pittori
officianti attraverso un laborioso affinamento interiore e una devozionalità
cui veniva improntato persino ogni gesto operativo. Scambio col soprannaturale
ottenuto in virtú di un'acquisita capacità di rappresentare
appunto la Trasfigurazione del Cristo sul Monte Tabor.
Riferendosi
a tali icone, Rudolf Steiner* dice che esse "in realtà nascono direttamente
dal mondo spirituale. Vedendole in modo vivo, non si riesce a immaginare
uno spazio fisico dietro una Madonna russa. Si deve pensare che dietro
il quadro vi sia il mondo spirituale e che da quel mondo sorga il quadro".
*
in: Storia dell'arte specchio di impulsi spirituali,
Editrice Antroposofica, Milano 1996
Madonna col Bambino
Icona bizantino-russa del XVI sec.,
Kiev
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