L’Archetipo Anno IV n. 11, Settembre 1999

ESOTERISMO

 

Il sistema del Kalacakra

Il sistema del Kalacakra fiorí in India al tempo del re Mahipala (978-1030/40 d.C.). Secondo la tradizione, fu una richiesta di re Sucandra di Sanbhala quella a cui rispose il Buddha in una località famosa presso Amaravati, che si trova alla foce della Krsna, ove sorge il famoso stupa.
Sanbhala non è un luogo geo-fisico ben identificabile dallo storico minuzioso, ma, di contro, un vero e proprio luogo spirituale, una sorta di Castello del Graal, il quale può essere percepito solo da una qualificata minoranza di asceti che sappia scendere in piena coscienza in quello stadio che la Mandukya-Upanishad definisce di catalessi.
Questo sistema filosofico identifica nel tempo in cui si svolge la vita umana l’essenza piú profonda della realtà. La pratica spirituale che esso prevede consiste nella sperimentazione dei princípi universali della Ruota del Tempo entro l’uomo, sviluppandosi in tal modo la “Vera Ruota del Tempo”, che armonizza i due aspetti della realtà mondiale, quello esterno e quello interno.
Nel Kalacakra si incontra il tema gnostico-manicheo del dualismo Luce/tenebre; secondo questo sistema, infatti, la Luce domina la tenebra, ma l’uomo comune non riesce a vincere la forza delle tenebre – peraltro illusoria – perché non domina il tessuto spirituale che è alla base del nostro pensare.
L’universo è infatti sintetizzato nella forma-uomo, la scala planetaria esprime le diverse ottave di forze spirituali il cui influsso risale addirittura allo Zodiaco.
Il cuore dell’uomo, secondo questa fisiologia occulta, è visto come il vuoto del vuoto (ati-sunya) in cui si condensa la luce originaria, per poi inverarsi nella dualità soggetto/oggetto e nella “duplicità” di certe forme umane (due occhi, due polmoni, due testicoli ecc.).
Punto massimo di autorealizzazione si ha quando l’asceta sperimenta il samaya-mudra, cioè l’esperienza attiva e cosciente della forza cosmica dello Spirito Universale che si cela nell’incontro (sam-aya) con una qualsiasi situazione. Tale autorealizzazione presuppone la continua percezione di quel vuoto, che è tipico della condizione di catalessi e che la Maya – l’Illusione cosmica che signoreggia il nostro ego – ci fa apparire nella condizione di “fisicizzazione” dell’universo, il transvuoto (ati-sunya) presente in tutti i fenomeni.
«Il Kalacakra-tantra appare anche come una specie di Vangelo degli Ultimi Giorni, sintesi di tutti i sistemi che l’hanno preceduto, i quali vengono da esso elencati, classificati secondo i tre guna hindu: sattva “albedine”, rajas “rubedine”, tamas “nigredine”»*.

Alexander

* P. Filippani Ronconi, Il Buddismo, Newton Compton, Roma 1994


Mandala del Kalacakra

La pittura dei mandala è utilizzata per le tecniche di visualizzazione durante la meditazione. Il mandala (“cerchio”), viene generalmente dipinto partendo dalla zona esterna quadrata e convergendo verso il centro attraverso molteplici rappresentazioni.
Il Kalacakra, la “Ruota del Tempo” appare qui come dinamica personificazione, rappresentata in yab-yum, l’unione mistica che dalla dualità porta al risveglio: yab, il principio maschile, simbolo dell’energia e della felicità, e yum, il principio femminile, simbolo della sapienza e della compassione. Guidati da Vajrasattva, in alto a sinistra – uno dei cinque Buddha mistici della Via di Diamante – sono raffigurati 21 grandi Guru, mentre la divinità centrale è circondata dalle sue cinquantasei manifestazioni, sette per ognuno degli otto raggi emananti dal centro.
La via spirituale del Kalacakra viene anche chiamata il Sentiero dell’Adi-Buddha (Adi-yana). È l’essenza della Via di Diamante, che dagli innumerevoli, multiformi fenomeni terrestri conduce verso la sorgente spirituale del mondo, oltre ogni quantità e forma, oltre ogni parola e immagine.
 
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