L’Archetipo Anno IV n. 5, Marzo 1999

MUSICA

 

A proposito di esercizi

Se osserviamo con attenzione i complessi procedimenti relativi allo studio del pianoforte si può ravvisare una certa similitudine tra quelli e gli esercizi dati dalla Scienza dello Spirito. Gli studi di tecnica pianistica, scale, arpeggi e tutto il resto che non sto ad elencare hanno lo scopo di formare all’allievo gli strumenti necessari a realizzare nel mondo l’opera d’arte musicale, a risonare interiormente con essa. Ad un altro livello (infinitamente piú alto) l’esercizio della concentrazione e gli altri quattro fondamentali sono dati per conferire all’uomo intero la possibilità di risonare secondo l’armonia cosmica.
E il lento, faticoso percorso dell’approfondimento interpretativo di un’opera musicale, seminato di ostacoli, di errori, di ripensamenti e di conquiste luminose, è paragonabile alla lenta, faticosa via della meditazione con i suoi ostacoli, i suoi errori e i doni di luce e di forza. Come ad un certo tempo si riconosce che concentrazione e meditazione sono due aspetti di un solo processo, cosí tecnica strumentale ed interpretazione musicale finiscono per collegarsi indissolubilmente nello studio e nei risultati. Inoltre, il lavoro puramente tecnico, con la ripetizione assidua di formule sonore, non potrà mai divenire meccanico e di conseguenza insopportabile, come spesso accade, purché venga condotto con illimitata attenzione, senza esigere risultati immediati e per periodi di tempo non troppo lunghi, rapportati sempre alle forze dello studioso: non sono forse queste le stesse regole che preservano gli esercizi spirituali dai pericoli, sempre presenti, di ripetitività e assuefazione? Ho qui parlato di studi pianistici perché il pianoforte è stato ed è tuttora il mio strumento; ma ciò che ho detto vale per qualsiasi altro strumento musicale, anche per quello piú intimamente personale che è la voce umana. Occorre inoltre tener presente che il lato fisico, manuale, è solo il supporto dell’ente che veramente suona: il corpo eterico, a sua volta strumento dell’Io.
Ne consegue il riconoscimento della natura spirituale di ogni tecnica, che non può essere fine a se stessa, come oggi troppo spesso accade, ma al servizio della personalità che si manifesta, nell’arte, come ente spirituale nel mondo fisico.

Camillo Righini

 

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