Ora usciamo fuori dell’uomo: egli comincia a entrare
in scambievole azione con il mondo esteriore. Questo primo reciproco rapporto
di azione consiste nel fatto che l’uomo unisce con sé una sostanza
del mondo e in tal modo la percepisce. Si può percepire una sostanza
soltanto se essa si unisce realmente con il corpo. I corpi solidi e liquidi
non possono far questo, lo possono fare soltanto i corpi di forma gassosa.
In tal caso penetrano nella sostanzialità. A meno che un corpo qualsiasi
emani sostanze di forma gassosa e queste sostanze penetrino negli organi
della mucosa nasale, non si può avere nessuna percezione olfattiva.
Cosí il quarto senso è il senso olfattivo.
È il primo senso per mezzo di cui l’uomo entra in un reciproco rapporto
col mondo esteriore.
Il quinto senso sorge quando l’uomo non percepisce
piú la sola sostanzialità, ma penetra di un passo innanzi
nella sostanzialità stessa: egli entra in un rapporto piú
profondo con questa sostanza. La sostanza deve in tal caso fare qualche
cosa; occorre che la sostanza eserciti allora in lui una azione qualsiasi.
Questo si verifica quando un corpo acqueo o in soluzione si posa sulla
lingua e si unisce a ciò che la lingua stessa secerne. Il rapporto
di reciproco ricambio fra l’uomo e la natura è diventato piú
intimo: le cose dicono all’uomo non soltanto ciò che esse sono,
come sostanze, ma ciò che esse possono effettuare. Questo è
il quinto senso, il senso del gusto.
Ora arriviamo al sesto senso. L’intimità
della reciproca azione diventa ancora piú grande: l’uomo penetra
ancora piú profondamente nella sostanza, le cose gli comunicano
maggiormente la loro interiorità. Questo non può però
succedere che per virtú di speciali preparazioni. Il senso olfattivo
è il piú primitivo di questo secondo genere di sensi. Con
il senso olfattivo il corpo umano non fa nessuno sforzo per penetrare nella
sostanza, l’accoglie quale essa è. Il senso del gusto è piú
complicato di quello dell’olfatto. L’uomo e la sostanza già sono
piú intimamente collegati, perciò la sostanza dà anche
di piú. Al successivo gradino vi è la possibilità
di penetrare ancora piú profondamente nel mondo. Questo succede
quando una sostanzialità esteriore lascia o non lascia trasparire
la luce, quando è trasparente o non trasparente o, a seconda del
modo come lascia trasparire la luce, cioè, come è colorata.
Una cosa che irradia luce verde, è internamente tale che può
appunto riflettere la luce verde. La superficie piú esteriore delle
cose ci si manifesta nel senso olfattivo, alcunché della sua natura
interiore, nel senso del gusto, alcunché della profondità
delle cose, nel senso della vista. Perciò la complicata disposizione
dell’occhio, che ci conduce molto piú profondamente nella essenza
delle cose, che non il naso e la lingua. Questo è il sesto senso,
il senso della vista.
R. Steiner, I tre mondi dello Spirito
(Antroposofia –Psicosofia – Pneumosofia), LibrItalia, Cerbara 1997
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