Rudolf Steiner ha spiegato come il
desiderio di vivere confortevolmente il proprio destino porti per converso
malattie e infortuni(1).
Alludeva anche al buon uso che l’uomo fa della propria intelligenza, se
si sforza di accordarla con l’intelligenza universale. Si possono conoscere
a questo proposito quali sono le conseguenze immediate di tale ricerca.
Esse si imprimono profondamente in particolare nel destino individuale
di coloro che provano sinceramente il bisogno di spiegarsi il mondo attuale
con l’aiuto dell’antroposofia, senza però riuscirvi sempre bene.
Questi conducono una vita piú complicata che se avessero evitato
di coltivare aspirazioni spirituali. Per quanto riguarda gli uomini che
invece si sottraggono alle esperienze difficili, promesse ai loro contemporanei
impegnati dagli insegnamenti della Scienza dello Spirito, e quindi coloro
che cercano di vivere confortevolmente la loro vita, questi ultimi sono
insidiati da malattie fisiche e da infortuni. Da quali malattie sono colpiti
gli uomini che si sottraggono all’impegno spirituale? Quali infortuni possono
subire? Le riflessioni seguenti sono un tentativo di apportare qualche
elemento alla meditazione di ognuno di noi.
Le malattie e gli infortuni di cui
fa menzione Rudolf Steiner derivano dal rifiuto di accettare il destino
individuale nella misura in cui quest’ultimo si ricollega al destino umano
che si fa carico di opporre al male il pensiero illuminato dallo Spirito.
La pigrizia del pensiero è stata spesso indicata da Rudolf Steiner
come un vantaggio accordato alle forze ostacolatrici dell’uomo, che tentano
di impedire l’evoluzione spirituale dell’umanità e lavorano al suo
declino.
L’intervento delle forze del male
che secondo Steiner dominano la nostra epoca è facilmente riconoscibile.
Esse agiscono per raffreddare e per accelerare. È
a partire da questi criteri generali che si può intravedere il collegamento
tra la mortalità moderna e le conseguenze della ricerca, collettiva
e individuale al contempo, che privilegia soprattutto il comfort. Per l’Ostacolatore
si tratta di raffreddare ad ogni costo l’organismo umano fino a
devitalizzarlo, e di accelerarne, per distruggerlo, i ritmi biologici.
Per cogliere con un’immagine gli
effetti del raffreddamento corporeo e fisico dell’uomo, possiamo
riflettere sulle locuzioni popolari in cui si parla del “cuore di pietra”.
Il freddo inibisce il calore, sia quello del sangue sia quello dei sentimenti.
Gli organi della circolazione sanguigna si induriscono. Il cuore tende
a pietrificarsi, in senso letterale e in senso figurato. Il freddo pervade
il sangue, lo strumento organico dell’Io umano secondo l’insegnamento antropologico
di Rudolf Steiner.
Ecco cosa accade anche nelle attuali
pratiche mediche applicate alle malattie acute, vale a dire calde. La tendenza
generale in effetti è di raffreddare subito qualunque elevazione
termica. Si tratta invece di un riflesso organico di cui si dovrebbe solo
recriminare l’assenza. Dai tempi di Ippocrate e fino all’inizio di questo
secolo, la febbre era considerata una reazione, spesso salutare, dell’organismo
che tentava di ristabilire l’ordine attraverso la “cozione”, la purificazione
attraverso il fuoco. Il compito del medico consisteva nel controllare questa
operazione e limitarne i rischi affinché la crisi sfociasse in una
convalescenza risanatrice. Non era raro che nel corso di quest’ultima il
paziente si trovasse in uno stato di salute migliore di quello precedente
alla sua malattia.
Attualmente non ammettiamo piú
di essere infastiditi dalle malattie febbrili. Ci si spinge fino ad approntare
contro di esse misure preventive. Quale semplificazione aver trovato il
mezzo di poter troncare le malattie improvvise! Anche se questa comodità
sembra costarci molto cara. I risultati di una tale avversione nei riguardi
della febbre sono effettivamente indiscutibili.
