Potrebbe sembrare fuori luogo o anacronistico ricordare il catarismo
ancora oggi, a secoli di distanza, dimenticando cosí il sacrificio
di questi autentici Eroi dello Spirito, che perennemente influenzerà
in senso positivo e luminoso l’evoluzione spirituale dell’Uomo.
Non si può parlare di dottrina catara, poiché il catarismo,
come ogni autentica Scuola Iniziatica, pone come condizione prioritaria
l’azione spirituale del discepolo, la sua assoluta volontà di redimere
la propria infima natura prima, e, indi, quella dell’intera Terra.
Primaria è quindi l’esperienza cosciente della Morte: cosí
come consigliato nella Bhagavad-Gita, nell’Imitazione di Cristo o in altri
testi sacri, anche nelle scuole catare ci si esercitava allo strenuo combattimento
con gli Dei della Morte e della Terra, mediante particolari tecniche meditative
che potevano tenere impegnati gli aspiranti per tutto l’arco della propria
vita.
Tali tecniche meditative – ove condotte con rigore – avrebbero consentito
al myste di poter ricevere nel proprio tessuto animico il flusso immateriale,
solare dell’originaria Forza dell’Io-Logos: estinzione della morta natura
fisica, resurrezione dell’Io spirituale.
Nella stessa cosmogonia catara, estremo rilievo è assegnato
al combattimento spirituale tra le forze luminose del Bene e quelle tenebrose
del Male, tanto che dalla libera scelta umana verso una di queste due correnti
potrà derivare, secondo i Catari, una piú o meno corretta
evoluzione terrestre.
G. Di Bergamo nella Summa contra Catharos evidenzia l’origine
non solo gnostico-manichea ma addirittura platonica del dualismo cosmico
proprio della dottrina catara, cosí come si può constatare
leggendo il Libro dei due princípi di G. Di Lugio.
Secondo i Catari, questo dualismo cosmologico potrà avere la
sua degna risoluzione in un autentico monismo spirituale, solo allorquando
un certo numero di uomini sappiano correttamente incarnare una positiva
Luce fulgorea che finisce gradualmente per bruciare e trasmutare le inferiori
abitudini psicosomatiche, le quali purtroppo, tuttora, orientano il cammino
di quasi tutta l’umanità, sottomettendo l’universale forza volitiva
che ogni uomo possiede a un tenore di vita che non ha nulla di meglio della
brutale necessità animale.
In alternativa a ciò si ha solo la via della concentrazione,
della meditazione profonda e della contemplazione donata da Massimo Scaligero,
autentico sperimentatore vivente della Scienza dello Spirito o Arte Regale:
«L’umano può essere superato, ma a condizione che sia l’uomo
a volerlo. Oggi taluni pochissimi avrebbero il còmpito di iniziare
una simile esperienza. A costoro, ove le facoltà siano deste, possono
presentarsi le prove piú pesanti dell’esistere ed essi possono ad
ogni momento ricordare che queste non sono nulla in sé valido, ma
solo segni indicatori del limite che si pone all’Io per sparire nella sua
forza, non per essere patito come tale.
…L’umano può essere superato, ma soltanto dall’uomo che senta
come realtà la sua origine superumana.
Generalmente però oggi si pensa e si agisce come se la situazione
debba evolvere per propria forza: gli stessi cercatori dello spirituale
si comportano, nel seguire la via e il metodo, come se una spinta superiore,
a un dato momento, dovesse far funzionare il centro dell’essere individuale
e portare l’uomo al superamento di sé: che sarebbe il fallimento
dell’impresa, perché funzionerebbe come spirituale qualcosa che
esclude la reale attività dello spirito, sostituendosi al principio
individuale che è lo spirito nella coscienza»(1).
(1)M. Scaligero, Avvento
dell’Uomo Interiore, Sansoni, Firenze 1959, pagg. 218-219
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