Con i suoi 1.142 metri, è la cima piú alta nella catena
dello Harz, in Sassonia. Definito Bructerus Mons dai Romani, rappresentò
per i Germani uno dei piú importanti luoghi di culto iniziatico.
I riti che vi si celebravano non vennero abbandonati neppure con l’avvento
del Cristianesimo. Il luogo in sé ha piú di una peculiarità
geomorfologica che ne giustifica l’elezione a “porta sul metafisico”. Nel
Faust Goethe vi ha ambientato la Notte di Valpurga.
Fuoco Fatuo |
Guarda abeti dietro abeti
via fuggir, come in cammino
ed i picchi far l’inchino
e stronfiar, russare cupi,
lunghi, i nasi delle rupi. |
Faust |
Via per l’erbe e per dirupi,
corron rivi e rivoletti.
Son sussurri? Sono canti?
O d’amor gemiti schietti?
Son speranze e sono affetti
di quei tempi, ahimè, beati.
Ecco, l’eco, come saga
d’altri tempi ormai passati
risonando li propaga. * |
Faust e Mefistofele salgono al Brocken e il paesaggio descritto nel
poema non è immaginario. Goethe si riferisce alle strane rocce di
Schierke, uno dei tanti villaggi dello Harz, dalle quali, a causa di vapori
solforosi sotterranei, escono suoni che ricordano il russare di un dormiente.
Quanto ai torrenti e torrentelli che “corrono via per l’erbe e per dirupi”
si tratta di una caratteristica geologica tipica del Brocken. Il muschio
di torba crea dei serbatoi naturali, aspirando acqua dalla montagna e trattenendola.
Dal ricolmo che tracima, nascono infiniti rivoli che alimentano i ruscelli
menzionati dal Poeta. Ma non solo il carbone si nasconde nelle viscere
del monte: vene d’oro, d’argento e di altri metalli, tra cui il prezioso
arsenico, percorrono i sedimenti rocciosi plurimillenari che innalzano
il massiccio fino alla sommità, dove un pianoro si apre al cielo
diradando il folto delle foreste.
Mefistofele |
Tienti ben saldo al lembo
del mio mantello, amico!
A una cresta intermedia eccoci giunti,
donde potrai veder con meraviglia
ardere in cima al monte il prodigioso
palagio di Mammona.* |
E piú oltre, i versi del poema descrivono quello che da sempre
costituisce il mistero del cosiddetto “spettro del Brocken”, un fenomeno
atmosferico che la scienza positivistica attribuisce alla diffrazione della
luce solare attraverso il pulviscolo acquoso dell’aria: ombre gigantesche
si proiettano contro il cielo sovrastante la cima, iridanti elettrici bagliori,
lampeggiano squarciando le nubi. Contrariamente alla spiegazione scientifica
arida e cerebrale, la fantasia popolare vedeva in quel tumultuare di luci,
ora abbacinanti ora plumbee, il preludio ai sabbah che le streghe
e i loro accoliti tenevano sulla montagna, e ad uno in particolare, quello
della notte del 30 aprile, precedente la festa del 1° maggio in onore
di Santa Valpurga. Il sabbah, con le sue sfrenatezze, volutamente
coincideva con la ricorrenza che celebrava una delle sante piú venerate
in Germania.
Faust |
Come strano riluce, pei dirupi,
un fumido bagliore di rutilante aurora
e guizza lampeggiando
sino alle gole in fondo
dei piú remoti abissi!
Qui, sale sciolto in nebbie,
là si stempra in caligini cimmerie;
qui, balza ardendo in vampe
da torbidi velari di foschia;
avanza lento là,
siccome un tenue rivo
ora zampilla come una sorgente…
E guarda: adesso un mareggiar di fuoco,
dalle radici al vertice,
incendia la montagna tutta quanta.*
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Questa è l’interpretazione popolare e folclorica del Brocken
e del suo scenario, talvolta idillico come nella fiabesca vallata di Bodethal,
ricca di fiori, salutari sorgenti termali, linde casette rurali, manieri
variopinti e mulini, talaltra sinistro quando si delinea nel paesaggio
riarso e tetro del Teufelmauer, coi suoi orridi e crepacci strapiombanti
in abissi insondabili, da cui evaporano gli umori ctoni in fuochi fatui
e sulfurei veleni.
