L’Archetipo Anno IV n. 8, Giugno 1999

PERSONAGGI

 

 

TYCO DE BRAHE

Figlio del governatore del castello di Helsingborg, Tycho de Brahe nacque nel 1546 a Knudstrup, in Danimarca. La sua passione per l’astronomia si rivelò in lui sin dalla prima gioventú. Per essa si mise contro la famiglia, che lo avrebbe voluto studente di diritto, e che finí poi per assecondarlo, e sfidò persino a duello un giovane che aveva osato mettere in dubbio i suoi calcoli matematici. Nel duello perse il naso, che si fece ricostruire in oro, una protesi che portò tutta la vita.
Scoprí e rettificò le tavole astronomiche in uso nei suoi tempi, le Tabulae Prutenicae di Erasmo Reinhold in errore di parecchi giorni. Di sua concezione furono strumenti molto sofisticati per l’epoca, fra cui un grande quadrante per osservazioni stellari e un globo sul quale arrivò a segnare fino a un migliaio di stelle mai scoperte prima. Fu il primo ad osservare la nascita di una supernova, che comparve nel 1572 nella costellazione di Cassiopea: la sua esposizione del fenomeno negli ambienti accademici suscitò dibattiti accesi, non venendo allora accettata la concezione di nascita, mutazione e corruzione delle stelle fisse.
Il re Federico II di Danimarca, conquistato dalle sue tesi, gli donò l’intera isola di Hveen per permettergli di compiere le sue osservazioni. Tyco concepí un edificio molto particolare, che chiamò “castello del cielo” o Uranjborg, dove visse per vent’anni. Era imponente, turrito, cinto da poderose mura, di fattura quadrata, con i vertici orientati verso i quattro punti cardinali. Oltre a una quantità di strumenti astronomici come sestanti, armille e misuratori parallattici, sistemati nelle sale di osservazione ai piani alti dotate di tetti apribili, vi era anche una vasta biblioteca e un attrezzato laboratorio di alchimia. Dopo l’Uranjborg, Tyco fece costruire lo Stjerneborg, o “castello delle stelle”, con osservatori sotterranei dalla volta a cupola apribile, in cui poteva dedicarsi contemporaneamente ai suoi studi stellari e agli esperimenti di alchimia. L’isola era organizzata come un vero e proprio regno, con la sua corte e con le tasse che gli abitanti dovevano versare. Alla morte di Federico II, il suo successore ritenne tale potere eccessivo. Tyco ne rimase profondamente offeso e cercò per sé e la sua numerosa famiglia una nuova sistemazione. Dopo varie peregrinazioni per l’Europa temporanee, si trasferí a Praga, presso il re Rodolfo II, che lo nominò Mathematicus imperialis. Qui nel 1600 incontrò Keplero, che divenne suo assistente, al quale espose nei dettagli il suo sistema geostatico. Secondo tale sistema, che si differenzia totalmente da quello copernicano, i cinque pianeti allora conosciuti ruotano intorno al Sole, che, insieme alla Luna, gira ogni anno intorno alla Terra, fissa al centro dell’Universo. Keplero non fu mai convinto del sistema geocentrico, ma utilizzò tutti i dati delle osservazioni fatte durante l’anno in cui aveva lavorato con Tyco de Brahe, che morí nel 1601, per formulare le tre leggi del moto planetario.

