All’angolo
delle mille
Primavere fiorite
Come una lancia dalla punta d’oro
Vivi col vento
La frenesia delle strade
Ferite aperte
Nel tempo ragno
Dalle frodi di miele.
Se rompe
L’eco dello sguardo acceso
Scale vibranti
Porpora e rossori
Come un ricordo stretto
Dalla malattia delle tempie
L’involucro gemmato sembra stento
All’anima cosciente degli spazi
Ma il ferro
Forza della terra nuda
Respiro dalla bocca del passato
Fiorisce e s’abbandona
Nella fiamma.
Lascia che l’arpa
S’arroventi al fuoco
Dal gesto cavo
Balza il rosso al cielo
E scende sulla terra
Come voce.
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Nella
vita di ognuno
risuona un’eco
che tiene sospeso sul tempo
il suono scuro di giorni lontani,
perduti nella memoria.
È come un andare cercando
nel buio degli evi
antiche orme di vivere diverso
antichi segni di un nostro
passaggio terreno.
L’esistere conclude
in un cerchio breve
dal nascere in avanti
la nostra vita di ora
respinta dagli oggetti
e dai morti pensieri
al limite arido da cui
tende la mano al vero.
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