Ma cosa rappresenta il Brocken nella valenza allegorica e misterica
adombrata nel poema goethiano, e quale interpretazione esoterica si può
attribuire alla salita di Mefistofele e Faust verso la cima, dove essi
si uniranno al sabbah stregonesco? Che tipo di esperienza dovrà
vivere il tormentato dottore di scienza e di magia, insoddisfatto delle
proprie arti e conoscenze, deluso dalla vita e incapace di credere? Rudolf
Steiner cosí ce ne parla:
«Che cos’è dunque la scena di Valpurga? È qualcosa
che dimostra come per Goethe non si tratta di mostrarci Faust, due giorni
dopo il precipitare della sventura su Margherita, come tranquillo gitante
sul Brocken, ma si tratta di un’esperienza spirituale che egli attraversa
nella Notte di Valpurga, un’esperienza che egli non poteva evitare e che
si manifesta appunto in conseguenza degli avvenimenti occorsigli.
L’anima di Faust è stata strappata dal suo corpo e incontra
Mefistofele nel mondo spirituale. In seno al mondo spirituale si svolge
la salita al Brocken, Faust e Mefistofele si incontrano cioè con
altre anime che anch’esse sono fuori del loro corpo fisico durante tale
cammino, perché naturalmente il corpo giace nel letto. Nei tempi
in cui tali cose venivano maggiormente coltivate, quelli che volevano salire
sul Brocken (nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio) si ungevano
con un dato unguento che determinava una separazione del corpo astrale
e dell’Io dal corpo fisico, maggiore di quella consueta nel sonno comune.
Cosí era resa spiritualmente possibile la salita sul Brocken. Si
tratta di un’esperienza che può realmente essere fatta. Ma nessuno
creda che sia facile venire a conoscenza della composizione dell’unguento
magico. Non lo è.
Orbene, miei cari amici, Faust, e cioè l’anima di Faust, e Mefistofele
incontrano realmente le streghe uscite fuori dal loro corpo e che convengono
insieme nella notte dal 30 aprile al 1° maggio. Si tratta di un processo
spirituale reale, ed è quello che Goethe descrive, in modo realmente
adeguato all’oggetto. Goethe non si limita a presentare la possibilità
di una visione soggettiva del mondo spirituale, ma egli ben sa che, quando
si esce dal corpo, si incontrano altre anime che ne sono parimenti uscite.
Mefistofele vi accenna in fondo con molta esattezza dicendo: “Noi, dei
sogni e degli incanti / nella sfera siamo entrati”.* Sono realmente
entrati in un’altra sfera, sono entrati nel mondo animico, e qui incontrano
altre anime. In quel mondo noi li vediamo naturalmente quali debbono essere
conformemente a quel che sono nella vita fisica».**
Dalle notizie storiche e letterarie sappiamo che la scena di Valpurga
non era stata contemplata nel primo Faust, e neppure nei successivi
Frammenti. Essa fu ispirata al poeta dalla “svolta italiana”, dalla
necessità cioè di volgere tutta l’opera, attraverso un percorso
iniziatico, a un esito di redenzione e realizzazione in senso cristico
del protagonista. Come riesca poi questi a sottrarsi alle seduzioni magico-demoniache
approntate dal suo Tutore sul Brocken nel corso della Notte di Valpurga,
viene risolto da Goethe con l’apparizione improvvisa del fantasma di Margherita,
dolente, supplice, segnata al collo dal filo rosso del taglio della mannaia
che sta per ucciderla. Basta quella visione della fanciulla, il cui amore
egli ha tradito, a riportare Faust alla dimensione reale. Ma non è
il rimorso a distoglierlo dalle malizie di Lilith, salvandolo cosí
dalla trappola tesagli da Mefistofele. Il suo cuore è toccato dalla
pietà, seme originale di riscatto morale e sentimentale, valore
fondante di tutta l’umana civiltà, allorché gli individui
che la animano sono consapevoli di camminare nella Luce di Dio.
* W. Goethe Faust, traduzione di Vincenzo Errante
** R. Steiner Il Faust di Goethe dal punto di vista della Scienza dello
Spirito,
conferenza tenuta a Strasburgo il 23.1.1910, traduzione di Lina Schwarz
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