L’Archetipo Anno IV n. 10, Agosto 1999

ANTROPOSOFIA

Nel suo insegnamento, Rudolf Steiner enumera molti piú sensi dei cinque comunemente considerati dalla scienza esteriore, ordinandoli in maniera conseguente e delineandoli secondo i princípi della scienza dello Spirito.

I SENSI DELL'UOMO

Il primo senso che dobbiamo considerare è quello che nella scienza dello Spirito si può chiamare il senso della vita. Questo è un vero senso: cosí come si parla di un senso visivo, si deve pure parlare di un senso vitale. Che cosa è il senso vitale? È qualcosa nell’uomo che ordinariamente, quando è regolare, l’uomo non sente, ma lo sente soltanto quando esso è in disordine.
L’uomo sente stanchezza, o fame, o sete, o un senso di forza nell’organismo; egli li percepisce, come percepisce un colore, o un suono. Egli li percepisce come esperienza interiore. Si percepisce di solito questo sentimento quando qualcosa non è in ordine, altrimenti non ci se ne accorge.
Per mezzo del senso della vita viene conferita all’uomo la prima percezione umana di se stesso. È il senso per mezzo di cui l’intera interiorità dell’uomo diventa consapevole della propria corporeità. Questo è il primo vero senso, il quale va enumerato al pari degli altri sensi, di quello dell’udito, di quello dell’olfatto ecc. E nessuno può comprendere l’uomo e i sensi, se non ha consapevolezza di quel senso che conferisce all’uomo la possibilità di sentire se stesso come un’entità completa.
Il secondo senso lo si trova quando si muove un membro, per esempio se si solleva un braccio. Voi non siete un essere umano se non potete percepire i vostri propri movimenti. Una macchina non percepisce i propri movimenti: soltanto un essere vivente può percepirli per mezzo di un vero senso. E il senso che ci permette di percepire quando noi stessi ci muoviamo, tanto nel battere delle palpebre, come nel camminare o nel correre, è da noi chiamato il senso dell’automovimento.
Di un terzo senso diventiamo coscienti dal fatto che l’uomo distingue in se stesso fra il sopra e il sotto. Se egli non percepisce piú questa differenza, ciò è per lui pericoloso, in tal caso egli non può piú sostenersi, si accascia. Un determinato sottilissimo organo nel corpo umano ha a che fare con questo senso, cioè i tre canali a forma semicircolare dell’orecchio; se essi sono lesi, l’uomo perde il senso dell’orientamento. Alcunché di analogo si trova nel regno animale, i cosiddetti otoliti (corpiciattoli di carbonato di calcare), che devono trovarsi situati in un determinato modo perché l’animale possa trovarsi in stato d’equilibrio. Questo terzo senso è il senso statico, o di equilibrio.

Rudolf Steiner

R. Steiner, I tre mondi dello Spirito (Antroposofia –Psicosofia – Pneumosofia), LibrItalia, Cerbara 1997

 

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