L’Archetipo Anno IV n. 5, Marzo 1999

MEDICINA

  La ricerca del comfort e i mali che ne derivano

Rudolf Steiner ha spiegato come il desiderio di vivere confortevolmente il proprio destino porti per converso malattie e infortuni(1). Alludeva anche al buon uso che l’uomo fa della propria intelligenza, se si sforza di accordarla con l’intelligenza universale. Si possono conoscere a questo proposito quali sono le conseguenze immediate di tale ricerca. Esse si imprimono profondamente in particolare nel destino individuale di coloro che provano sinceramente il bisogno di spiegarsi il mondo attuale con l’aiuto dell’antroposofia, senza però riuscirvi sempre bene. Questi conducono una vita piú complicata che se avessero evitato di coltivare aspirazioni spirituali. Per quanto riguarda gli uomini che invece si sottraggono alle esperienze difficili, promesse ai loro contemporanei impegnati dagli insegnamenti della Scienza dello Spirito, e quindi coloro che cercano di vivere confortevolmente la loro vita, questi ultimi sono insidiati da malattie fisiche e da infortuni. Da quali malattie sono colpiti gli uomini che si sottraggono all’impegno spirituale? Quali infortuni possono subire? Le riflessioni seguenti sono un tentativo di apportare qualche elemento alla meditazione di ognuno di noi.
Le malattie e gli infortuni di cui fa menzione Rudolf Steiner derivano dal rifiuto di accettare il destino individuale nella misura in cui quest’ultimo si ricollega al destino umano che si fa carico di opporre al male il pensiero illuminato dallo Spirito. La pigrizia del pensiero è stata spesso indicata da Rudolf Steiner come un vantaggio accordato alle forze ostacolatrici dell’uomo, che tentano di impedire l’evoluzione spirituale dell’umanità e lavorano al suo declino.
L’intervento delle forze del male che secondo Steiner dominano la nostra epoca è facilmente riconoscibile. Esse agiscono per raffreddare e per accelerare. È a partire da questi criteri generali che si può intravedere il collegamento tra la mortalità moderna e le conseguenze della ricerca, collettiva e individuale al contempo, che privilegia soprattutto il comfort. Per l’Ostacolatore si tratta di raffreddare ad ogni costo l’organismo umano fino a devitalizzarlo, e di accelerarne, per distruggerlo, i ritmi biologici.
Per cogliere con un’immagine gli effetti del raffreddamento corporeo e fisico dell’uomo, possiamo riflettere sulle locuzioni popolari in cui si parla del “cuore di pietra”. Il freddo inibisce il calore, sia quello del sangue sia quello dei sentimenti. Gli organi della circolazione sanguigna si induriscono. Il cuore tende a pietrificarsi, in senso letterale e in senso figurato. Il freddo pervade il sangue, lo strumento organico dell’Io umano secondo l’insegnamento antropologico di Rudolf Steiner.
Ecco cosa accade anche nelle attuali pratiche mediche applicate alle malattie acute, vale a dire calde. La tendenza generale in effetti è di raffreddare subito qualunque elevazione termica. Si tratta invece di un riflesso organico di cui si dovrebbe solo recriminare l’assenza. Dai tempi di Ippocrate e fino all’inizio di questo secolo, la febbre era considerata una reazione, spesso salutare, dell’organismo che tentava di ristabilire l’ordine attraverso la “cozione”, la purificazione attraverso il fuoco. Il compito del medico consisteva nel controllare questa operazione e limitarne i rischi affinché la crisi sfociasse in una convalescenza risanatrice. Non era raro che nel corso di quest’ultima il paziente si trovasse in uno stato di salute migliore di quello precedente alla sua malattia.
Attualmente non ammettiamo piú di essere infastiditi dalle malattie febbrili. Ci si spinge fino ad approntare contro di esse misure preventive. Quale semplificazione aver trovato il mezzo di poter troncare le malattie improvvise! Anche se questa comodità sembra costarci molto cara. I risultati di una tale avversione nei riguardi della febbre sono effettivamente indiscutibili.