È evidente che contro un trionfo
ottenuto sulle malattie calde, si rileva un aumento delle malattie fredde.
Esse derivano dalla degenerazione precoce dei vasi sanguigni, e in particolare
del cuore, il loro organo centrale. La tendenza alla pietrificazione degli
organi (la sclerosi), o del sangue (le trombosi) si riscontra sempre di
piú e sempre piú precocemente. Di conseguenza, altri organi
vengono toccati. La devitalizzazione delle articolazioni vertebrali, e
anche di altre, può spiegarsi cosí, e molte malattie che
in passato riguardavano solo la vecchiaia affliggono oggi anche la gioventú.
L’accelerazione
è un altro fattore patogeno caratterizzato per la sua azione nefasta
verso l’uomo. Till Eulenspiegel, il leggendario eroe, rispose a un viaggiatore
affrettato che per raggiungere la città piú vicina gli ci
sarebbero volute due ore andando lentamente e cinque andando di corsa.
Il viaggiatore fece frustare i cavalli, ma di lí a poco dovette
fermarsi e perdere tempo per sostituire una ruota che si era rotta a causa
della via dissestata.
La velocità è diventata
una specie di etica dei trasporti. Essa contraddistingue oggi ogni aspetto
dell’esistenza materiale, e persino i fattori psichici e biologici. La
tendenza tipica della velocità è di aumentare sempre. Si
può immaginare che l’accelerazione estrema finirà per annullare
il tempo e per annientare in tal modo tutta l’evoluzione. È peraltro
facile smascherare il cattivo genio di cui gli uomini ascoltano i consigli,
quando essi prendono a spingere sempre piú le ruote dell’esistenza.
Andare troppo velocemente significa rompere i ritmi della vita; ed ecco
un’ulteriore minaccia per gli organi distributori del sangue, e in particolare
per il cuore. Ancora una volta, l’aggressione colpisce l’uomo nel suo centro.
Il fatto è evidente persino per quelli che non vedono nel cuore
altro che il meccanismo di una pompa. Che devono dire allora gli spiriti
edotti di questa fisiologia occulta, come lo erano Paracelso e Rudolf Steiner,
per i quali il cuore è il sole del piccolo universo dei nostri organi,
come il sole è il cuore del grande universo siderale? Tali grandiose
intuizioni evidenziano dunque il senso profondo di un altro male del secolo:
la malattia cardiaca.
Anche l’osservazione piú superficiale
mostra come il ritmo dell’uomo sia oggi spinto oltre il limite. Il ritmo
della vita deve piegarsi alle cadenze della macchina. Suona come un luogo
comune volerlo ricordare qui. Ognuno sa che il cuore è la vittima
di questo errore tanto individuale quanto collettivo. L’accelerazione porta
agli spasmi, a una specie di pietrificazione, inizialmente transitoria
e forse fatale un domani, che prepara incessantemente la base della sclerosi.
Per reagire a dati cosí disastrosi,
possiamo esaminare, ognuno per proprio conto, le nostre intime convinzioni
sulla natura delle malattie e degli infortuni. Accettare l’insegnamento
secondo il quale tali accadimenti sarebbero la conseguenza e la correzione
di errori commessi contro gli altri o contro l’umanità e il mondo,
equivarrebbe ad assumere allo stesso tempo un atteggiamento positivo nei
confronti dei colpi della sorte. Sarebbe vivere in modo diverso dal rivoltarsi
contro le traversie dell’esistenza che vengono a disturbare il nostro desiderio
di trascorrere giorni confortevoli. Sappiamo per esperienza che tale atteggiamento
è il migliore, in quanto improntato alla positività.
(1) R.
Steiner, Il karma del movimento antroposofico, conferenza del 3
agosto 1924
Illustrazione: «La corsa dei dannati», miniatura
ferrarese, 1474
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