L’Archetipo Anno IV n. 3, Gennaio 1999

Il racconto

 

IL PAESE CHE RITROVO' I COLORI

Un tempo molto lontano, in un luogo della terra sperduto e ricco di fascino e di mistero, esisteva un paesino minuscolo e grazioso ai piedi di una maestosa montagna dall'inarrivabile cima. Questo paesino ai margini del mondo era davvero caratteristico, ogni sua forma era in armonia: i tetti delle case erano spioventi, il campanile della chiesa con la sua agile forma si ergeva verso l'infinito e in cima alla rocca v'era un antico castello con ampi torrioni, abitato anni prima da prodi cavalieri. Il paese, però, non era ameno e gaio come potrebbe risultare dalla descrizione, bensí malinconico e triste, senza vita. Infatti, in seguito ad una magia operata un secolo prima da un potente mago al quale era stato fatto un grave torto, esistevano solo due colori: il bianco e il nero. Gli abitanti del luogo non conoscevano l'esistenza degli altri colori, ma sentivano un vuoto incolmabile nei loro cuori. Alzando lo sguardo non potevano contemplare l'azzurro infinito del cielo, il verde delle montagne ricoperte di boschi, il roseo dell'alba o il rosso del tramonto. In alto v'erano solo bianche nubi o stormi di bruni uccelli.
Non lontano dal paese senza colore, in una piccola casa nel bosco abitava una bambina gaia e spensierata, di nome Rosina. Ella viveva nel mondo dei colori e ogni volta che guardava di lontano il piccolo paese grigio veniva colta da un nodo alla gola, le lacrime sgorgavano da sole, salendo la soglia dei suoi occhioni. Come potevano, pensava, i bambini di quel luogo cosí triste giocare allegramente? Rosina da tempo meditava sul modo di aiutarli e le venne in mente di rivolgersi a Puc, il folletto del bosco suo fedele amico. Puc, agile e vivace, dal rosso cappello a sonagli e dall'aria furba e scanzonata, ascoltò con attenzione la richiesta della bimba e ne fu commosso. Decise quindi di esaudire il suo desiderio, donando al paesino tre magici colori nei quali è racchiuso il segreto della vita di tutti gli altri: il BLU, il ROSSO e il GIALLO. Di piú non poteva fare: il resto toccava agli uomini.
Non appena iniziarono a calare le ombre della sera e si fece buio e silenzio tutto intorno, Puc si apprestò a compiere l'opera. Con un buffo copricapo da pittore tuffò un enorme pennello scintillante nel colore BLU e dipinse danzando il grande cielo notturno, a forti pennellate. Immerso poi il pennello nel colore dell'oro, accese mille lumicini pulsanti, le stelle del cielo, e piú in là dipinse la luna piena dalle rubiconde gote, che spandeva in terra la sua luce incantata. Rivolgendo il suo ridente sguardo verso i graziosi tetti delle case, Puc intinse il magico amico nel vivo scintillante rosso fuoco e colorò tutti i tetti. Nella gioiosa e frenetica agitazione, però, il pennello gli cadde di mano e ruzzolò in terra, facendo un gran rumore. Puc ebbe appena il tempo per fuggire, ma la sua opera era ormai terminata.
Gli abitanti del paese, svegliati dal gran baccano, si affacciarono alla finestra e lanciarono un'esclamazione di meraviglia alla vista del bel cielo stellato e di quei tetti vivacemente colorati. Si incontrarono tutti in piazza e sotto il dolce sguardo della luna intrecciarono danze e cantarono. Il loro volto era piú luminoso, lo notarono contenti anche Puc e Rosina, che da lontano si godevano la scena.
All'alba lo scenario mutò. Il cielo divenne azzurro intenso, comparve il caldo sole dorato. Tutti tornarono alle loro attività di sempre piú felici e spensierati. Giocando a nascondino con gli amici, Leonardo, il bambino piú vispo e intraprendente del paese, trovò i tre barattoli dei colori che Puc quella notte aveva dovuto in fretta abbandonare insieme al magico pennello. Stupito, chiamò a sé gli amici e iniziarono un nuovo gioco. Leonardo mischiò, in una piccola ciotola trovata lí vicino, un po' di BLU ed un po' di GIALLO. Gira e gira, prese vita sotto i loro occhi un colore brillante, che a guardarlo ispirava serenità: il VERDE. Il pennello per incanto cominciò a lavorare da solo, dipingendo di verde la montagna, lo stelo dei fiori, i cespugli e le chiome degli alberi. Entusiasmati da quel fantastico gioco, Leonardo e i suoi amici continuarono. Questa volta mescolarono il ROSSO e il GIALLO e ne uscí un nuovo colore forte e deciso, che appare in cielo quando il sole lentamente si avvicina alla linea dell'orizzonte: l'ARANCIONE. A questo punto il pennello si diresse verso il verde prato e iniziò a dipingere sui verdi steli bellissimi fiori arancioni, i cui petali circondavano la gialla corolla. Poi il pennello andò sugli alberi e lí, fra il verde, dipinse tondi e succosi frutti odorosi color arancione: le arance e i mandarini. Che incanto! Il gioco era appena iniziato e cosí pure le sorprese. Incitato da un amico, a cui splendevano gli occhi per la contentezza, Leonardo raccolse da un barattolo un po' di BLU e da un altro qualche goccia di ROSSO. Il pennello danzò, compiendo mille giravolte ed evoluzioni nelle sue mani, finché apparve nella ciotola un bel colore scuro: il VIOLA. Il pennello prese il largo e sul prato dipinse le viole, bellissimi fiori, che emanano un buon profumo nell'aria. Ad ogni pennellata di colore, il paese si colmava di gioia e di speranza! Leonardo provò un ultimo esperimento: mise insieme qualche goccia di BLU, di ROSSO e di GIALLO. Gira, gira, gira, questa volta stava per arrendersi, quando d'un tratto i colori si fusero in uno solo, scuro e deciso: il MARRONE. Questo colore fu usato per dipingere i tronchi e i rami degli alberi: il tronco grosso e massiccio della quercia, quello sottile ma resistente dell'abete, e poi quello alto e slanciato del pino, e quello piccolo e robusto degli alberi da frutto…
D'improvviso si udí un tuono e nel cielo, che si era ricoperto di nuvoloni carichi di pioggia, apparvero fulmini e lampi. In pochi istanti si sparse il panico. Gli abitanti del paese avevano paura che la pioggia potesse cancellare i colori appena ritrovati, ma non poterono far altro che rifugiarsi nelle loro case e attendere la fine del temporale. Piovve per ore ed ore senza posa, poi la pioggia divenne piú sottile e leggera, fino a diradarsi, e d'improvviso smise. Come per incanto si fece spazio fra una nuvoletta e l'altra un arco, formato da tanti colori, che si illuminavano al nuovo sole. Quando gli abitanti del paesino uscirono dalle case, tra il buon profumo della terra bagnata, dei fiori e dei frutti odorosi, notarono con stupore che i colori erano lí, al loro posto, e in cielo splendeva l'arcobaleno dai sette colori.

Patrizia Rubino

 

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