…Il lavoro in
campo scientifico-spirituale che sto portando avanti con tenacia da cinque
anni mi ha dato la consapevolezza del disegno divino aperto individualmente
ad ogni uomo, e tuttavia il mio profondo sentire mi rende avvertito di
una differenziazione basata sull'appartenenza a un gruppo etnico leader
nell'odierna cultura occidentale. Durante la meditazione mi trovo spesso
di fronte a un'immagine che riproduce "visivamente" il senso di tale mia
collocazione, e sento di trarne reale beneficio. Non ho trovato però
qualcosa di scritto in proposito, e vorrei sapere se tale argomento è
mai stato trattato in campo antroposofico.
Nel libro
Iniziazione e tradizione Massimo Scaligero affronta il problema del
necessario superamento, nei tempi attuali, di questo sentimento di appartenenza
che ha caratterizzato il precedente ciclo evolutivo. «Al limitare
dei nuovi tempi, avvenne un mutamento di cui ebbe conoscenza diretta soltanto
un esiguo gruppo di Iniziati: l'umanità si limitò a registrare
come storia, o a subire come fatto, le conseguenze esteriori di tale mutamento.
Da allora, il cercatore dello Spirito poté trovare il Divino soltanto
fuori della propria "natura", nella pura attività interiore indipendente
dalla inclinazione a mantenere la conformità a una "direzione" che
si era esaurita, ossia nel puro conoscere non piú condizionato dall'essere
fisico-sensibile. Da allora, rimettersi a una tradizione spirituale
che era l'eco di quanto fu valido soltanto per l'uomo ispirato dal Divino
attraverso la natura il sangue la stirpe, divenne un errore. Trovare
lo Spirito attenendosi alla sola natura e a ciò che ormai inconsapevolmente
sorge da essa, è stata l'aspirazione di un mondo tramontato, di
un mondo determinato da una precisa direzione ciclica verso il Kali-yuga:
in questa "età oscura", la vitalità spirituale della natura
va ormai ad esaurirsi, perché l'uomo sperimenti la solitudine nel
mondo fisico.
Tutto il mondo
antico è valido in vista di questa estinzione del sovrasensibile
nel sensibile, che si verifica perché l'lo abbia l'esperienza della
"individuazione" e della "libertà" e possa indi liberamente – non
per spinta fatale o meccanica – riconquistare la smarrita divinità,
proprio in quanto gli sia anche possibile perderla definitivamente. L'alternativa
è dinanzi all'uomo, oggi, come possibilità di annientamento
o di magica resurrezione».
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