L’Archetipo Anno IV n. 6, Aprile 1999

ANTROPOSOFIA

  L'AUM E IL PENSIERO DI PASQUA

Le piante emanano aria pura. Esse sono pure, senza brama, disinteressate; perciò ci si sente bene in mezzo al mondo vegetale: esso emana vita. Ma col suo respiro l’uomo comune reca morte nell’ambiente. Per mezzo di una vita pura, morale, disinteressata, egli deve trasformare il suo respiro in un respiro puro, pieno di vita, e per via degli esercizi interiori egli deve portare ritmo nel suo respiro. Egli deve poi imparare ad emanare nel respiro la sua individualità, ad imprimerla nel mondo; per effetto di ciò, egli dà vita all’ambiente. Grazie a una continua educazione di questo genere, il discepolo impara a librarsi al di sopra di ciò che è puramente fisico, a porsi nell’elemento eterno. Per questa via egli ascende agli eterni, imperituri archetipi delle cose, che non nascono e non periscono; egli si unisce anche con il suo proprio archetipo. Fisicamente l’uomo viene ad esistenza e perisce, ma per ciascun uomo c’è un archetipo che è eterno.
Se il discepolo impara ad unirsi con l’archetipo, egli è allora salito al mondo eterno dello Spirito, si libra al di sopra del perituro. Questo è lo stato di cui viene detto che l’uomo riposa allora tra il roteare del grande uccello, del cigno dell’AUM.
L’AUM è il trascendere retrospettivamente dalle immagini all’archetipo: l’elevarsi all’imperituro. Questo elevarsi all’eterno, l’unirsi con gli archetipi, viene anche espresso nel Mantram delle Upanishad:
 
Yasmai jasam jagat sarvam, yasminn eva praliyate
yenedam dhriyate chaiva, tasmai jnanatmane namah.
 
Questo è ciò che sta nel pensiero pasquale. È la resurrezione dell’uomo dal suo legame con ciò che è perituro e materiale nelle religioni eterne degli archetipi. La natura serve quale simbolo di ciò. Come a Pasqua sboccia ovunque nuova vita dalla terra, dopo che il granello di seme si è sacrificato e si è decomposto nella terra per dare alla nuova vita la possibilità di sussistere, cosí nell’uomo deve morire tutto quanto è inferiore. Egli deve sacrificare la natura inferiore per potersi elevare agli eterni archetipi delle cose. Perciò anche la Cristianità festeggia in quest’epoca del risveglio della natura dal sonno invernale, la morte e la Resurrezione del Redentore.
Anche l’uomo deve prima morire per sperimentare poi la resurrezione nello spirito. Solo chi supera il legame con ciò che è perituro, può diventare imperituro come gli eterni archetipi, può riposare tra le ali del grande uccello AUM. Poi l’uomo diventa tale da collaborare al progresso del mondo. Egli riplasma poi il mondo per una futura esistenza: dalla sua piú profonda interiorità egli opera magicamente nel mondo.

Rudolf Steiner

Tratto dai Quaderni di Scuola esoterica di R. Steiner nella traduzione di M. Viezzoli

 

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