Un
tempo molto lontano, in un luogo della terra sperduto e ricco di fascino
e di mistero, esisteva un paesino minuscolo e grazioso ai piedi di una
maestosa montagna dall'inarrivabile cima. Questo paesino ai margini del
mondo era davvero caratteristico, ogni sua forma era in armonia: i tetti
delle case erano spioventi, il campanile della chiesa con la sua agile
forma si ergeva verso l'infinito e in cima alla rocca v'era un antico castello
con ampi torrioni, abitato anni prima da prodi cavalieri. Il paese, però,
non era ameno e gaio come potrebbe risultare dalla descrizione, bensí
malinconico e triste, senza vita. Infatti, in seguito ad una magia operata
un secolo prima da un potente mago al quale era stato fatto un grave torto,
esistevano solo due colori: il bianco e il nero. Gli abitanti del luogo
non conoscevano l'esistenza degli altri colori, ma sentivano un vuoto incolmabile
nei loro cuori. Alzando lo sguardo non potevano contemplare l'azzurro infinito
del cielo, il verde delle montagne ricoperte di boschi, il roseo dell'alba
o il rosso del tramonto. In alto v'erano solo bianche nubi o stormi di
bruni uccelli.
Non lontano
dal paese senza colore, in una piccola casa nel bosco abitava una bambina
gaia e spensierata, di nome Rosina. Ella viveva nel mondo dei colori e
ogni volta che guardava di lontano il piccolo paese grigio veniva colta
da un nodo alla gola, le lacrime sgorgavano da sole, salendo la soglia
dei suoi occhioni. Come potevano, pensava, i bambini di quel luogo cosí
triste giocare allegramente? Rosina da tempo meditava sul modo di aiutarli
e le venne in mente di rivolgersi a Puc, il folletto del bosco suo fedele
amico. Puc, agile e vivace, dal rosso cappello a sonagli e dall'aria furba
e scanzonata, ascoltò con attenzione la richiesta della bimba e
ne fu commosso. Decise quindi di esaudire il suo desiderio, donando al
paesino tre magici colori nei quali è racchiuso il segreto della
vita di tutti gli altri: il BLU, il ROSSO e il GIALLO. Di piú non
poteva fare: il resto toccava agli uomini.
Non appena
iniziarono a calare le ombre della sera e si fece buio e silenzio tutto
intorno, Puc si apprestò a compiere l'opera. Con un buffo copricapo
da pittore tuffò un enorme pennello scintillante nel colore BLU
e dipinse danzando il grande cielo notturno, a forti pennellate. Immerso
poi il pennello nel colore dell'oro, accese mille lumicini pulsanti, le
stelle del cielo, e piú in là dipinse la luna piena dalle
rubiconde gote, che spandeva in terra la sua luce incantata. Rivolgendo
il suo ridente sguardo verso i graziosi tetti delle case, Puc intinse il
magico amico nel vivo scintillante rosso fuoco e colorò tutti i
tetti. Nella gioiosa e frenetica agitazione, però, il pennello gli
cadde di mano e ruzzolò in terra, facendo un gran rumore. Puc ebbe
appena il tempo per fuggire, ma la sua opera era ormai terminata.
Gli abitanti
del paese, svegliati dal gran baccano, si affacciarono alla finestra e
lanciarono un'esclamazione di meraviglia alla vista del bel cielo stellato
e di quei tetti vivacemente colorati. Si incontrarono tutti in piazza e
sotto il dolce sguardo della luna intrecciarono danze e cantarono. Il loro
volto era piú luminoso, lo notarono contenti anche Puc e Rosina,
che da lontano si godevano la scena.
All'alba lo
scenario mutò. Il cielo divenne azzurro intenso, comparve il caldo
sole dorato. Tutti tornarono alle loro attività di sempre piú
felici e spensierati. Giocando a nascondino con gli amici, Leonardo, il
bambino piú vispo e intraprendente del paese, trovò i tre
barattoli dei colori che Puc quella notte aveva dovuto in fretta abbandonare
insieme al magico pennello. Stupito, chiamò a sé gli amici
e iniziarono un nuovo gioco. Leonardo mischiò, in una piccola ciotola
trovata lí vicino, un po' di BLU ed un po' di GIALLO. Gira e gira,
prese vita sotto i loro occhi un colore brillante, che a guardarlo ispirava
serenità: il VERDE. Il pennello per incanto cominciò a lavorare
da solo, dipingendo di verde la montagna, lo stelo dei fiori, i cespugli
e le chiome degli alberi. Entusiasmati da quel fantastico gioco, Leonardo
e i suoi amici continuarono. Questa volta mescolarono il ROSSO e il GIALLO
e ne uscí un nuovo colore forte e deciso, che appare in cielo quando
il sole lentamente si avvicina alla linea dell'orizzonte: l'ARANCIONE.
A questo punto il pennello si diresse verso il verde prato e iniziò
a dipingere sui verdi steli bellissimi fiori arancioni, i cui petali circondavano
la gialla corolla. Poi il pennello andò sugli alberi e lí,
fra il verde, dipinse tondi e succosi frutti odorosi color arancione: le
arance e i mandarini. Che incanto! Il gioco era appena iniziato e cosí
pure le sorprese. Incitato da un amico, a cui splendevano gli occhi per
la contentezza, Leonardo raccolse da un barattolo un po' di BLU e da un
altro qualche goccia di ROSSO. Il pennello danzò, compiendo mille
giravolte ed evoluzioni nelle sue mani, finché apparve nella ciotola
un bel colore scuro: il VIOLA. Il pennello prese il largo e sul prato dipinse
le viole, bellissimi fiori, che emanano un buon profumo nell'aria. Ad ogni
pennellata di colore, il paese si colmava di gioia e di speranza! Leonardo
provò un ultimo esperimento: mise insieme qualche goccia di BLU,
di ROSSO e di GIALLO. Gira, gira, gira, questa volta stava per arrendersi,
quando d'un tratto i colori si fusero in uno solo, scuro e deciso: il MARRONE.
Questo colore fu usato per dipingere i tronchi e i rami degli alberi: il
tronco grosso e massiccio della quercia, quello sottile ma resistente dell'abete,
e poi quello alto e slanciato del pino, e quello piccolo e robusto degli
alberi da frutto…
D'improvviso
si udí un tuono e nel cielo, che si era ricoperto di nuvoloni carichi
di pioggia, apparvero fulmini e lampi. In pochi istanti si sparse il panico.
Gli abitanti del paese avevano paura che la pioggia potesse cancellare
i colori appena ritrovati, ma non poterono far altro che rifugiarsi nelle
loro case e attendere la fine del temporale. Piovve
per ore ed ore senza posa, poi la pioggia divenne piú sottile e
leggera, fino a diradarsi, e d'improvviso smise. Come per incanto si fece
spazio fra una nuvoletta e l'altra un arco, formato da tanti colori, che
si illuminavano al nuovo sole. Quando gli abitanti del paesino uscirono
dalle case, tra il buon profumo della terra bagnata, dei fiori e dei frutti
odorosi, notarono con stupore che i colori erano lí, al loro posto,
e in cielo splendeva l'arcobaleno dai sette colori.
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