L'Archetipo Anno III n. 11, Settembre 1998
Redazione
…Il lavoro in campo scientifico-spirituale che sto portando avanti con tenacia da cinque anni mi ha dato la consapevolezza del disegno divino aperto individualmente ad ogni uomo, e tuttavia il mio profondo sentire mi rende avvertito di una differenziazione basata sull'appartenenza a un gruppo etnico leader nell'odierna cultura occidentale. Durante la meditazione mi trovo spesso di fronte a un'immagine che riproduce "visivamente" il senso di tale mia collocazione, e sento di trarne reale beneficio. Non ho trovato però qualcosa di scritto in proposito, e vorrei sapere se tale argomento è mai stato trattato in campo antroposofico.

D. Balestrieri

Nel libro Iniziazione e tradizione Massimo Scaligero affronta il problema del necessario superamento, nei tempi attuali, di questo sentimento di appartenenza che ha caratterizzato il precedente ciclo evolutivo. «Al limitare dei nuovi tempi, avvenne un mutamento di cui ebbe conoscenza diretta soltanto un esiguo gruppo di Iniziati: l'umanità si limitò a registrare come storia, o a subire come fatto, le conseguenze esteriori di tale mutamento. Da allora, il cercatore dello Spirito poté trovare il Divino soltanto fuori della propria "natura", nella pura attività interiore indipendente dalla inclinazione a mantenere la conformità a una "direzione" che si era esaurita, ossia nel puro conoscere non piú condizionato dall'essere fisico-sensibile. Da allora, rimettersi a una tradizione spirituale che era l'eco di quanto fu valido soltanto per l'uomo ispirato dal Divino attraverso la natura il sangue la stirpe, divenne un errore. Trovare lo Spirito attenendosi alla sola natura e a ciò che ormai inconsapevolmente sorge da essa, è stata l'aspirazione di un mondo tramontato, di un mondo determinato da una precisa direzione ciclica verso il Kali-yuga: in questa "età oscura", la vitalità spirituale della natura va ormai ad esaurirsi, perché l'uomo sperimenti la solitudine nel mondo fisico.
Tutto il mondo antico è valido in vista di questa estinzione del sovrasensibile nel sensibile, che si verifica perché l'lo abbia l'esperienza della "individuazione" e della "libertà" e possa indi liberamente – non per spinta fatale o meccanica – riconquistare la smarrita divinità, proprio in quanto gli sia anche possibile perderla definitivamente. L'alternativa è dinanzi all'uomo, oggi, come possibilità di annientamento o di magica resurrezione».
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Settembre 1998


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Massimo Scaligero:
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Rudolph Steiner:
Goetheanum di Dornach
Anthroposophy
Biography
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Il tempo di Michele

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