Il
re Davide avrebbe voluto edificare un grande tempio al Signore, ma il profeta
Nathan gli rivelò che tale compito era stato destinato a suo figlio
Salomone. Questi venne unto re dal sommo sacerdote Sadoc mentre Davide
era ancora in vita. Quando, alla morte del padre, Salomone assunse il potere
regale, i sacrifici rituali venivano compiuti sulle alture, la piú
importante delle quali era Gabaon. Qui egli si recava per offrire a Dio
i suoi olocausti, e fu qui che una notte L’Eterno gli apparve in sogno,
esortandolo a chiedergli quello che piú desiderava. Il giovane monarca,
che doveva amministrare tutto Israele, un territorio che andava dal Sinai
all’Eufrate, dal deserto arabico al Mediterraneo, chiese a Dio la saggezza,
la sapienza del cuore che gli permettesse di governare e giudicare il popolo
in giustizia e discernimento tra Male e Bene. Il Signore gli promise tale
grazia, e in piú, vista la semplicità e la modestia di Salomone,
che non aveva voluto per sé ricchezze e vittorie sui nemici, disse
che gli avrebbe concesso anche il potere e la gloria.
Il Giudizio di Salomone - Incisione di Gustave Doré
Il
primo atto pubblico compiuto dal giovane re, e che testimonia dell’ispirazione
divina di cui egli godeva, è conosciuto come “Giudizio di Salomone”.
Narra di due donne che si erano presentate al re perché stabilisse
le ragioni dell’una o dell’altra in merito alla maternità che entrambe
accampavano su un bambino. Poiché la controversia si trasformava
in disputa aperta, Salomone fece portare una spada e ordinò che
il bambino conteso fosse tagliato in due e che le donne ne ricevessero
una parte ciascuna. Al che, una si dichiarò soddisfatta e consentí
alla decisione del re, ma l’altra fermò con slancio disperato la
mano del carnefice e implorò Salomone perché risparmiasse
il figlio, disposta a cederlo alla rivale pur di saperlo vivo. Il bambino
fu allora restituito alla vera madre, riconosciuta attraverso un sottile
metodo di indagine psicologica applicato dal re. La Bibbia commenta questo
episodio, dicendo che tutto il popolo sentí per il monarca un grande
rispetto, poiché apparve chiaro a tutti come egli avesse fatto giustizia
ispirato da sapienza divina.
Salomone
fu certo un grande re, versato nelle arti e nelle scienze. Tra le tante
sue opere scritte vi sono i Proverbi, il Cantico dei Cantici
e l’Ecclesiaste. Oltre al grande Tempio, costruí città
e fortezze, acquedotti e cisterne, si occupò di botanica e di mineralogia.
Il suo lungo regno, durato quarant’anni, era iniziato con una fede profonda
in Dio, ma naufragò alla fine tra gli eccessi di un fasto sfrenato,
corroso dalla lussuria e dalle pratiche idolatriche, imposte al sovrano
dalle numerose mogli e concubine straniere che egli aveva preso.
Cosí
avviene ogni qualvolta l’uomo abbandona la via illuminata del sacro e del
trascendente, fino a ridursi alle paludi dell’agnosticismo che porta all’amoralità
e alle devianze. Tale è l’epoca attuale, ben descritta in un passaggio
poetico tratto dai Cori de La Rocca di T.S. Eliot:
Ma
sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai
accaduto prima: sebbene non si sappia quando,
o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato Dio, non per altri Dei,
dicono, ma per nessun Dio; e questo
non era mai accaduto prima,
che gli uomini negassero gli Dei e adorassero gli Dei
professando innanzitutto la Ragione
e poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita,
o Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane
capovolte, cosa possiamo fare
se non restare con le mani vuote e le palme aperte
rivolte verso l’alto
in un’età che avanza all’indietro, progressivamente? |
Rispondendo
al poeta, cosa possiamo fare per salvare questa civiltà che si presenta
alla soglia del nuovo Millennio con tutte le sue insolvenze etiche, filosofiche,
economiche e religiose? Difficile operare ormai sul tessuto sociale. Come
le carovane dalla Nubia e dall’Etiopia, le flotte dal paese di Ophir e
dall’India, alimentavano in Salomone la libidine del lusso, recandogli
oro, avorio, gemme, spezie e legni pregiati, cosí le sirene del
materialismo storico hanno sedotto e ingannato le masse con prospettive
di paradisi elusivi. Al pane e lavoro che nutre il corpo fisico non è
stato affiancato il cibo che nutre l’anima e il travaglio che affina e
sublima l’uomo interiormente. Chi cerca la materia a detrimento dello spirito
perde tutto; tutto guadagna invece, anche in termini materiali, chi cerca
i beni dello Spirito. Arduo è ormai anche l’intervento dall’esterno
sulle istituzioni, con i progetti di secolarizzazione e laicizzazione,
vive come sono oggi le istanze dei popoli per un rapporto inedito con il
metafisico e con il divino, e peggiori risultano i tentativi di incanalare
tali aneliti trascendenti nei solchi di pratiche e dottrine svuotate di
ogni contenuto misterico e sublimativo.
Una
è la via di recupero e reintegrazione di questa civiltà,
e parte dall’Io individuale per indirizzarsi alla realizzazione di una
personale aderenza al dettato evangelico, contribuendo cosí alla
spiritualizzazione della futura società umana.
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