Nel suo insegnamento, Rudolf Steiner
enumera molti piú sensi dei cinque comunemente considerati dalla
scienza esteriore, ordinandoli in maniera conseguente e delineandoli secondo
i princípi della scienza dello Spirito. Proseguiamo oltre i sei
sensi riportati nei numeri precedenti, con i quali l’uomo sente qualcosa
in se stesso e fuori di sé, in scambievole azione con il mondo esteriore.
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Penetriamo ora ancor piú nelle cose. Se,
per esempio, vediamo con l’occhio che una rosa è rossa, la sua interiorità
si comunica a noi attraverso la sua superficie: questa sola vediamo
e, poiché essa è determinata dall’interiorità, impariamo
a conoscere attraverso di essa questa sua interiorità fino a un
dato punto.
Ora però afferriamo un pezzo di ghiaccio
o un acciaio rovente; ci si manifestano allora non soltanto la superficie
e attraverso questa l’interiorità, ma ci si rivelano i penetrali
stessi della interiorità; ciò che è esternamente freddo
o caldo è del tutto compenetrato di freddo o di calore. Il
senso del calore ci conduce ancora piú intimamente nei sostrati
delle cose. È il settimo senso.
L’uomo può forse penetrare ancora piú
profondamente nelle cose di quel che non vi penetri col settimo senso?
Sí! Può penetrarvi quando le cose gli palesano, non soltanto
come col senso del calore, ciò di cui esse sono compenetrate, ma
gli palesano inoltre ciò che esse sono nella loro interiorità.
E questo glielo palesano quando cominciano a risuonare.
Il calore è distribuito del tutto ugualmente
nelle cose. Il suono porta le cose a palpitare, per mezzo di esso percepiamo
l’interiore mobilità delle cose. Se colpiamo una cosa, essa
ci palesa nel suono la sua interiorità. E noi distinguiamo le cose
secondo la loro natura interiore, come esse possano vibrare e palpitare
interiormente, allorché lasciamo agire su di noi il loro suono.
È l’anima delle cose che parla alla nostra anima nei loro suoni.
Questo è l’ottavo senso, il senso dell’udito.
Oltre a questi, vi sono forse altri sensi piú
elevati? Se vogliamo indagare tale questione, dobbiamo procedere con maggiore
circospezione. Non dobbiamo scambiare ciò che è realmente
un senso con altre cose e con altre espressioni. Nella vita ordinaria,
per esempio, in cui si rimane in basso e di solito si confonde tutto, si
può parlare di un senso imitativo, di un senso occultatore e simili.
Questo è errato. Un senso entra in attività quando
ci si forma un’opinione senza che la nostra intelligenza sia ancora entrata
in azione. Parliamo quindi di un senso, soltanto quando la nostra capacità
di giudicare non è ancora entrata in azione. Per percepire un colore
vi occorre un senso; per giudicare fra due colori, non vi occorre nessun
senso.
R. Steiner, I tre mondi dello Spirito
(Antroposofia – Psicosofia – Pneumosofia), LibrItalia, Cerbara 1997
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