È evidente che contro un trionfo ottenuto sulle malattie calde, si rileva un aumento delle malattie fredde. Esse derivano dalla degenerazione precoce dei vasi sanguigni, e in particolare del cuore, il loro organo centrale. La tendenza alla pietrificazione degli organi (la sclerosi), o del sangue (le trombosi) si riscontra sempre di piú e sempre piú precocemente. Di conseguenza, altri organi vengono toccati. La devitalizzazione delle articolazioni vertebrali, e anche di altre, può spiegarsi cosí, e molte malattie che in passato riguardavano solo la vecchiaia affliggono oggi anche la gioventú.
L’accelerazione è un altro fattore patogeno caratterizzato per la sua azione nefasta verso l’uomo. Till Eulenspiegel, il leggendario eroe, rispose a un viaggiatore affrettato che per raggiungere la città piú vicina gli ci sarebbero volute due ore andando lentamente e cinque andando di corsa. Il viaggiatore fece frustare i cavalli, ma di lí a poco dovette fermarsi e perdere tempo per sostituire una ruota che si era rotta a causa della via dissestata.
La velocità è diventata una specie di etica dei trasporti. Essa contraddistingue oggi ogni aspetto dell’esistenza materiale, e persino i fattori psichici e biologici. La tendenza tipica della velocità è di aumentare sempre. Si può immaginare che l’accelerazione estrema finirà per annullare il tempo e per annientare in tal modo tutta l’evoluzione. È peraltro facile smascherare il cattivo genio di cui gli uomini ascoltano i consigli, quando essi prendono a spingere sempre piú le ruote dell’esistenza. Andare troppo velocemente significa rompere i ritmi della vita; ed ecco un’ulteriore minaccia per gli organi distributori del sangue, e in particolare per il cuore. Ancora una volta, l’aggressione colpisce l’uomo nel suo centro. Il fatto è evidente persino per quelli che non vedono nel cuore altro che il meccanismo di una pompa. Che devono dire allora gli spiriti edotti di questa fisiologia occulta, come lo erano Paracelso e Rudolf Steiner, per i quali il cuore è il sole del piccolo universo dei nostri organi, come il sole è il cuore del grande universo siderale? Tali grandiose intuizioni evidenziano dunque il senso profondo di un altro male del secolo: la malattia cardiaca.
Anche l’osservazione piú superficiale mostra come il ritmo dell’uomo sia oggi spinto oltre il limite. Il ritmo della vita deve piegarsi alle cadenze della macchina. Suona come un luogo comune volerlo ricordare qui. Ognuno sa che il cuore è la vittima di questo errore tanto individuale quanto collettivo. L’accelerazione porta agli spasmi, a una specie di pietrificazione, inizialmente transitoria e forse fatale un domani, che prepara incessantemente la base della sclerosi.
Per reagire a dati cosí disastrosi, possiamo esaminare, ognuno per proprio conto, le nostre intime convinzioni sulla natura delle malattie e degli infortuni. Accettare l’insegnamento secondo il quale tali accadimenti sarebbero la conseguenza e la correzione di errori commessi contro gli altri o contro l’umanità e il mondo, equivarrebbe ad assumere allo stesso tempo un atteggiamento positivo nei confronti dei colpi della sorte. Sarebbe vivere in modo diverso dal rivoltarsi contro le traversie dell’esistenza che vengono a disturbare il nostro desiderio di trascorrere giorni confortevoli. Sappiamo per esperienza che tale atteggiamento è il migliore, in quanto improntato alla positività.

Joachim Berron

(1) R. Steiner, Il karma del movimento antroposofico, conferenza del 3 agosto 1924

Illustrazione: «La corsa dei dannati», miniatura ferrarese, 1474

Tratto da Vivere senza problemi di J. Berron, in «Triades» n. 4, Parigi 1978 

 

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