L’Archetipo Anno IV n. 12, Ottobre 1999
Redazione
 
…Perché alcuni miei amici, culturalmente molto preparati, che perseguono, dicono, “una finalità di innalzamento al di sopra delle necessità contingenti”, sempre impegnati nel perfezionamento della propria persona fisica e mentale, sono però assolutamente insensibili ai problemi, anche gravi, di chi sta loro intorno? È a questo che ci porta l’attuale cultura?

Adele Gamberale, Sestri

Questa cultura rappresenta la nascita dell’anima cosciente e quindi di una possibilità nuova per l’uomo: la libertà. La libertà è da principio un evento negativo, perché implica che l’Io entri nel mondo ahrimanico. L’anima cosciente si sviluppa nel terreno di Ahrimane. Quando nasce l’Io, esso si trova in una situazione che può dirsi pericolosa: anche se prima di quella nascita si era molto buoni, si rischia poi di divenire duri, egoisti. Per questo è importante la conoscenza, perché la forza dell’Io non divenga una forza di egoismo. Per coloro che camminano sulla giusta via, è necessario un nuovo tipo di azione su se stessi. Il senso della presenza del Logos, ossia del Cristo, sulla Terra è questo: c’è un tratto di strada, che porta da Ahrimane al Cristo, che deve essere percorso dall’uomo. Si deve compiere un atto di volontà. Per avanzare, bisogna portare avanti le due polarità: quella del sentimento e quella della volontà. Esse hanno bisogno l’una dell’altra. Il nostro Io, che all’esterno è volto verso il proprio egoismo, all’interno è rivolto verso il divino. La via micheliana ci indica come seguire entrambe le vie, quella mistica e quella della volontà, che è anche la via del pensiero, evitando però di coltivare pratiche coinvolgenti la nostra parte corporea: anche se il corpo è percorso da altissime forze dello spirito, non siamo noi a poterle comandare e indirizzare. Solo il nostro Io superiore può farlo. Nostro compito è mettere in moto la volontà attraverso i giusti esercizi per lo sviluppo interiore, cosí da ottenere un’apertura profonda e vasta al mondo spirituale, un sentimento del sacro che ci guiderà alla comunione con il divino. E nascerà la vera libertà, che è interiore, e che conduce all’amore del prossimo, secondo i dettami evangelici.

Sono un ragazzo di 19 anni. Avendo in me molta forza di volontà, sento di essere pronto a seguire una via spirituale come quella indicata dalla vostra rivista, che seguo su Internet. Spesso però proprio questa mia sensazione di pienezza vitale mi porta a non essere compassionevole con chi è poco dotato dalla natura, o è costituzionalmente pigro e apatico, oppure vecchio e invalido. Vorrei sapere come è possibile convertire questa mia energia, certamente egoistica, in forza utile per me e per gli altri.

Rico Fabbricini, Milano

Il rendersi conto di un proprio limite e volersi modificare è già un grande passo nella giusta direzione. La strada è quella che ognuno di noi deve compiere: la conversione della forza dell’ego in forza dell’Io. Per fare questo è necessario seguire una disciplina che Rudolf Steiner ci ha chiaramente indicato nei suoi libri, in particolare in quello dal titolo L’Iniziazione. Nei nostri numeri precedenti abbiamo pubblicato gli esercizi base per un sano sviluppo interiore. Fra essi, soprattutto l’esercizio della concentrazione, o del pensiero puro, è necessario per trasformare il nostro ego. L’ego è distruttivo quando è una forza corporea. Quando invece si stacca dalla corporeità, diviene un’attiva potenza spirituale. La forza dell’ego deve diventare forza dello spirito, o dell’Io. Il nostro modo di comportarci nei riguardi del mondo esteriore sarà allora molto diverso. Tutta l’energia che sentiamo in noi deve essere portata negli esercizi. Il momento ulteriore è quello dell’apertura verso lo spirituale, dobbiamo cioè mettere la nostra interiorità in comunione con la forza spirituale che abbiamo richiamato. E tale forza spirituale è il Logos. L’incontro con il Logos renderà possibile alla parte che in noi è ricettiva, al nostro Io, di trasformare in maniera positiva tutti i rapporti con gli altri: non saremo noi a farlo, ma la forza del Cristo in noi.

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La pace e gli orrori della guerra

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