  L'ESPLORATORE DEL FIRMAMENTO

Nel secolo sedicesimo, nel 1546, nasce da nobile casata dell’Europa settentrionale un uomo singolare, dotato fin dalla culla di tutto ciò che poteva condurlo ad alte cariche nel senso della vita tradizionale di allora, data anche la ricchezza della famiglia. Poiché, secondo le tradizioni familiari, avrebbe poi dovuto ricoprire un posto eminente nello Stato o in altra posizione elevata, fu destinato a una professione legale e mandato con un precettore all’università di Lipsia per studiarvi giurisprudenza. Il precettore tormentava il ragazzo, poiché era ancora un ragazzo mentre doveva studiare giurisprudenza, per quanto era lungo il giorno. Ma quando il precettore dormiva i sonni del giusto, sognando le sue teorie giuridiche, il ragazzo sgattaiolava fuori dal letto e durante la notte contemplava le stelle con gli strumenti semplicissimi che si era costruiti da sé. Ben presto giunse a conoscere i misteri del firmamento non solo meglio di qualsiasi maestro, ma anzi piú di quanto era scritto allora in tutti i libri. Osservò per esempio una data posizione di Saturno e di Giove nella costellazione del Leone, e guardando nei libri la trovò registrata in modo del tutto errato. Allora sorse in lui l’anelito di conoscere nella maniera piú esatta soprattutto la scrittura stellare, di notare con la maggiore precisione il corso degli astri. Fu poi miracolo che quest’uomo riuscisse ben presto a vincere l’opposizione della sua famiglia e ottenesse il permesso di diventare scienziato e astronomo, invece di perdere la sua vita sognando su dottrine e testi giuridici. E poiché disponeva di larghi mezzi finanziari gli riuscí possibile creare un istituto attrezzato.
L’istituto era disposto in modo singolare: nei piani superiori conteneva strumenti per osservare i segreti del firmamento e nella cantina conteneva apparecchi per formare miscele e analisi di materie diverse. Qui lo studioso lavorava, dividendo il suo tempo tra indagini dei piani superiori e il far ribollire, mescolare e pesare giú in cantina. Cosí lavorava dunque quello spirito, per mostrare a poco a poco come le leggi iscritte nelle stelle fisse e nei pianeti, le leggi macrocosmiche, si ritrovino microcosmicamente nei numeri matematici che stanno a base delle misture e delle analisi della materia. Egli applicò poi alla medicina il nesso vivente che trovava fra l’elemento celeste e il terreno, e cercò di preparare dei medicinali, che produssero intorno a lui effetti negativi solo perché li distribuiva gratuitamente fra le persone che desiderava soccorrere. I medici, che invece aspiravano a farli pagare cari, erano infatti furibondi contro di lui perché compiva tali “reati” con ciò che voleva portar giú dal cielo sulla terra.
Fortunatamente quell’uomo, in seguito a un fatto speciale, godeva le buone grazie del re Federico II di Danimarca, e finché ne ebbe la protezione le cose andarono bene, e vennero conseguiti veramente dei risultati enormi in merito all’azione spirituale delle leggi universali, nel senso che prima ho caratterizzato. In verità egli sapeva molto intorno al decorso spirituale delle leggi universali. Fra l’altro fece allibire il mondo con cose che forse oggi non sarebbero credute allo stesso modo; cosí un giorno a Rostock, in base alle costellazioni celesti, profetizzò la morte del sultano Solimano, e la notizia di quella morte, avvenuta veramente di lí a pochi giorni, rese popolare il nome di Tycho de Brahe in tutta l’Europa. Di lui, che pur visse in un tempo non tanto lontano da noi, oggi il mondo non sa quasi piú nulla, se non che era ancora alquanto ingenuo, che non aveva raggiunto ancora le alte vette materialistiche dei nostri giorni. Egli ha invero segnato sulla carta astronomica mille nuovi astri, ha sí fatto la scoperta allora clamorosa di una stella la cui luce apparve e poi riscomparve, descrivendola come la “nova-stella”, ma di queste cose per lo piú non si parla. In fondo oggi di lui non si sa altro se non che era ancora tanto sciocco da escogitare un sistema dell’universo secondo il quale la Terra sta ferma e il Sole con i pianeti le gira intorno; questo oggi sa il mondo. Ma che Tycho de Brahe sia stato una personalità eminente del secolo sedicesimo, che si sia reso infinitamente benemerito dell’astronomia per mezzo di studi utili ancora oggi, che in quel che ci ha dato vi sia una somma incalcolabile di profonda sapienza, tutto questo di solito viene ignorato, semplicemente perché Tycho de Brahe, nell’esposizione di un preciso sistema planetario, fu indotto dal proprio profondo sapere a scoprire difficoltà non vedute da Copernico. E se è lecito dirlo, per paradossale che possa sembrare, col sistema copernicano non è stata detta ancora l’ultima parola in proposito. La disputa in merito ai due sistemi darà ancora da fare all’umanità avvenire. Lo dico soltanto per inciso, perché è troppo paradossale per i nostri giorni.
Gli avversari di Tycho de Brahe, che sorgevano dovunque tra i medici d’allora e i professori dell’università di Copenhagen, riuscirono finalmente ad aizzare contro di lui il successore del Re che era stato il suo protettore. Cosí Tycho de Brahe, cacciato dalla patria, dovette riparare di nuovo verso il sud. Già in precedenza egli aveva eretto ad Augusta il suo primo grande planisfero e il globo dorato su cui iscriveva sempre le nuove stelle che scopriva e che raggiunsero alla fine il migliaio. Nell’esilio egli trovò poi la morte a Praga. Ancora oggi, se non ci valiamo dei soliti testi di studio ma risaliamo alle fonti e studiamo per esempio Keplero, vediamo come Keplero stesso arrivò alle sue leggi perché Tycho de Brahe gli aveva spianato la via con le sue osservazioni astronomiche cosí accurate. Tycho de Brahe fu dunque una personalità che recava in sé una vasta impronta di quanto era stato grande e importante nella saggezza dei tempi a lui anteriori; una personalità alla quale non riusciva ancora di adattarsi a quanto di lí a poco diventò popolare con la concezione materialistica del mondo.

Rudolf Steiner

R. Steiner, conferenza tenuta a Stoccarda il 30 dicembre 1910,
in Storia occulta, Editrice antroposofica, Milano 1981, pp.74-76

 

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