Il primo senso che dobbiamo considerare è
quello che nella scienza dello Spirito si può chiamare il
senso della vita. Questo è un vero senso: cosí come
si parla di un senso visivo, si deve pure parlare di un senso vitale. Che
cosa è il senso vitale? È qualcosa nell’uomo che ordinariamente,
quando è regolare, l’uomo non sente, ma lo sente soltanto quando
esso è in disordine.
L’uomo sente stanchezza, o fame, o sete, o un senso
di forza nell’organismo; egli li percepisce, come percepisce un colore,
o un suono. Egli li percepisce come esperienza interiore. Si percepisce
di solito questo sentimento quando qualcosa non è in ordine, altrimenti
non ci se ne accorge.
Per mezzo del senso della vita viene conferita all’uomo
la prima percezione umana di se stesso. È il senso per mezzo di
cui l’intera interiorità dell’uomo diventa consapevole della propria
corporeità. Questo è il primo vero senso, il quale va enumerato
al pari degli altri sensi, di quello dell’udito, di quello dell’olfatto
ecc. E nessuno può comprendere l’uomo e i sensi, se non ha consapevolezza
di quel senso che conferisce all’uomo la possibilità di sentire
se stesso come un’entità completa.
Il secondo senso lo si trova quando si muove un
membro, per esempio se si solleva un braccio. Voi non siete un essere umano
se non potete percepire i vostri propri movimenti. Una macchina non percepisce
i propri movimenti: soltanto un essere vivente può percepirli per
mezzo di un vero senso. E il senso che ci permette di percepire quando
noi stessi ci muoviamo, tanto nel battere delle palpebre, come nel camminare
o nel correre, è da noi chiamato il senso
dell’automovimento.
Di un terzo senso diventiamo coscienti dal fatto
che l’uomo distingue in se stesso fra il sopra e il sotto.
Se egli non percepisce piú questa differenza, ciò è
per lui pericoloso, in tal caso egli non può piú sostenersi,
si accascia. Un determinato sottilissimo organo nel corpo umano ha a che
fare con questo senso, cioè i tre canali a forma semicircolare dell’orecchio;
se essi sono lesi, l’uomo perde il senso dell’orientamento. Alcunché
di analogo si trova nel regno animale, i cosiddetti otoliti (corpiciattoli
di carbonato di calcare), che devono trovarsi situati in un determinato
modo perché l’animale possa trovarsi in stato d’equilibrio. Questo
terzo senso è il senso statico, o di equilibrio.
R. Steiner, I tre mondi dello Spirito
(Antroposofia –Psicosofia – Pneumosofia), LibrItalia, Cerbara 1997
|