L’Archetipo Anno IV n. 10, Agosto 1999

PERSONAGGI

 

 

RAMAKRISHNA

Vissuto in India dal 1836 al 1886, Sri Ramakrishna dedicò la sua intera vita a una ininterrotta contemplazione di Dio. Come una forza silenziosa, il suo pensiero ha aperto vasti spazi spirituali: la sua raggiunta profonda coscienza della divinità ha esercitato un richiamo universale verso il suo messaggio, volto a donare all’uomo una rinnovata consapevolezza del divino, trascendendo i dogmi delle varie tradizioni e dottrine religiose.
Nel XIX secolo, in un periodo in cui il vero fondamento della religione, la fede in Dio, crollava sotto i colpi insistenti del materialismo e dello scetticismo, Ramakrishna ha rappresentato un baluardo di tenace difesa del piú alto spirito religioso. La piccola stanza che egli occupava nel giardino del tempio di Dakshineswar, alla periferia di Calcutta, divenne un vero “Parlamento delle religioni”, in cui induisti e cristiani, buddisti e musulmani, cercatori di verità di ogni credo e di ogni età, si incontravano, si confrontavano, giungevano alla reciproca accettazione, ricevendo ognuno dal maestro il messaggio dell’amore sconfinato di Dio. I visitatori vedevano in lui un ideale da raggiungere, sentivano che quanto c’era in loro stessi di contaminato e impuro, poteva e doveva essere trasformato e purificato.
In un mondo di faide religiose sempre rinnovantesi, alla base di insanabili lotte politiche ed etniche, il messaggio di Ramakrishna è tuttora una valida indicazione di armonia tra le diverse Rivelazioni, attraverso ognuna delle quali la manifestazione del divino assume i molteplici aspetti che sono necessari alle differenti esigenze delle menti umane. Come le diverse fotografie di un medesimo edificio, riprese da angolazioni diverse, ci danno l’immagine della stessa costruzione, cosí le varie religioni ci danno l’immagine della stessa verità da diversi punti di vista. Esse non sono contraddittorie, ma complementari l’una all’altra. «Tante sono le vie, ma una è la fede», affermava Ramakrishna. E anche: «Le vie differiscono, ma il traguardo rimane lo stesso». L’armonia tra le religioni non è l’uniformità, ma l’unità nella diversità. Non deve essere perseguita la fusione tra tutte le religioni, ma un sodalizio di religioni basato sul loro unico fine: la comunione con Dio.
E questo finché l’uomo sentirà ancora il bisogno di un culto esteriore codificato, superando il quale ritroverà, un giorno non lontano, quel rapporto diretto con il divino che non necessita di mediazioni.

Gemma Rosaria Arlana

 

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