L’argilla è una delle materie
prime piú antiche che l’uomo abbia mai usato. In tempi remotissimi,
con l’argilla, grazie alla morbidezza e alla plasticità che questo
materiale presentava, si producevano ceramiche e oggetti ornamentali per
i comuni usi domestici. Le prime notizie storiche sull’uso dell’argilla
a scopo cosmetico, risalgono all’epoca dell’antico Egitto. È stato
accertato che gli Egizi per fare il sapone sostituivano la soda con una
miscela composta da carbonato di calcio e argilla. Secondo alcuni autori,
gli antichi Egizi conoscevano bene le proprietà antisettiche e batteriostatiche
dell’argilla, per cui la impiegavano assieme ad altre sostanze per mummificare
i cadaveri. Un’altra notizia dell’epoca ci dice che i malati venivano curati
con il fango del fiume Nilo. È noto che i fanghi contengono una
certa quantità di argilla. Durante l’epoca egizia, gli uomini agivano
non in base ad un pensiero razionale, ma in base ad una sorta di ispirazione
proveniente da entità superiori. Tutta la conoscenza egizia non
nasceva da una scienza di tipo materialistico, ma da forme di ispirazione
di natura superiore. In questo modo si costruivano le piramidi, segno di
grandiosa genialità e di altrettanto grandiosa arte, e nello stesso
modo si avvicinavano gli elementi della natura per le cure di bellezza
e delle malattie. Quando gli antichi Egizi usavano l’argilla per curare
un trauma, una slogatura o per far calcificare piú in fretta un
arto rotto, non sapevano che l’argilla agisce e guarisce perché
possiede una CSC (Capacità di scambio cationico), perché
è ricca di silice e di allumina e perché nella sua struttura
sono presenti tanti altri metalli. Questo tipo di conoscenze appartiene
alla nostra epoca. Gli antichi Egizi sapevano per ispirazione che usando
un impiastro di argilla su un arto rotto, se ne accelerava la calcificazione.
Nel IV e V secolo a.C. Ippocrate
curava i dolori di vario genere con l’argilla. Plinio il Vecchio nel I
secolo d.C. nella sua Storia Naturale, e Dioscoride, medico
greco, in Sulla materia medica, raccomandano l’argilla come
«rimedio dalle molteplici virtú». Nel II d.C. Galeno
riconosce nell’argilla un potente rimedio naturale contro molte malattie.
Avicenna, medico e filosofo, nell’XI secolo d.C. nel suo Canone della
medicina parla dell’argilla come di un potente e «poliedrico
medicamento». Nel 1920, il famoso abate Kneipp ripropose l’argilla
come una grande e potente medicina naturale. Cosí si esprimeva:
«L’argilla guarisce le infiammazioni, attira a sé la materia
malata e putrida, guarisce le ferite e le ulcerazioni. È un eccellente
medicamento nel mal di testa, di spalle, nelle infiammazioni, nelle intossicazioni
ecc.»
Nell’argilla
sono presenti un polo cosmico e un polo terrestre. Il polo cosmico è
rappresentato dalla silice. Il polo terrestre è rappresentato dal
calcare. L’argilla è in grado di armonizzare queste due forze diametralmente
opposte. Un’accentuata polarità cosmica (silice) nell’uomo, si manifesta
con un distacco estremo nei confronti del mondo, della vita dei sensi e
in generale nei confronti delle cose terrene. La polarità cosmica,
se da una parte racchiude in sé l’anelito che spinge l’uomo verso
la soglia del mondo spirituale, dall’altra rivela una grande sofferenza.
Un esempio di questo modo di essere ci è dato dai mistici. La polarità
terrestre (calcare) si manifesta, sempre a certi livelli, con un attaccamento
estremo alle cose, alle persone e alla vita in generale. Calcare è
la bramosia, è il mondo delle brame e dei desideri, è la
voglia di possedere e di essere posseduto, è la voglia di legarsi
con tutto e con tutti.
Questi due poli, cosí diversi
nella loro natura, coesistono tranquillamente dentro l’argilla. E ciò
è possibile perché nell’argilla è presente una specie
di Io in grado di equilibrare queste due forze, che altrimenti si distruggerebbero
a vicenda. Cosí è per l’Io umano, che riesce a far convivere
in uno stesso individuo il bene e il male, l’odio e l’amore e tante altre
polarità che, se fossero lasciate a se stesse, si distruggerebbero
a vicenda e distruggerebbero l’intero cosmo.
G. Ferraro, Il manuale dell’argilla, Ed. CLESAV,
Milano 1987
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