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Ho conosciuto molteplici discipline volte all’ottenimento dell’Iniziazione,
ma tutte mi hanno profondamente deluso e ho anche a lungo faticato per
liberarmene. Credo di aver trovato oggi, con la Scienza dello Spirito,
quello che da anni stavo cercando. Ho letto molti libri e ho anche iniziato
gli esercizi dati da Rudolf Steiner, ma ancora non vedo risultati apprezzabili
in campo spirituale: mi rendo conto che, rispetto ad altre, questa disciplina
necessita di maggiore impegno, ma vorrei sapere come lavorare per giungere
in un tempo ragionevole a liberarmi delle tenebre dalle quali mi sento
oppresso e raggiungere ciò che sempre vedo sfuggirmi: la vera Illuminazione.
Non dobbiamo avere fretta nel lavoro spirituale: sono necessarie pazienza,
tenacia, dedizione assoluta. Occorre, primo fra tutti, ripetere quotidianamente
l’esercizio della concentrazione, per il conseguimento del pensiero libero
dai sensi. Come diceva il Maestro d’Occidente, l’Illuminazione abrupta,
che nello Zen viene chiamato satori, è per noi un evento
preparato volitivamente, sino al suo verificarsi, certo come un dono del
mondo spirituale, e tuttavia predeterminato mediante l’assoluta donazione
del pensiero. L’assoluta dedizione del pensiero, l’assoluta negazione di
sé nell’oggetto, è la vita profonda del pensiero destata
e coltivata coscientemente, sino al risonare del Logos. Cosí, il
pensiero che conosce l’esaurimento della propria dialettica è veicolo
della Luce. Il pensiero liberato ritrova il proprio divenire come un processo
cosmico che esso ripercorre a ritroso. Ma questo percorso a ritroso è
un ascendere ad altezze che rispondono a profondità buie dell’anima
razionale e dell’anima senziente, onde l’Io, ritrovando se stesso, guarisce
la radice della natura egoica.
Mi trovo sempre in grande difficoltà quando cerco di far comprendere
il (mio) “punto di vista spirituale” ad individui atei o comunque su posizioni
scettiche. Il rispetto nei confronti di tali opinioni si scontra con il
mio desiderio di “elevare” verso altri mondi il pensiero di queste persone.
Fatico parecchio, tuttavia, a trovare argomenti che si possano opporre
a quegli uomini che, in assoluta buona fede, non riescono a concepire l’esistenza
di ciò che ricade al di fuori dell’esperienza sensibile, o non è
comprovato da procedimenti scientifici e razionali. Il problema, in effetti,
è ben piú vasto e riguarda la condizione attuale dell’umanità
intera. Ma il castello di carte materialistico-ateo-scientifico avrà
pure un punto debole da cui partire per farvi entrare un po’ di luce! Se
sapete dirmi quale sia…
Non è con la dialettica che possiamo opporci a un’altra dialettica,
ma se attraverso una rigorosa disciplina interiore operiamo alla trasformazione
del nostro Io, arriveremo, per prima cosa con l’esempio, e poi con la giusta
parola detta al momento opportuno, a irradiare quella luce di cui necessita
anche l’anima del piú convinto materialista.
Nei
rapporti di lavoro, con colleghi d’ufficio e superiori, ho cercato e cerco
continuamente di far passare energie positive che conquisto attraverso
la pratica costante del lavoro spirituale. L’esercizio della positività
mi aiuta a reagire con serenità a tanti soprusi di cui sono vittima,
restando io sempre all’ultimo posto benché mi adoperi piú
degli altri e sempre senza farlo rimarcare. Mi risulta però difficile
comprendere la ragione di una malcelata aggressività nei miei confronti.
Eppure continuo a prodigarmi per gli altri, tendendo sempre a riarmonizzare
l’atmosfera che gli altri inquinano quotidianamente. Per mezzo degli esercizi
cerco di dominare l’ego, che vorrebbe ritorcere le palesi ingiustizie con
un’altrettanto palese reazione negativa, riportandomi sempre al centro
dell’Io…
La possibilità di essere al centro dell’Io è l’inconcepibile
per gli altri. Perciò gli altri vanno amati. L’essere al centro
diviene per essi il vuoto abissale, di cui sentono l’irragionevole paura:
l’irragionevole paura li fa forti e aggressivi contro l’uomo libero che
non può combatterli, non può odiarli. Essi sentono presso
l’essere libero la vertigine di un vuoto che sta per inghiottirli: la vicinanza
è per essi il terrore: pongono súbito la distanza, che riguarda
la loro condizione interiore. Occorre una grande forza per sostenere la
loro evoluzione dal terrore. Eppure da questo sorge la pura redenzione,
onde un giorno la paura sparirà dalla Terra.
E sappiamo che gli ultimi saranno i primi…
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