L’archetipo Anno IV n. 11, Settembre 1999
Poesia

 

Il verbasco nei fossi, mentre celebra
le sue feste scarlatte, lungo i fiumi
il pioppo folto e il salice reclino,
al soffio repentino abbrividiscono,
e il suo nome ripetono, scuotendo
petali e foglie: murmure che ossequia
l’occulto sibilante flusso aereo.
Segnale irresistibile cui tutta
la natura s’intona, tutto l’ordine
delle cose create si conforma.
Forte cosí, volubile può rendere
anche di te l’essenza, le profonde
radici che ti legano alla terra
in un attimo sciogliere. Ugualmente
l’anima stretta nella dubitosa
pania dolente che gli umori tessono,
incontro al sole, palpitante d’ali,
liberata può spingere. Quest’alito
erra per boschi e rive già da quando
tu eri sabbia inerte, nascondevi
la tua vera sostanza, inesprimibile.
Poi, nel deserto sillabò la vita
l’ineffabile Voce: rispondesti
con iridi sonore, luminose
parole ricomposte in armonia.
E un’eco spande il cuore se riascolti
l’etere vorticoso risvegliare
onda su onda la sua forza, l’impeto
melodioso che accorda stella a stella,
muove pianeti, suscita maree,
nel tempo designato fa incontrare
al polline vagante il giusto fiore,
alla sorda materia il canto nuovo.

Fulvio Di Lieto

 

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