L’archetipo Anno IV n. 7, Maggio 1999
Poesia

 

Stava in cucina, quando Lui varcò
luminoso la soglia, e un palpitare
festoso d’ombre, un vivido sentore
esaltarono l’aura della casa.
Trafelata, Maria gli corse incontro,
proferendo bisbigli, ormai già tutta
nell’estasi devota. Poi sedettero,
la sorella e il Maestro, alla frescura
del giardino fiorito. Il Nazareno
nel dorato crepuscolo annunciava
il Regno che non muore, ci appartiene.
Lei sfaccendava. A un tratto il suo rimprovero
interruppe l’idillio, la protesta
sciolse l’incanto d’anime. Serena
chiamò la voce, pronunziò il suo nome:
«Marta…», per ammonirla a preferire
lo spirito alle cure materiali.
E quello che Lui disse penetrò
nell’intima sua essenza, trasformandola,
preda anche lei della dolcezza arcana
che aleggiava nell’aria, pervadeva
la sostanza del mondo, pietra a pietra:
risvegliando ogni fibra al Suo richiamo,
faceva intenta la natura al Verbo.
E benché lei indugiasse, indaffarata
per le stanze odorose e quiete, fuori
nel declinante giorno, insieme ai due,
a parlare d’eterno era il suo cuore.

Fulvio Di Lieto

La poesia di Fulvio Di Lieto

 

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