L’Archetipo Anno IV n. 4, Febbraio 1999

Catarismo

LA SCIENZA SPIRITUALE DEI CATARI  

Potrebbe sembrare fuori luogo o anacronistico ricordare il catarismo ancora oggi, a secoli di distanza, dimenticando cosí il sacrificio di questi autentici Eroi dello Spirito, che perennemente influenzerà in senso positivo e luminoso l’evoluzione spirituale dell’Uomo.
Non si può parlare di dottrina catara, poiché il catarismo, come ogni autentica Scuola Iniziatica, pone come condizione prioritaria l’azione spirituale del discepolo, la sua assoluta volontà di redimere la propria infima natura prima, e, indi, quella dell’intera Terra.
Primaria è quindi l’esperienza cosciente della Morte: cosí come consigliato nella Bhagavad-Gita, nell’Imitazione di Cristo o in altri testi sacri, anche nelle scuole catare ci si esercitava allo strenuo combattimento con gli Dei della Morte e della Terra, mediante particolari tecniche meditative che potevano tenere impegnati gli aspiranti per tutto l’arco della propria vita.
Tali tecniche meditative – ove condotte con rigore – avrebbero consentito al myste di poter ricevere nel proprio tessuto animico il flusso immateriale, solare dell’originaria Forza dell’Io-Logos: estinzione della morta natura fisica, resurrezione dell’Io spirituale.
Nella stessa cosmogonia catara, estremo rilievo è assegnato al combattimento spirituale tra le forze luminose del Bene e quelle tenebrose del Male, tanto che dalla libera scelta umana verso una di queste due correnti potrà derivare, secondo i Catari, una piú o meno corretta evoluzione terrestre.
G. Di Bergamo nella Summa contra Catharos evidenzia l’origine non solo gnostico-manichea ma addirittura platonica del dualismo cosmico proprio della dottrina catara, cosí come si può constatare leggendo il Libro dei due princípi di G. Di Lugio.
Secondo i Catari, questo dualismo cosmologico potrà avere la sua degna risoluzione in un autentico monismo spirituale, solo allorquando un certo numero di uomini sappiano correttamente incarnare una positiva Luce fulgorea che finisce gradualmente per bruciare e trasmutare le inferiori abitudini psicosomatiche, le quali purtroppo, tuttora, orientano il cammino di quasi tutta l’umanità, sottomettendo l’universale forza volitiva che ogni uomo possiede a un tenore di vita che non ha nulla di meglio della brutale necessità animale.
In alternativa a ciò si ha solo la via della concentrazione, della meditazione profonda e della contemplazione donata da Massimo Scaligero, autentico sperimentatore vivente della Scienza dello Spirito o Arte Regale: «L’umano può essere superato, ma a condizione che sia l’uomo a volerlo. Oggi taluni pochissimi avrebbero il còmpito di iniziare una simile esperienza. A costoro, ove le facoltà siano deste, possono presentarsi le prove piú pesanti dell’esistere ed essi possono ad ogni momento ricordare che queste non sono nulla in sé valido, ma solo segni indicatori del limite che si pone all’Io per sparire nella sua forza, non per essere patito come tale.
…L’umano può essere superato, ma soltanto dall’uomo che senta come realtà la sua origine superumana.
Generalmente però oggi si pensa e si agisce come se la situazione debba evolvere per propria forza: gli stessi cercatori dello spirituale si comportano, nel seguire la via e il metodo, come se una spinta superiore, a un dato momento, dovesse far funzionare il centro dell’essere individuale e portare l’uomo al superamento di sé: che sarebbe il fallimento dell’impresa, perché funzionerebbe come spirituale qualcosa che esclude la reale attività dello spirito, sostituendosi al principio individuale che è lo spirito nella coscienza»(1).

Alexander

(1)M. Scaligero, Avvento dell’Uomo Interiore, Sansoni, Firenze 1959, pagg. 218-219


Incisione raffigurante un cristiano “eretico” condannato al rogo

 
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