…Vorrei
dare testimonianza di quanto potere di reale redenzione ha la frequentazione
di letture collegate alla Scienza dello Spirito, tra le altre anche quella
della vostra rivista, che provvedo regolarmente a inviare a un mio corrispondente
epistolare attualmente rinchiuso in un luogo di pena. A tal fine riporto
qui di seguito lo stralcio di una lettera ricevuta di recente: «In
questo lager di prigionia ho trovato la luce e la pace, dove altri hanno
trovato rovina e morte. Questi compagni di sventura sono carichi di grossi
fardelli e compiti difficili. Per me è delizia e ristoro. Qui ho
conosciuto me stesso. Solo chi ha il marchio del vero uomo può liberarsi
da tutti i lacci che la vita ci impone. Ti ritengo una pura sorella e ti
parlo con il cuore. La verità va dosata, altrimenti si diventa pazzi.
Per arrivare alla felicità e alla conoscenza bisogna conoscere il
putridume delle persone. Io l’ho conosciuto. Bisogna liberarsi di tutti
i partiti, di tutte le religioni, di tutte le ideologie. Una volta liberi
da questi lacci si è felici. Sono in Paradiso. Il Paradiso è
in salita e ha una porta strettissima. Per entrare, cioè per essere
felici, non bisogna portare nessun fardello o peso […]».
È una lettera che non necessita di commenti. Fa inevitabilmente
tornare alla mente i resoconti che Massimo Scaligero faceva del periodo
di detenzione da lui immeritatamente scontato per fini politici nell’immediato
dopoguerra. È stato quello un momento di grande preparazione al
compito cui si sarebbe donato per tutto il resto della sua vita, come lui
stesso ci narra nei suoi cenni autobiografici*: «Debbo a quella
detenzione la messa a punto di una disciplina funzionale della meditazione,
che trasformò profondamente la mia vita: fu soprattutto la possibilità
di giungere mediante pure connessioni di pensiero, o forze-pensiero, alle
radici dell’insegnamento dello Steiner, secondo il metodo insito nella
struttura medesima di tale insegnamento. Allorché conseguii un minimo
di sopportazione di quello che di spiacevole imponeva la chiusura in quella
cella (pareti con incrostazioni decennali di catarri umani, migliaia di
cimici, “bujolo” ecc.) la mia salvezza fisica si dovette al fatto che la
singolarità della mia personalità, quale appariva al punto
di vista inquirente, consigliò il mio isolamento: perciò
ebbi tutta la cella 322 del terzo braccio a mia disposizione. Potei cominciare
ad attingere alle forze della solitudine e del silenzio, per ritrovarmi,
come raramente mi era stato possibile prima, con il mio vero essere.
Ravvisando in quella prigionia formalmente un sopruso politico, ma in realtà
un’occasione spirituale, decisi di non perdere tempo. Raccolsi tutte le
mie esperienze esoteriche trascorse, che è dire il senso finale,
in quanto sintesi, della meditazione secondo la Scienza dello Spirito,
e passai all’azione. Decisi di non concedermi la minima distrazione, o
fantasticheria, nelle lunghe ore solitarie che seguirono: solo cosí
sentivo di poter positivamente rispondere all’occasione in quel modo offertami
dal “destino”».
__________________________________________________
*M. Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, Perseo,
Roma 1972, pp. 102-103
…
Ho seguito per anni varie vie per perseguire una mia formazione interiore
che, in maniera lenta e graduale, è ora giunta fino alla padronanza
di un certo lavoro che compio in modo preciso e organico. So però
che esiste un altro indirizzo, di tipo “magico”, del quale si parla in
molte tradizioni, che contribuisce all’elaborazione del proprio corpo immortale,
o “corpo di diamante”. Vorrei sapere se attraverso l’antroposofia da Voi
indicata, è possibile cominciare ad ottenere tale trasformazione…
Secondo l’insegnamento del Maestro d’Occidente, il corpo immortale cui
perverremo in un’era futura della storia dell’uomo deve essere considerato
come un diamante immateriale e tuttavia fisico, veicolo delle Potenze originarie
dell’Universo operanti attorno all’Io, per l’Io, in ordine all’Io, per
amore dell’Io. L’azione magica è la libertà dell’Io recata
nel Macrocosmo come risonare del suo primordiale potere. I vari momenti
dell’esperienza reintegratrice si svolgono entro il rapporto secondo cui
vengono vissute le funzioni della coscienza: l’Io fa dell’essere minerale
la materia della sua creazione secondo l’amore primo: questo perciò
esige muovere originariamente come Volontà pura. La trasformazione
del nostro fisico in “corpo di diamante” è possibile solo attraverso
il potere dell’Amore che crea, il quale è donazione profonda di
sé, dedizione senza restrizioni, sacrificio senza contraddizioni,
accettazione delle prove-maya quotidiane. La nostra vita deve
divenire dedizione all’opera del Logos sulla Terra: è la via della
lealtà, dell’amore e del coraggio, che ci rende partecipi di una
comunità dello Spirito operante secondo l’insegnamento dato dalla
massima guida dell’uomo per i nuovi tempi, Rudolf Steiner. È una
via che deve ricongiungersi con ciò che esotericamente questa guida
iniziò or sono novant’anni, perché si ricostituisse il nucleo
eletto del Graal: qualcosa fu avviato, ma subito compromesso da un’insufficienza
di slancio e di sacrificio, soprattutto da una mancanza del senso dell’occulto,
nei pochi discepoli che per tale compito furono attorno al Maestro. Cosí,
qualche decennio dopo fu preparato un discepolo che ebbe modo di passare
sin da ragazzo attraverso tutte le scuole occulte d’Oriente e d’Occidente,
sino a giungere a contatto con l’insegnamento lasciato dal Maestro. Questo
discepolo fu Massimo Scaligero. Egli si presentò nella veste meno
conformista e meno regolare rispetto ai canoni stabiliti dai catechisti
dell’Antroposofia, ma l’opera da lui iniziata ha tracciato una via, percorrendo
la quale è possibile ottenere quella vera e profonda trasformazione
di sé, che si attua secondo un puro congiungimento con l’insegnamento
originario e secondo l’esoterismo dei nuovi tempi.
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