L’Archetipo Anno IV n. 11, Settembre 1999

ANTROPOSOFIA

Nel suo insegnamento, Rudolf Steiner enumera molti piú sensi dei cinque comunemente considerati dalla scienza esteriore, ordinandoli in maniera conseguente e delineandoli secondo i princípi della scienza dello Spirito. Nel numero precedente abbiamo riportato i primi tre sensi con i quali l’uomo sente qualcosa in se stesso.

I SENSI DELL'UOMO

Ora usciamo fuori dell’uomo: egli comincia a entrare in scambievole azione con il mondo esteriore. Questo primo reciproco rapporto di azione consiste nel fatto che l’uomo unisce con sé una sostanza del mondo e in tal modo la percepisce. Si può percepire una sostanza soltanto se essa si unisce realmente con il corpo. I corpi solidi e liquidi non possono far questo, lo possono fare soltanto i corpi di forma gassosa. In tal caso penetrano nella sostanzialità. A meno che un corpo qualsiasi emani sostanze di forma gassosa e queste sostanze penetrino negli organi della mucosa nasale, non si può avere nessuna percezione olfattiva. Cosí il quarto senso è il senso olfattivo. È il primo senso per mezzo di cui l’uomo entra in un reciproco rapporto col mondo esteriore.
Il quinto senso sorge quando l’uomo non percepisce piú la sola sostanzialità, ma penetra di un passo innanzi nella sostanzialità stessa: egli entra in un rapporto piú profondo con questa sostanza. La sostanza deve in tal caso fare qualche cosa; occorre che la sostanza eserciti allora in lui una azione qualsiasi. Questo si verifica quando un corpo acqueo o in soluzione si posa sulla lingua e si unisce a ciò che la lingua stessa secerne. Il rapporto di reciproco ricambio fra l’uomo e la natura è diventato piú intimo: le cose dicono all’uomo non soltanto ciò che esse sono, come sostanze, ma ciò che esse possono effettuare. Questo è il quinto senso, il senso del gusto.
Ora arriviamo al sesto senso. L’intimità della reciproca azione diventa ancora piú grande: l’uomo penetra ancora piú profondamente nella sostanza, le cose gli comunicano maggiormente la loro interiorità. Questo non può però succedere che per virtú di speciali preparazioni. Il senso olfattivo è il piú primitivo di questo secondo genere di sensi. Con il senso olfattivo il corpo umano non fa nessuno sforzo per penetrare nella sostanza, l’accoglie quale essa è. Il senso del gusto è piú complicato di quello dell’olfatto. L’uomo e la sostanza già sono piú intimamente collegati, perciò la sostanza dà anche di piú. Al successivo gradino vi è la possibilità di penetrare ancora piú profondamente nel mondo. Questo succede quando una sostanzialità esteriore lascia o non lascia trasparire la luce, quando è trasparente o non trasparente o, a seconda del modo come lascia trasparire la luce, cioè, come è colorata. Una cosa che irradia luce verde, è internamente tale che può appunto riflettere la luce verde. La superficie piú esteriore delle cose ci si manifesta nel senso olfattivo, alcunché della sua natura interiore, nel senso del gusto, alcunché della profondità delle cose, nel senso della vista. Perciò la complicata disposizione dell’occhio, che ci conduce molto piú profondamente nella essenza delle cose, che non il naso e la lingua. Questo è il sesto senso, il senso della vista.

Rudolf Steiner

R. Steiner, I tre mondi dello Spirito (Antroposofia –Psicosofia – Pneumosofia), LibrItalia, Cerbara 1997

 
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